Corriere della Sera, 30 agosto 2023
Spinta Ue sul patto di Stabilità
ROMA La priorità è «un rapido accordo sulla revisione delle regole di bilancio e di altri elementi del quadro di governance economica». Lo ha detto il portavoce della Commissione europea Daniel Ferrie: «Pertanto, la Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio a raggiungere un accordo sulle proposte presentate nell’aprile di quest’anno il più rapidamente possibile, in modo da rispondere adeguatamente alle sfide future».
Il problema è che in zona governo non sono in molti a credere che l’obiettivo andrà a buon fine. L’ha detto l’altra sera, e chiaramente, il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti: sulle nuove regole di bilancio e di governance europea «forse troveremo un accordo, forse no». Poco più tardi: «Che non si riesca è forse l’ipotesi più probabile».
E dunque non soltanto l’ammontare della manovra dipenderà «da fattori anche internazionali», e va bene. Soprattutto, già si lavora al piano B. Anche perché «la Commissione – ha ricordato Giorgetti – ha già pubblicato una sorta di guidance prevedendo che non si riesca ad approvare un patto». Tutto questo per arrivare al punto vero: «Noi cercheremo di rispettare gli obiettivi con un principio di responsabilità». Ma «tenendo conto dei cosiddetti “fattori rilevanti” che si sono verificati nel 2023 di cui daremo puntualmente conto nella presentazione della Nadef».
Insomma, sia pure nella «responsabilità» non è detto che l’Italia si atterrà alle regole pre-Covid, proprio in considerazione dei «fattori rilevanti». Quali? In attesa di vedere la Nadef, si possono certamente ipotizzare le alluvioni in Romagna e la pressione migratoria, sostanzialmente doppia rispetto all’anno precedente. Forse, da parte del ministro, anche un modo per esercitare qualche pressione in vista dell’obiettivo grosso: lo scomputo di alcuni investimenti dai conti del debito.
La scadenza
Entro il 10 settembre i ministri dovranno presentare le proposte di risparmio
E se il puzzle della manovra è ancora tutto da costruire – all’indomani dell’appello di Meloni a Giorgetti nel Cdm per eliminare «sprechi e inefficienze» – nel governo si inizia a lavorare ai tagli: entro il 10 settembre i ministri dovranno presentare le proposte di risparmio (l’obiettivo del Mef è 1,5 miliardi in tre anni). Ma le opposizioni sono già partite alla carica. «È chiaro – ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein – che non hanno i soldi per mantenere quanto promesso». Per i dem «è fondamentale mettere le risorse dove hanno dimenticato volutamente di metterle nella scorsa manovra, in primis nella sanità». Opinione simile a quella di Carlo Calenda (Azione): «Gli italiani spendono 41 miliardi per curarsi, ci vogliono 10 miliardi solo per smaltire le liste d’attesa». Matteo Renzi è irridente: «Stanno arrivando i nodi al pettine. Meloni si è rimangiata il blocco navale, Salvini si dovrà rimangiare le promesse sulle pensioni. Una scorpacciata di passi indietro».
Mentre dal M5S Giuseppe Conte parla di «ridicole accuse» al Superbonus: «La premier costruisce il castello di carte con cui domani giustificherà agli italiani una manovra improntata agli zero virgola, senza nulla per lavoratori e imprese». Il senatore Avs Tino Magni annuncia «una battaglia durissima in Parlamento».
FdI difende il profilo della manovra con il capogruppo al Senato Lucio Malan: «Sostenere la crescita, dare slancio alle imprese per creare lavoro, aiutare le famiglie e le fasce più deboli. È quello che faremo nella prossima legge di bilancio senza mettere in pericolo i conti pubblici».
Intanto, dopo la sua nomina a responsabile Sport di FdI, il senatore Paolo Mareschi ha annunciato che è allo studio «un bonus sport per le famiglie meno abbienti e con più figli» di cui ha già parlato con il ministro Abodi.