La Stampa, 30 agosto 2023
Il first gentleman gaffeur
«Se nessuno mi vede, meglio». È un giorno di settembre del 2016. Andrea Giambruno si confessa a Luca Telese. Quasi nessuno sa chi è. Sono comparse foto con la compagna, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: stanno da tre anni assieme e hanno appena avuto una figlia, Ginevra. Giambruno teorizza la sparizione, come strategia, come un supereroe. L’Uomo invisibile. Una scelta di opportunità e di eleganza. «Lei sta sulla scena, io dietro. Non amo i riflettori. Apparire non è il mio lavoro. Nel grande mondo della tv sto dietro le quinte, a immaginare cosa accade davanti».
La regina Elisabetta aveva il suo principe Filippo, Giorgia Meloni il suo Andrea Giambruno. Consorti che sbagliano. Gaffe, svarioni, cantonate in diretta che la voglia di video amplifica, rilancia, rende un problema politico. In sei anni cambia il mondo, figurarsi le certezze di un giornalista tv. Anche perché il richiamo della luce rossa può essere ipnotizzante. La telecamera si accende e, voilà, il governo e la maggioranza devono occupare la giornata a spiegare, rettificare, minimizzare quanto sostenuto dal first gentleman su temi che sono dentro l’agenda dei partiti e dell’esecutivo: il riscaldamento climatico, la violenza sulle donne, i rapporti con gli alleati europei.
Giambruno non passa più le giornate a immaginare cosa accade davanti. Adesso è lui che sta in studio. Anzi, ha fatto di più: è lui la notizia. Un’ascesa folgorante, da autore sconosciuto a caso politico. Sono bastati pochi mesi. Nel grande racconto familiare di Meloni, dove la famiglia è tutto e siede al governo, guida il partito, si fa strumento di comunicazione, Giambruno non poteva limitarsi a restare un passo indietro. Fa due passi avanti. Giornalista, prima autore, poi conduttore, cresce a Mediaset, televisione di proprietà di Silvio Berlusconi, padre-padrone di Forza Italia e socio di minoranza della sua compagna, diventata nel frattempo premier: il signor Meloni assume la conduzione di una striscia quotidiana di attualità politica su Rete 4 proprio mentre lei conquista Palazzo Chigi. Un compendio di quanto spericolati possano farsi i conflitti di interesse, quando la famiglia, gli affari e la politica si mescolano.
E infatti, per abbassare la temperatura attorno al caso del compagno, lo staff di Meloni chiede inizialmente a tutti i parlamentari di non commentare, nemmeno di difenderlo e di replicare alle opposizioni che per tutto il giorno attaccano lui e la presidente del Consiglio. I deputati e i senatori di FdI aspettano. Meloni vuole che sia prima Andrea a parlare, a spiegarsi, durante la diretta di Diario del giorno: «Credo che la politica – dirà Giambruno in studio – abbia cose ben più interessanti da fare che non quelle di occuparsi di uno spazio giornalistico». Una risposta che Meloni è pronta a dare, quasi uguale, domani a Caivano, quando difficilmente potrà sfuggire alla domanda sulla frase infelice del compagno, che Il Fatto quotidiano è stato il primo a segnalare. Quando Meloni apre il Consiglio dei ministri, lunedì sera, annunciando il viaggio nel comune del Napoletano, dove sono state stuprate due bambine, ed esprimendo, dopo giorni, la propria vicinanza alla ragazza violentata a Palermo, non sa che Andrea ha appena sostenuto in tv che le donne dovrebbero evitare di ubriacarsi, per tenere lontani i lupi. Meloni è d’accordo? Lo sapremo quando risponderà. Ma in quella frase disinibita si trovano tracce di un pensiero che è avvinghiato al melonismo e ai suoi alleati dell’ultradestra europea. A giugno è stato confermato vicepresidente di Ecr, il gruppo dei Conservatori europei guidato da Meloni, l’eurodeputato spagnolo di Vox Jorge Buxadé, un ex falangista ipertradizionalista che recentemente ha proposto, letteralmente: «Dobbiamo fare in modo che le donne non tornino sole e ubriache a casa».
È un fatto che Giambruno sarebbe rimasto relegato alle cronache di gossip, al racconto del lato pop dei leader e dei partiti, se non avesse fatto eco, in diretta, a svariate teorie controverse. Teorie che nei pianeti di destra che ruotano attorno a Meloni vengono cavalcate e alimentate. Nella sovraesposizione di un programma televisivo che prima non c’era e ora sì, il cortocircuito è un rischio sempre dietro l’angolo. Scivolare in politica è una possibilità immediata. Così è stato. Sul negazionismo climatico. «Non è una notizia che a luglio faccia caldo» ha azzardato Giambruno, mentre gli scienziati si sgolavano per spiegare cosa c’è dietro l’inferno delle temperature estive. E ancora: sulle pulsioni anti-tedesche avvolte nei cliché dei sovranisti italiani: «Se non stai bene, stai a casa tua, stai nella Foresta nera, no?» si è scagliato Giambruno contro il ministro tedesco che aveva predetto la fine del turismo nel Sud Europa per il caldo ogni anno più forte. Non si è mai scusato. Né risulta che lo abbia fatto Meloni. Anzi in un’intervista che suonava riparatrice, il conduttore ha rilanciato, ripescando la teoria del complotto di Berlino contro il governo Berlusconi nel 2011, governo in cui – per inciso – la compagna era ministro. «Attaccano me, per attaccare Giorgia» continua a ripetere a ogni polemica. Si è dimenticato dei superpoteri dell’invisibilità. E che ora tutti lo vedono. Ogni giorno. —