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 2023  agosto 31 Giovedì calendario

Cateno De Luca si candida a Monza

A Monza dice di essere arrivato per sconfiggere «non gli zozzoni che abbandonano i rifiuti per strada» incrociati sul suo cammino quand’era sindaco di Messina, visto che le strade della Brianza gli sono sembrate pulite. Ma «ad aggiustare i disastri degli altri», e di questi dice di averne ascoltati parecchi già da subito, dopo una chiacchierata preliminare con una trentina di imprenditori locali. Dopo aver assaporato ciascuno dei milletrecento chilometri e rotti, Stretto di Messina compreso, che separano la Taormina che guida da primo cittadino al capoluogo della Brianza, Cateno De Luca si presenta agli elettori che tra un mese e mezzo torneranno a scegliere il deputato che siederà sul seggio del Senato lasciato libero da Silvio Berlusconi.
Scelto come slogan un agilissimo e professionale «competenza senza confini», applicato un leggero maquillage al nome della sua forza politica («Sud chiama Nord», per l’occasione, diventa «Sud con Nord»), il plurisindaco De Luca per città di tutte le taglie – lo è stato della piccolissima Fiumedinisi, della grandissima Messina, lo è della celeberrima Taormina – ambisce allo stesso, fortunatissimo, destino della brioche col tuppo, della cassata e dell’arancino, che come tutti i siciliani d’oriente chiama con la o finale: e cioè essere un prodotto originalissimo della Trinacria che ha successo anche in Continente.
L’ambizione, in fondo, è scritta nel suo destino da quando, di tre nomi disponibili sulla carta d’identità (Cateno, Roberto e Salvatore), ha scelto di presentarsi al prossimo con quello meno convenzionale, presto diventato «Scateno» a suon di peripezie rese celebri a mezzo stampa o via social network. Nel 2007 si denuda di fronte ai giornalisti convocati all’Assemblea regionale siciliana per essere stato estromesso, a causa di equilibri interni all’allora centrodestra, dalla commissione bilancio. Poco più di dieci anni dopo, e siamo in piena pandemia, decide di prendere di petto la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, non prima di aver autoproclamato il blocco dell’intero Stretto di Messina: «Signora ministra, se ne vada a fare in c...». Nelle settimane passate, forse per scaldarsi in vista della campagna elettorale brianzola, s’è distinto per un velatissimo messaggio rivolto alle provocazioni del comico Angelo Duro, il cui tour era di passaggio da Taormina: «Ti prendo a calci in c... se ti incrocio».
In Brianza si presenta col biglietto da visita di «uno che non gioca mai per perdere» e memore di un passato remoto familiare fatto di miseria e valigie di cartone. «Mio padre era arrivato a Monza come muratore, ha abitato in una baracca di venti metri quadri con due colleghi e senza servizi igienici». Avulso all’uso degli eufemismi e diretto come una lancia che punta dritto al petto degli avversari, De Luca ha già attaccato il suo sicuro competitor Adriano Galliani («In Parlamento neanche quelli di Chi l’ha visto sono riusciti a vederlo, continui a fare l’imprenditore») e preso le misure all’outsider Marco Cappato, senza trascurare una stilettata alla «vedova» di Silvio Berlusconi («Se Marta Fascina si è presentata a Marsala forse perché ci è stata da bambina, perché io non a Monza?»). La testa, dopo la prova brianzola, è ovviamente alle elezioni Europee, dove il suo piccolo partito – che ha resistito alla corte di Matteo Renzi («Tranquillo che me li eleggo da soli due/tre parlamentari», disse Cateno all’ex premier l’anno scorso, e ne elesse due) – spera nell’abbassamento del quorum dal 4 al 3 per cento e tenta disperatamente di ricamare un’alleanza con una serie di reti civiche locali. È per questo, in fondo, che qualche giorno fa si è spinto fino in Puglia per incontrare anche Michele Emiliano e per testare il gradimento su se stesso. L’unità di misura, in attesa delle percentuali, è il selfie. E quando è sceso dal palco di Ceglie Messapica era tutto soddisfatto: «Ma lo sapete che me ne hanno chiesti tantissimi?».