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 2023  agosto 31 Giovedì calendario

Le tele sparite di Margherita Agnelli

Milano Picasso, Bacon, Monet, De Chirico, Balthus, Balla: una perquisizione a colpo sicuro per ritrovare una parte del tesoro d’arte degli Agnelli. Questo avrebbe dovuto essere l’azione concertata dalla Procura di Milano e dai magistrati svizzeri nel «box n. 253 delle cabine extraterritoriali presso i Magazzini Generali con Punto Franco Sa di Chiasso» preso in affitto da una società elvetica di consulenza e compravendita nel campo dell’arte, visto che in quel posto Margherita Agnelli con i suoi 007 privati assicurava sarebbero stati trovati i quadri di straordinario valore che lamenta le siano stati sottratti nella suddivisione dell’eredità prima di suo padre Gianni Agnelli e poi nel 2019 della madre Marella Caracciolo. Ma quando gli inquirenti milanesi ed elvetici sono piombati nella cabina doganale, vi hanno trovato un bel nulla. Non solo non c’erano i quadri, ma da tutte le indagini collegate (esame delle telecamere, studio dei registri informatici, badge di accesso) non è emersa nemmeno una briciola di traccia dei dipinti, e nemmeno di un qualche ruolo del titolare della società affittuaria della cabina e dei suoi trasportatori. Al punto che ora la Procura di Milano chiede l’archiviazione dell’ipotesi di reato di furto per la quale il gallerista e un suo dipendente erano stati inquisiti sulla scorta della denuncia di Margherita Agnelli nel maggio 2022. A suo dire, infatti, opere come «Glacons, effet blanc» di Claude Monet, «Study for a Pope III e IV» di Francis Bacon, «Torse de femme» e «Series of Minitaur 4 engravings signed» di Pablo Picasso, «Mistery and Melancholy of a Street» di Giorgio De Chirico, «Nudo di profilo» di Balthus, «The Stairway of Farewells» di Giacomo Balla, «Pho Xai» di Jean Leon Gerome erano sparite da una casa dell’Avvocato a Roma e da Villa Frescot a Torino: e a riprova indica fotografie delle case con alcuni di quei quadri alle pareti, dichiarazioni di domestici, un post-it (su un paio di quei quadri) appiccicato a un inventario. Del resto questo argomento dei quadri scomparsi era stato già abbozzato all’interno della principale causa civile che da tempo si sta combattendo in seno alla famiglia Agnelli davanti al Tribunale civile di Torino.
Ma l’apparente asso nella manica che Margherita Agnelli cala alla Procura di Milano è l’investigatore privato Andrea Galli della società Swiss East Affairs Gmbh, che ai pm dice di dover tutelare le proprie fonti, ma afferma di avere acquisito «puntali e dettagliate informazioni» sul fatto che le opere «sarebbero custodite» in quel box del Punto Franco di Chiasso preso in affitto dalla società di consulenza M.Ars Sa di Giovanni Gabriele Martino (figlio di due famosi collezionisti che nel 1990 avevano collaborato con Giovanni Agnelli a una mostra su Francis Bacon a Lugano), e nel quale avrebbe operato per la logistica e contabilità Gennaro Martusciello, insieme allo spedizioniere Mobel Transport Ag.
La Procura di Milano chiede allora una rogatoria alla Svizzera, che il 7 luglio 2022 esegue le perquisizioni e gli interrogatori indicati dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Cristian Barilli: ma «all’esito di tutte le verifiche non veniva riscontrata alcuna anomalia, né elementi di interesse investigativo». La documentazione doganale sugli ultimi 10 anni attesta la cabina videosorvegliata e gli ingressi solo con badges nominali a orari prestabiliti o con chiavi a lucchetto in mano ai doganieri, senza la cui autorizzazione non può entrare o uscire merce: pochi giorni prima della perquisizione, tra l’1 e il 4 luglio 2022, c’era stato sì un trasloco di opere dalla cabina 253 alla cabina 15, ma sempre di fronte ai doganieri che avevano aperto, verificato e comparato le opere trasferite. Dunque, conclude ora la Procura milanese, «non è ragionevolmente possibile attribuire agli indagati alcuna condotta di acquisto, ricezione o occultamento delle opere d’arte di Margherita Agnelli». La quale però non demorde, e con l’avvocato Dario Trevisan già ha depositato all’Ufficio Gip del Tribunale di Milano opposizione all’archiviazione.