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 2023  agosto 31 Giovedì calendario

Il golpe in Gabon

Il generale Brice Oligui Nguema viene portato in trionfo dai suoi uomini, nella capitale Libreville, al grido di «Oligui président!». Dal 2021 Oligui è a capo della Guardia repubblicana a difesa di Ali Bongo, leader del Gabon, ma invece di proteggere Bongo ha deciso di destituirlo e metterlo agli arresti domiciliari diventando «presidente della transizione».
«Ali Bongo è in pensione», annuncia Oligui nelle prime parole scambiate con Le Monde, dopo il colpo di Stato militare che mette fine alla dinastia – prima il padre Omar poi il figlio Ali – che per oltre mezzo secolo ha governato e saccheggiato il Gabon.
Il presidente Ali Bongo, al potere da quattordici anni, figlio del precedente presidente Omar Bongo, era stato appena dichiarato rieletto mercoledì mattina per un terzo mandato, con il 64,27% dei voti espressi, battendo il suo principale rivale, Albert Ondo Ossa, che però ha denunciato brogli e irregolarità fino all’intervento dei militari. Ali Bongo era impopolare ormai da anni, incapace di frenare la crisi economica del Paese e di legittimare il potere ottenuto per vie famigliari.
Nato il 9 febbraio 1959 a Brazzaville (Congo), Ali Bongo è presidente del Gabon dal 16 ottobre 2009, quando ha preso il posto del padre Omar salito al potere nel 1967, pochi anni dopo l’indipendenza dalla Francia (1960). Già nel 2009 Ali Bongo ha vinto le sue prime elezioni presidenziali tra sospetti di brogli, e la regolarità del voto è stata contestata anche nel 2016 quando ha conquistato tra le proteste il suo secondo mandato. Un colpo di Stato è stato tentato già nel 2019, quando Ali Bongo è rimasto vittima di un grave ictus mentre si trovava in Arabia Saudita. Nonostante le conseguenze durature della malattia, Ali Bongo è riuscito a rimanere in sella fino a oggi.
Dopo il Niger, un’altra ex colonia francese conosce un cambio di regime dopo un colpo di Stato. Il Gabon è stato a lungo uno dei Paesi più rappresentativi della cosiddetta Françafrique, quella commistione neocoloniale tra politica e affari dalla quale la Francia, ex potenza dominatrice in larga parte dell’Africa, ha tratto vantaggi per decenni. Proprio in Gabon, il 2 marzo scorso, il presidente Macron aveva proclamato che «l’era della Françafrique è finita», durante un discorso nella capitale Libreville in occasione del One Forest Summit, il vertice sulla protezione delle foreste tropicali. Questo non gli aveva impedito di accettare l’invito a cena del presidente Ali Bongo, e quindi di essere accusato di sostenerlo in vista delle elezioni per il terzo mandato.
«La Francia condanna il colpo di Stato militare in corso in Gabon», ha detto ieri il portavoce del governo Olivier Veran. L’influenza di Parigi si è molto ridotta negli ultimi anni, ma comunque restano nel Paese africano le filiali di circa 80 imprese francesi tra le quali TotalEnergies, Eiffage, Air Liquide, Bolloré e Havas. In Francia, d’altro canto, si trovano 28 proprietà di lusso (21 a Parigi e 7 in Costa Azzurra, valore minimo 85 milioni di euro) acquisite dalla famiglia Bongo grazie alla corruzione, sulle quali indaga la giustizia francese.