Corriere della Sera, 30 agosto 2023
I funerali senza onori di Prigozhin
Gli estimatori di Evgenij Prigozhin, e ce ne sono ancora tanti, erano convinti che gli sarebbero stati riservati onori pubblici, con un funerale di Stato e la sepoltura nel cimitero di Mytishi a Mosca, dove riposano coloro che sono stati insigniti del titolo di eroe della Russia. Creato per volere di Putin, si chiama, non a caso, «Pantheon dei difensori della patria» e vi si trovano personaggi come Aleksej Leonov, il primo cosmonauta uscito nello spazio da una navicella o la vedova di Yurij Gagarin, per rimanere nello stesso settore.
Altri presidiavano dalle prime ore della mattina i più importanti cimiteri di San Pietroburgo, dove la polizia era stata schierata in forze. Il Serafimovskoye, innanzitutto, dove furono portati con ogni solennità nel Duemila i corpi dei sommergibilisti del Kursk, e dove sono anche i genitori del presidente russo. Oppure il camposanto Piskaryovskoye, con i resti di centinaia di migliaia delle vittime dei novecento giorni del terribile assedio di Leningrado tra il 1941 e il 1944. Niente di tutto questo. Per l’uomo che ha dato «un importante contributo» all’Operazione militare speciale in Ucraina, come ha ammesso Putin, esequie strettamente private. Senza picchetto d’onore, senza colpi sparati a salve. E in uno dei più insignificanti luoghi di sepoltura della città baltica, il Porokhovskoye, nell’estrema periferia, vicino a un’autostrada e a uno stabilimento chimico. Il luogo dove riposa Viktor Prigozhin, il padre di Evghenij che lui aveva appena conosciuto. In quanto al capo del Cremlino, c’è una frase lapidaria del suo portavoce Peskov: «La presenza del presidente non è prevista».
L’annuncio dell’inumazione è stato dato a cose fatte dallo stesso canale Telegram che il signore della Wagner usava per i suoi proclami contro i vertici della Difesa che accusava di corruzione e inefficienza. Alle quattro del pomeriggio, secondo una testimonianza, un gruppetto di parenti, in assenza di uomini in uniforme, ha messo sottoterra quelle che dovrebbero essere le spoglie di Prigozhin. Diciamo dovrebbero perché nonostante le conferme ufficiali (è arrivata anche quella del Comitato investigativo), c’è ancora chi crede che la caduta dell’aereo dei wagneriani sia stata una messinscena per consentire all’ex cuoco di scomparire e rifarsi una vita in Africa.
In serata sulla sua tomba è comparso un foglio di carta incorniciato con un brano del poeta sovietico dissidente Iosif Brodskij che parla dei dubbi della Madonna dopo la crocifissione di Gesù: «Come faccio a varcare la porta di casa… senza capire… se sei morto o vivo?». Poi la polizia ha chiuso il cimitero per bloccare il continuo afflusso di persone che portavano fiori e di curiosi. Anche in altre città della Russia continuano gli omaggi all’organizzatore della Marcia su Mosca.
In mattinata si erano svolte le esequie di un’altra delle vittime di quello che viene sempre più visto come un attentato. Valerij Chekalov, il capo della logistica della Wagner, era tra i dieci occupanti dell’Embraer precipitato il 23 agosto.
Putin intanto avrebbe accettato l’invito di Xi Jinping ad andare in Cina a ottobre. Sarebbe il primo viaggio all’estero dopo l’emissione del mandato di cattura internazionale nei suoi confronti da parte della Corte penale internazionale.