Avvenire, 30 agosto 2023
Quel che resta del calcio della ex Ddr
Sei punti in due partite. L’Union Berlino è in testa alla Bundesliga e a metà settembre farà il suo storico esordio in Champions League. I biancorossi, che nel 2019 debuttavano nella massima serie, sono un piccolo capolavoro di visione e programmazione calcistica. Con un budget limitato e grazie all’abilità del ds Oliver Ruhnert e del presidente Dirk Zingler l’Union ha costruito un progetto tecnico solido con l’allenatore svizzero Urs Fischer capace di portare la squadra per tre stagioni consecutive in Europa.
A non tutte le squadre della ex Germania Est però è andata così bene. A Lipsia a poco più di quattro chilometri da Cottaweg, sede del centro d’allenamento del RB Lipsia, altro club di Bundesliga, gioca la Chemie Leipzig. La sua casa è l”Alfred-Kunze-Sportpark”, impianto che si trova a Leutzsch, quartiere dal passato operaio alla periferia nord-occidentale della città. I biancoverdi, che milita- in Regionalliga Nordost, la quarta serie del calcio tedesco, sono infatti una di quelle squadre della ex Germania Est che dopo la Riunificazione sono prima sprofondate e poi hanno avuto la capacità di rinascere.
La società infatti si considera l’erede della Chemie Leipzig, club che aveva disputato quasi 750 partite di prima divisione ai tempi della DDR. Una società nata nel 1950 che aveva scritto una delle pagine più incredibili della storia del calcio tedesco-orientale. Nel 1964 la Chemie, in cui nemmeno un anno prima erano confluiti i calciatori non considerati all’altezza della neonata Lokomotive, aveva conquistato il campionato nazionale. È il trionfo del “Rest von Leipzig”, degli “scarti di Lipsia”, celebrati con fierezza dall’attuale club. Un esempio? Il nome dello stadio, intitolato all’allenatore di quella squadra, Alfred Kunze e il monumento di cemento che raffigura quella rosa. Quel titolo fu il picco della Chemie che nel 1990, dopo la caduta del Muro di Berlino, visse un lungo travaglio, tra cambi di nome, la discesa nelle serie inferiori e ripetuti problemi economici. Una situazione finanziaria così grave che il FC Sachsen Leipzig, il direttore successore della “vecchia” Chemie, fu di fatto salvato da una società, fondata nel 1997 da un gruppo di tifosi in origine “solo” per preservare il marchio e il nome della Chemie in caso di fallimento. Nel 2008 quella squadra è partita dalla 3.Kreisklasse, la dodicesima serie ed è risalita, ricominciando dal calore e dalla pas-sione della gente di Leutzsch, togliendosi pure la soddisfazione di ritornare pure a giocare la Coppa di Germania nel 2018. Nel 2023/2024 i “Chimici” incontreranno in Regionalliga i cugini della Lokomotive, che ora giocano a Probstheida, alla periferia sud di Lipsia. Anche loro, all’epoca della DDR vincitori di quattro Coppe Nazionali e capaci di arrivare nel 1987 a una finale di Coppa delle Coppe (persa) con l’Ajax di Van Basten, hanno vissuto un post Riunificazione travagliato. Dopo il cambio di nome in VfB Leipzig, lo stesso del club che nel 1903 aveva vinto il primo titolo tedesco, la squadra ha disputato addirittura una stagione di Bundesliga, nel 1993-1994, prima di scivolare nelle serie minori. Nel 2004 con il VfB tecnicamente falno lito, la storia dei “Ferrovieri” è ripartita dai dilettanti grazie con il vecchio nome e una nuova società, creata da tredici tifosi della squadra. Pochi mesi dopo la Lokomotive ha radunato 12mila spettatori per un match di campionato, un record mondiale per la categoria. Sempre in quarta serie gioca la BFC Dynamo. La squadra con la maglia vinaccia, che nel 2022 ha mancato di poco il ritorno tra i professionisti, è l’erede della Dinamo Berlino che tra la fine degli Anni Settanta e la fine degli Anni Ottanta aveva conquistato dieci titoli nazionali consecutivi, un record superato nel 2023 dal Bayern Monaco. Una striscia di vittorie dovuta anche agli stretti legami con la Stasi, il potente Ministero per la Sicurezza dello Stato, il cui capo Erich Mielke era anche il presidente onorario della Dinamo. Dopo la Riunificazione il club, che recentemente ha recuperato il logo dell’epoca, è sprofondato. Dal disputare la Coppa dei Campioni la Dinamo si è trovata a lottare nelle serie inferiori fino a scivolare in sesta divisione in concomitanza nel 2001, con il fallimento. I Weinrot, ora sono diventati, grazie alla gestione di Norbert Uhlig, una realtà di vertice della Regionalliga, anche se, nonostante siano passati 30 anni, per i tifosi avversari rimangono sempre “il club della Stasi”. Un po’ meglio che alla Dinamo, è andata al Carl Zeiss Jena. La squadra della Turingia era una delle big della Germania Est. Il club bianco-gialloblu aveva vinto tre titoli e quattro coppe della DDR, oltre a raggiungere una finale di Coppa delle Coppe nel 1981 e a “sfornare” campioni, come Peter Ducke, considerato il calciatore più talentuoso della storia della Repubblica Democratica Tedesca. Nella Germania riunificata la società che porta il nome dell’omonima azienda di ottica veleggia tra professionisti e dilettanti, riuscendo nel 2008 ad arrivare in semifinale di Coppa di Germania. Accanto a Chemie, Lokomotive, Dinamo e Carl Zeiss, altre realtà invece sono riuscite a non colare a picco. Come la Dinamo Dresda, l’Hansa Rostock il Magdeburg o l’Erzgebirge Aue che forti di migliori risultati sportivi e di una struttura più solida e un legame forte con il territorio sono stabilmente tra i professionisti, dove sognano di eguagliare l’Union Berlin, una “piccola” diventata grande della Germania unita.