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 2023  agosto 31 Giovedì calendario

Violenza a Palermo, un altro avvocato rinuncia alla difesa

Gli indizi della sua colpevolezza sono gravi e le esigenze cautelari ci sono tutte. Al termine di una camera di consiglio di poche ore è arrivato il verdetto. Christian Maronia, uno dei sette ragazzi accusati dello stupro di Francesca (il nome è di fantasia), la 19enne fatta ubriacare e violentata, a luglio, dietro alle lamiere di un cantiere abbandonato sul lungomare di Palermo, non potrà lasciare il carcere.
Un esito abbastanza scontato con una sorpresa in apertura di udienza: il legale del giovane, Alessandro Musso, ha comunicato la rinuncia al mandato. «È venuto meno il rapporto di fiducia col cliente», ha fatto sapere. La stessa cosa aveva fatto, a pochi giorni dall’arresto del ragazzo, il primo penalista scelto dalla famiglia, che aveva mollato il cliente dopo la nomina. La difesa di Maronia, che ha una delle posizioni più delicate nella vicenda, è stata affidata ora a un terzo professionista che, solo dopo aver studiato il fascicolo, deciderà se accettare. Resta il balletto dei legali che va letto anche alla luce del clima pesante che si è creato attorno alla storia. L’eco mediatica e social e la dura reazione dei detenuti del primo carcere in cui sei dei sette indagati sono finiti, che ha spinto la direzione a trasferire per motivi di sicurezza gli accusati, potrebbe avere indotto i due penalisti a dare forfait.
Intanto, dalla Sicilia arrivano altre due storie drammatiche: una 17enne ha denunciato di essere stata stuprata a Valguarnera, un piccolo paese dell’Ennese, mentre a Catania una adolescente avrebbe subito abusi da parte di un familiare per dieci anni. L’uomo, ieri, è stato arrestato.
In carcere si trovano anche tutti gli accusati dello stupro di Palermo. Segno che la linea difensiva del gruppo, che alle lacrime di pentimento alterna il classico «la ragazza era consenziente», non convince. Il tribunale, infatti, aveva confermato il carcere per Angelo Flores, il «leader» della banda accusato dalla vittima di averla adescata e di aver filmato la violenza con il cellulare, Gabriele Di Trapani, che ha fatto ubriacare la ragazza, e Christian Barone, l’unico dei sette ad aver scelto la strada del silenzio davanti ai magistrati.
I dietrofront dei legali
Pesano l’eco mediatica ma anche la dura reazione dei detenuti contro gli indagati
Una chance, invece, era stata data al più piccolo degli accusati che, la notte degli abusi era ancora minore. Vedendo nelle sue parole una segnale di ravvedimento il gip l’aveva scarcerato e affidato a una comunità. Ma l’indagato, che in chat con amici, dopo lo stupro, aveva confessato di aver sentito la vittima implorarlo di fermarsi, lasciata la cella, ha preso a postare video sui social vantandosi delle sue «imprese». «Le cose belle si fanno con gli amici», aveva scritto. Altro che pentimento, ha commentato il giudice davanti a cui la Procura dei minori aveva impugnato la scarcerazione.
E a tornare liberi, nelle prossime settimane, ci proveranno anche gli ultimi due indagati: Elio Arnao e Samuele La Grassa, i due 20enni che, intercettati, raccontavano le loro «prodezze» ridendo della vittima che, in stato confusionale, non riusciva neppure a reggersi in piedi durante gli abusi. Il tribunale dovrà decidere sulle loro richieste di scarcerazione. Un verdetto su cui non potranno non pesare le parole del gip che nell’arrestarli ha sottolineato l’assoluta consapevolezza di entrambi «del diniego espresso dalla vittima».
Intanto non si arresta il dibattito, anche politico. La deputata della Lega Laura Ravetto chiede che l’educazione contro la violenza sulle donne venga inserita in modo organico nelle scuole.