Corriere della Sera, 30 agosto 2023
Venezia, l’anno delle bio
Mancano le star a Venezia 80, bloccate dallo sciopero degli attori del sindacato Sag-Aftra impegnati nella complessa vertenza con gli studios hollywoodiani. Ma ci sono i grandi personaggi, vite straordinarie al centro dei tanti biopic d’autore di questa edizione che nonostante «l’assenza di molte star americane», offrirà, promette il direttore Alberto Barbera, «una visione a 360 gradi di ciò che sta accadendo nel cinema». Ovvero «grandi film, compresi alcuni dei più attesi della nuova stagione e molte scoperte» che, si sbilancia, «verranno da autori emergenti e pressoché sconosciuti». A scorrere il programma, tra i ventitrè film del concorso – sei di registi italiani —, spicca, appunto, la presenza di un genere che alimenta il cinema fin dai primordi, dal corto muto di George Méliès Jeanne d’Arc. Oltre un secolo dopo, le vite degli altri sembrano diventati i nuovi classici, terreno di reinvenzione di esistenze già abbondantemente sezionate dagli storici o dai media, storie di cui la fine è nota e permette ai registi di prendersi molte libertà artistiche.
Bradley Cooper in Maestro si misura con un’autentica leggenda, Leonard Bernstein, concentrandosi sulla storia d’amore tra il musicista e la moglie Felicia Montealegre Cohn Bernstein. «Dopo un anno di ricerche su Lenny e sulla sua famiglia, e dopo aver preso del tempo per rielaborare il tutto, ho capito che l’aspetto che più mi colpiva era il matrimonio tra Lenny e Felicia. È stato un amore vero, non convenzionale, che ho trovato infinitamente affascinante», ha spiegato l’attore e regista che non sarà al Lido: aderisce allo sciopero. Si è palesato un paio di giorni fa, ma giusto il tempo del controllo tecnico della sua opera seconda dopo A Star is born.
Sul red carpet, invece, sfilerà Priscilla Presley, felice di fare il tipo per Sofia Coppola che la racconta nel film tratto dalle sue memorie di ex moglie di Elvis (divorziarono nel 1973). «Sono rimasta colpita dalla sua autobiografia, sugli anni che ha vissuto, da giovane donna, a Graceland. E ho cercato di cogliere cosa provasse nell’immergersi nel mondo di Elvis, per poi alla fine riemergerne e scoprire la sua identità. Mi hanno sempre interessato i concetti riguardanti l’identità, il vissuto e la trasformazione degli individui», ha spiegato la regista che nel film, con Jacob Elordi e Cailee Spaeny, ha dovuto ideare una colonna sonora senza i brani originali, visto che la Elvis Presley Enterprises le ha negato i diritti.
Una nostra contemporanea anche al centro di Origin di Ava Du Vernay: la scrittrice Isabel Wilkerson, prima afroamericana a vincere il premio Pulitzer con Caste, le origini del nostro scontento, disamina delle divisioni sociali dell’America di oggi. Mentre il cileno Pablo Larraín evoca la figura di un Pinochet vampiro nel suo El Conde, per sottolineare l’impunità di cui ha goduto. «I vampiri non muoiono, non scompaiono, e nemmeno i crimini e le ruberie di un dittatore che non ha mai affrontato la giustizia».
Michael Mann è tornato, dopo otto anni, dietro la macchina da presa per Ferrari, chiedendo a Adam Driver (già Maurizio Gucci) di interpretarlo. «Ho cercato di far rivivere le passioni e il fascino di Enzo, la sua arguzia pungente, la devastante perdita del figlio, le sfuriate teatrali, il bisogno di un rifugio emotivo, la tragedia, la monumentale scommessa su una singola gara e la lotta per la sopravvivenza: tutti elementi che sono entrati in collisione in quattro mesi del 1957».
Al via stasera con una storia vera che arriva dal 1940: Comandante di Edoardo De Angelis. Quella di Salvatore Todaro (Pierfrancesco Favino). Un ufficiale della Marina fascista che disobbedì agli ordini per salvare l’equipaggio del sottomarino belga da lui stesso affondato con il sommergibile Cappellini. Trattandoli come naufraghi e non nemici.