1 – PER IL TESORO UN SALASSO SENZA FINE "COSTA ANCORA 3,5 MILIARDI AL MESE", 30 agosto 2023
IL SUPERBONUS È UN BEL “SUPERMALUS” PER IL GOVERNO MELONI – IL SUSSIDIO EDILIZIO CONTINUA A COSTARE AL TESORO 3,5 MILIARDI AL MESE. E RIDUCE ANCORA DI PIÙ GLI STRETTI SPAZI DI MANOVRA DEL GOVERNO PER LA LEGGE DI BILANCIO – L'AGEVOLAZIONE VOLUTA DA CONTE FINORA È COSTATA ALLO STATO 74 MILIARDI. E C'È IL PROBLEMA DEI CREDITI IRREGOLARI: 12 MILIARDI DI EURO NELLE MANI DI IMPRESE E CITTADINI CHE VALGONO CARTA STRACCIA – A RIACCENDERE LA POLEMICA CI PENSA ENRICO ZANETTI, CONSIGLIERE DEL MINISTRO GIORGETTI, CHE ATTACCA DRAGHI: “CONCEDERE UNA PROROGA È STATO UN ERRORE” -
Estratto dell'articolo di Luca Monticelli per “La Stampa” […] Con la Nota di aggiornamento al Def in preparazione e attesa il 27 settembre, al ministero dell'Economia torna la preoccupazione sui numeri e sul peso del maxi sconto edilizio sulla finanza pubblica. Nei corridoi del Tesoro circola una battuta: «Se non ci fosse stata la stretta al Superbonus fatta con il decreto di novembre dell'anno scorso, adesso lo Stato porterebbe i libri in tribunale».
Insomma, la zavorra del Superbonus rischia di ridurre ulteriormente gli spazi di manovra della legge di bilancio. A Palazzo Chigi gira una stima: ci costa ancora 3,5 miliardi al mese. […]
I conti precisi arriveranno con la Nadef, ma dai dati dell'Enea di luglio sulle detrazioni maturate per i lavori conclusi emerge che finora gli oneri a carico dello Stato, nel 2023, ammontano a 23 miliardi di euro. Un conto salato per un'agevolazione che, dall'inizio della sua esistenza, è costata alle casse pubbliche un calo di gettito pari a 74 miliardi.
A riaccendere la polemica politica ci pensa Enrico Zanetti, consigliere del ministro Giorgetti, che su Facebook si lascia andare ad accuse nei confronti dell'esecutivo di Mario Draghi: «Il problema del Superbonus è quello di essere stato concesso al 110% e pure fruibile con sconti e cessioni per una platea troppo ampia di beneficiari, con interventi confermati anche dopo che la pandemia era finita.
Questo errore drammatico - scrive Zanetti - non è però ascrivibile al governo Conte (super colpevole per le truffe allo Stato con il bonus facciate) ma al governo Draghi, che ha combinato un casino davvero incredibile, prima prorogando per tre anni tutto per tutti, e poi facendo una frettolosa retromarcia come se quella proroga esageratamente ampia non fosse stata roba loro». […]
2 – SUPERBONUS, VERSO I 30 MILIARDI DI SPESA PER LO STATO Estratto dell’articolo di Mario Sensini per il “Corriere della Sera”
Nonostante il decreto di febbraio con lo stop alla cessione dei crediti, il Superbonus 110% continua a volare. Anzi, come dicono al Tesoro, «a fare danni enormi ai conti pubblici». E non solo, perché al di là dell’impatto sulla spesa pubblica, che quest’anno è già stato di 21 miliardi, e potrebbe salire a 30, il governo è preoccupatissimo per l’aumento esponenziale dei crediti irregolari: 12 miliardi di euro nelle mani di imprese e cittadini che oggi valgono carta straccia. Una mazzata più forte di quella causata dalla risoluzione delle banche.
Anche con la stretta, nei primi sette mesi di quest’anno sono stati attivati altri 62 mila interventi edilizi che beneficiano del credito di imposta al 110%. Le detrazioni riconosciute solo sui lavori già conclusi sono cresciute in sette mesi di 21 miliardi di euro, da 46 a 67 miliardi, mentre i 110% ammessi sono saliti a 82 miliardi.
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A marzo scorso Eurostat, l’istituto che definisce i criteri di contabilità pubblica, aveva deciso di riclassificare il Superbonus 110% e il Bonus facciate come «crediti pagabili», proprio perché erano cedibili e sarebbero stati sfruttati integralmente. Da minori entrate di bilancio spalmate su un decennio com’erano considerate, vennero riclassificati come spesa pubblica, tutta registrata nell’anno in cui è maturato il diritto. Con un effetto esplosivo sul deficit degli anni passati.
Il disavanzo del 2022 passò, così, dal 5,6 all’8% del Pil. A quel punto il governo intervenne, introducendo con alcune eccezioni il divieto di cessione del credito che lo qualificava come «pagabile», ponendo le premesse per tornare al vecchio sistema.
Cosa che non è avvenuta, perché nel primo trimestre l’Istat, interfaccia di Eurostat, per un criterio di prevalenza, e di prudenza, ha classificato tutti i crediti 110% come spesa pubblica. E lo stesso farà per il secondo trimestre, in assenza di altre indicazioni dalla Ue. […]