La Stampa, 30 agosto 2023
La guerra fredda del Papa
Città del Vaticano
Il Vaticano usa i suoi canali ufficiali per gettare acqua sul fuoco delle nuove polemiche tra Kiev e Santa Sede, esplose dopo alcune affermazioni di Francesco. «Nelle parole di saluto rivolte a braccio ad alcuni giovani cattolici russi negli scorsi giorni, com’è chiaro dal contesto in cui le ha pronunciate, il Papa intendeva incoraggiare i giovani a conservare e promuovere quanto di positivo c’è nella grande eredità culturale e spirituale russa, e certo non esaltare logiche imperialistiche e personalità di governo, citate per indicare alcuni periodi storici di riferimento». La dichiarazione del portavoce Matteo Bruni vuole essere un «chiarimento» – come lo definisce il sito Vatican News – in merito alle riflessioni del Pontefice scandite alla fine di un video-collegamento, lo scorso 25 agosto, con i ragazzi partecipanti alla «Giornata della gioventù» russa. Dopo avere ribadito l’invito a essere «seminatori di semi di riconciliazione», Jorge Mario Bergoglio ha detto ai giovani che «voi siete eredi della grande Russia, dei santi, di Pietro I, di Caterina II, di quell’impero grande e illuminato, un Paese di grande cultura e grande umanità».
Fumo negli occhi dei vertici politici e religiosi di Kiev, che accusano il Papa di «propaganda imperialista», per avere elogiato il passato russo. L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica, ha esternato preoccupazione, temendo che tali parole possano alimentare «l’imperialismo e il nazionalismo estremo russo, la vera causa della guerra in Ucraina. Avremo l’occasione di incontrare Sua Santità e di presentargli i dubbi e il dolore del popolo ucraino». Mentre per l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, «è impossibile accettare idee che giustificano l’imperialismo russo».
A manifestare «dolore» è anche la Conferenza episcopale, con il presidente monsignor Vitalij Skomarovskjy. Il Presule esorta però a non enfatizzare le «singole dichiarazioni» del Papa, ma a ricordare il sostegno all’Ucraina che Francesco palesa quotidianamente.
Mentre la Nunziatura di Kiev, con monsignor Visvaldas Kulbokas, assicura che il Vescovo di Roma «è un convinto oppositore e critico di qualsiasi forma di imperialismo o colonialismo, in tutti i popoli e situazioni».
Diametralmente opposte le reazioni russe. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – citato dall’agenzia di stampa Tass – plaude apertamente: «Il Pontefice conosce la Storia russa, e questo è molto positivo. La nostra eredità non si limita a Pietro o Caterina, è molto più antica». Il compito «dello Stato, della società, degli insegnanti delle scuole e delle università è portare questo patrimonio alle masse. Che il Papa suoni all’unisono con questo compito è molto gratificante». E Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri, comunica che il «dialogo» tra Mosca e la Santa Sede «continua»; la Russia «apprezza molto la linea equilibrata del Vaticano sul conflitto in Ucraina e gli sforzi della Santa Sede e di Papa Francesco personalmente per cercare una soluzione pacifica che purtroppo sono apertamente respinti dal regime di Kiev».
Non è il primo incidente diplomatico che scuote i rapporti tra Vaticano e Ucraina dall’inizio del conflitto nell’Est Europa. Una dura controversia ci fu per la Via Crucis al Colosseo nel Venerdì santo del 2022, con l’inserimento tra le famiglie portatrici della croce di una russa e una ucraina, legate dall’amicizia tra due donne. Le contestazioni ucraine furono veementi.
Fra il maggio e il giugno successivi, altre fibrillazioni le ha provocate la considerazione del Papa sull’«abbaiare della Nato alla porta della Russia», espressa in un colloquio con il Corriere della Sera e spiegata in un’intervista al direttore della Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro, anticipata da La Stampa: «Un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio. Mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: «Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro». Ha concluso: «La situazione potrebbe portare alla guerra». Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo».
Poi, un anno fa, forti tensioni si sono registrate dopo che il Pontefice ha commentato l’omicidio di Darya Dugina, la figlia dell’ideologo russo: «Penso a quella povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca. Gli innocenti pagano la guerra, gli innocenti!». L’immediata protesta di Kiev è culminata con la convocazione del Nunzio.
Peraltro, ieri Francesco è tornato ancora una volta a definire «insensata» la guerra in Ucraina.