La Stampa, 30 agosto 2023
Intervista a Loredana Bertè
L’altra sera dal palco di Palmi, nella sua Calabria, Loredana Berté ha fatto tacere la musica e ha raccontato di essere stata violentata a 16 anni a Torino: «Un bastardo mi ha violentata massacrata di botte e lasciata su una strada del c. Era uno che mi mandava fiori... sono stata salvata da un tassista. Ogni 6 ore un femminicidio! Per non parlare poi di abusi, come quelli di Palermo. Per questo ho smesso di tacere, io non sono carne. Non sono carne».
Per quale motivo ha scelto l’occasione di un concerto per ricordare quel tragico episodio, che in tv aveva rivelato qualche anno fa a Silvia Toffanin?
«Dalla Toffanin non era la prima volta che parlavo della mia personale esperienza di violenza, l’avevo già messo nero su bianco nella mia autobiografia “Traslocando” uscita nel 2015. Ho voluto ricordarlo di fronte a un oceano di persone durante il mio concerto e prima del pezzo “Ho smesso di tacere” di denuncia sulla violenza contro le donne, che Ligabue mi ha regalato. L’ho fatto per sottolineare la gravità dei fatti di Palermo, accaduti in concomitanza, con lo slogan #iononsonocarne. Il fatto è che quasi tutte le donne prima o poi nella vita hanno subito abusi, io sono una di quelle. L’unica differenza è che a me mi conoscete tutti».
Ha vissuto il “dopo” in solitudine, o ha chiesto solidarietà?
«Non ne ho fatto parola con nessuno, erano altri tempi. Mia madre mi avrebbe accusata anziché aiutarmi e supportarmi. A pensarci bene i tempi non sono poi così cambiati. Le ragazze, le donne, sono sempre sotto il fuoco incrociato dei giudizi e dei linciaggi pubblici».
La canzone “Ho smesso di tacere” dove canta l’episodio, è stata una idea sua o di Ligabue?
«È stato Luciano a propormi la canzone, dopo aver visto il mio concerto-evento organizzato in occasione dei miei 40 anni di carriera “Amiche in Arena” all’Arena di Verona, il cui ricavato è andato ai centri antiviolenza che aiutano le donne. Mi ha detto: “questa la puoi cantare solo tu"».
Sembra la prima volta che un fatto simile viene rivelato in concerto. Pensa di riuscire a scuotere le coscienze, almeno dei ragazzi che amano la musica? Come percepisce la sensibilità popolare sul tema?
«Personalmente racconto questo episodio durante il mio tour da quando canto il pezzo di Luciano in concerto. Il pubblico merita verità e tra il mio pubblico che è numeroso e trasversale sono sicura che ci sarà chi purtroppo si riconoscerà in questa storia personale. Il mio zoccolo duro lo sa da sempre. Il mio tentativo è quello di sfruttare la potenza della musica per smuovere le coscienze. Credo che si debba riportare la sensibilità popolare nella giusta direzione, anche a fronte di certe esternazioni pubbliche da parte di politici e non».
L’estate si è rivelata uno spaventoso rincorrersi di stupri. Ragazze giovanissime, quasi bambine, sempre più in preda alla violenza.
«Vero. Ed è anche un alibi pazzesco per stupratori e favoreggiatori: le donne si scoprono e l’uomo è tentato. Colpa loro, “la carne è carne”. Le bambine, prede facili, restano tristemente indifese da pedofili e predatori di vario genere. Ci terrei a ricordare che i pedofili sono anche e soprattutto eterosessuali e questo lo sottolineo perché ancora troppe persone continuano (forse per comodo) a confondere pedofili e omosessuali».
A Palmi lei ha anche gridato l’hashtag, #iononsonocarne, creato tra l’altro da un uomo, il giornalista Luca Dini. Donne dello spettacolo e sue colleghe interpreti hanno aderito alla campagna, ma anche maschi come Frankie Hi. Ha mai parlato con qualcuno di loro? Le tv dovrebbero farsi parte di iniziative simili, non crede?
«Non ho parlato con nessuno perché sono perennemente in viaggio da una città all’altra e non uso cellulari. Credo di sì, anche e soprattutto le tv dovrebbero farsi portatrici di messaggi importanti come questo; poi non si dica che i social sono “il male assoluto"».
Lei Loredana sta preparando un nuovo album, che ha definito “un disco contaminato”. E a The Voice aveva confessato che le piacerebbe tornare a Sanremo nel 2024. Ci sta lavorando?
«Top secret». —