La Stampa, 30 agosto 2023
Il brutto rientro che ci aspetta
Quasi un italiano su tre ha trascorso parte dello scorso fine settimana in paziente coda su autostrade sovraffollate, al termine di vacanze che potrebbero segnare – il condizionale è d’obbligo – il definitivo superamento della pandemia, la continuazione di una debole crescita economica e la fine di un dibattito politico basato assai più su battute che su programmi.
In realtà, nelle quattro settimane “canoniche” della grande vacanza italiana, il mondo ha proseguito e accelerato i suoi cambiamenti radicali che avevano fatto capolino da qualche mese. L’economia cinese, fino alla pandemia il “motore economico” più dinamico del pianeta, non riesce più a offrire un lavoro qualificato a tutti i suoi giovani, molti dei quali hanno duramente studiato (i neolaureati sono più di 10 milioni l’anno) e presentano un tasso disoccupazione intorno al 20 per cento, che si avvicina quindi a quello dei giovani italiani. A loro, il presidente Xi Jinping non ha trovato un incoraggiamento migliore che suggerire di “nutrirsi di amarezza come ho fatto io”. Di amarezza, però si nutrono anche i meno giovani, con il settore delle costruzioni piombato in una crisi senza precedenti, con nuovi quartieri urbani e intere nuove città vuote e non finite, dopo aver inghiottito una parte rilevante dei risparmi investiti in Borsa dalle famiglie cinesi.
Le conseguenze si fanno sentire in buona parte del mondo, a cominciare dall’Europa che della Cina è ottima cliente ma anche – per quanto riguarda molte categorie di beni di lusso italiani – importante fornitrice. Il che contribuisce al peggioramento, legato anche a debolezze interne, delle prospettive economiche dell’Unione Europea, dove Germania, Paesi Bassi e Ungheria sono già “tecnicamente” in recessione, con un pil in, sia pur lieve, riduzione da almeno due trimestri. La Francia ha presentato una crescita da “zero virgola”, in parte derivante da un “cavillo” statistico; soprattutto, però in un clima di enorme incertezza, una delle ragioni del recente rimpasto governativo, e ha di fatto visto svanire la sua importante – e spesso plurisecolare – influenza, politico-militare oltre che economica, sui paesi del Sahel.
In Spagna le elezioni politiche si sono concluse senza un chiaro vincitore. Nel Regno Unito il partito di governo è stato sconfitto in importanti elezioni suppletive e per di più se traversiamo l’Atlantico, troviamo un Nordamerica devastato dagli incendi, con l’incriminazione dell’ex-presidente Trump che sembra contribuire ad aumentarne la popolarità in vista di un’incredibile nuova candidatura alle prossime elezioni presidenziali. E nel bel panorama montano di Jackson Hole, nelle Montagne Rocciose il governatore della Fed americana, Jerome Powell, ha di fatto spiegato – con il tacito consenso dei suoi colleghi – che per sconfiggere l’inflazione che è penetrata nell’economia mondiale non ci sono ricette miracolose e sarà necessario un periodo di crescita ridotta e di minor domanda di lavoro.
Nelle lunghe code autostradali – che probabilmente si ripeteranno anche nel prossimo fine settimana – l’automobilista italiano può riflettere quindi sul fatto che l’Italia non è certo un’eccezione. In Gran Bretagna è saltato il sistema di controllo del traffico aereo, con la cancellazione di centinaia di voli al giorno e gli aspiranti passeggeri talvolta costretti a cercar di dormire sui pavimenti degli aeroporti.
C’è qualcosa che va bene in questo scardinato mondo postglobale? Tra i grandi Paesi, l’unico a mettere in risalto risultati nettamente positivi sembra essere l’India, un paese considerato relativamente chiuso il cui pil potrebbe crescere del 7 per cento nel 2023, il valore di gran lunga più alto di tutte le economie che contano. Sempre mentre gli italiani erano in gran parte sotto l’ombrellone, a Johannesburg, in Sudafrica, si svolgeva la riunione dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) in cui l’India, e non la Cina, è stata la potenza “dominante”. Anche perché gli indiani sono riusciti a far atterrare una loro sonda sulla Luna, il che ci ricorda che il livello tecnologico di Nuova Delhi è assolutamente di prim’ordine. E val la pena di ricordare che pochi giorni prima, il 20 agosto, la missione russa Luna-25 si è conclusa con un insuccesso di prim’ordine, ossia con lo schianto della sonda che doveva atterrare dolcemente sul nostro satellite. Nuovi paesi aderiranno ai Brics, il Sud del Mondo pensa di dotarsi di una moneta che faccia concorrenza al dollaro nel commercio internazionale e forse potrebbe essere l’India, e non la Cina, il paese-guida.
Il viaggio di ritorno dei nostri vacanzieri volge ormai al termine. La confusione della politica di casa nostra si colloca in un quadro generale in cui tutti hanno il loro bravo elemento di confusione esterna. La vacanza è finita: dai sogni, dalle promesse, dalle parole in libertà è tempo di passare alle cifre, ai conti che non quadrano. Sintetizzando quanto ha detto il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, per questa finanziaria «non ce n’è per nessuno». All’inizio delle ferie, i lavori edilizi agevolati del 110 per cento si collocano a oltre 84 miliardi con irregolarità a non finire. Su questa strada non si può più continuare, soprattutto perché nel frattempo mancano le risorse per non lasciar decadere il sistema sanitario e per dare una preparazione di base agli insegnanti delle scuole primarie e un’assistenza ai giovanissimi e ai giovani lasciati a se stessi con i drammatici risultati di questi giorni. Pensavamo davvero che dopo il Covid e dintorni tutto ritornasse come prima? In realtà, siamo di fronte a tutto un altro gioco. Speriamo di essere in grado di non giocare troppo male. —