Corriere della Sera, 29 agosto 2023
I sospetti di filo-putinismo su Vannacci
Dal libro del generale Roberto Vannacci, Il mondo al contrario , pagine 147 e 148: «Per non parlare della Russia, ed in particolare di Mosca, dove incontravo, ben dopo l’imbrunire nei grandissimi e bellissimi parchi cittadini, donne sole e mamme con bambini che assaporavano il fresco delle sere estive senza il benché minimo timore di essere molestate da qualcuno. “Ma là c’è un dittatura” – tuona qualcuno – come se una delle caratteristiche delle democrazie fosse quella di autorizzare ladri, stupratori e criminali a esercitare liberamente le loro attività. E il problema è anche questo. Se la democrazia non riesce a dare risposte concrete soprattutto nei confronti della delinquenza comune e di quei reati, come i furti, che toccano più di ogni altro il cittadino, allora l’elettorato si rivolgerà verso sistemi diversi, verso forme di governo più efficaci nei confronti dei malviventi».
Se poi questo significhi migliorare le democrazie o preferire le dittature, come quella di Putin, il generale non ce lo dice, lo lascia al lettore, ed è una tecnica che accompagna tutto il libro.
Ma Bruno Vespa aggiunge un di più a quello che a prima vista poteva apparire un tormentone di fine agosto, sulla traccia del «Colonnello Buttiglione», il personaggio radiofonico e cinematografico parto del genio di Mario Marenco. Ed è un di più inquietante. «Un uomo con il curriculum di Vannacci – scrive – non viene congelato all’Istituto geografico militare senza una ragione precisa. E la ragione sta nelle posizioni estremamente favorevoli a Putin maturate nel periodo in cui è stato addetto militare a Mosca dal febbraio 2021. Incarico delicatissimo anche perché è coinciso con l’aggressione all’Ucraina un anno dopo. È stata questa posizione a bruciare la brillantissima carriera di Vannacci: una nazione Nato esposta come la nostra in favore dell’Ucraina non può avere a un alto livello militare ambiguità di questo genere». E un politico attento alla geopolitica come Fabrizio Cicchitto avverte: «Attenzione, quando si parla di politica estera, le cose da grottesche diventano serie. Dietro il generale c’è una manina russa per dividere la destra». E Andrea Crippa, vicesegretario leghista: «Se Vannacci dovesse decidere di candidarsi, le porte della Lega sono spalancate».
Il generale Vannacci risponde a metà del secondo squillo. È in vacanza e non ha letto le accuse. Poco importa se il primo approccio somiglia a quello di politici consumati. «Sono solo speculazioni. Non parlo di cose che riguardano il mio servizio. Sono un soldato, non posso. Macché filorusso, io sono stato cacciato da Putin e da Lavrov».
Non fu un’espulsione ad personam, ma seguì la ritorsione russa dopo la cacciata dall’Europa dei suoi diplomatici, dopo l’orrenda strage di civili a Bucha.
«Nulla posso dire sulla politica russa. Mosca è una città ultra sicura, pulita, vivibile. Lì ho visto frontiere sicure e immigrazione controllata, è un dato di fatto».
Non ha visto altro? Repressione del dissenso, una guerra inaccettabile. «Lei fa speculazione. Io non do giudizi politici. Io mi attengo alle regole. Non parlo del governo, dei leader, della Ue, della Nato, non do giudizi sulla guerra in Ucraina, né su Putin. Io sono un soldato e se interpellato dalle gerarchie rispondo: Comandi!».
Dal libro di Vannacci, pagine 116 e 117: «In Russia c’è lavoro, e ce n’è anche tanto. Rispetto a molti posti del mondo, vi si vive anche abbastanza bene... In Russia, nonostante l’incredibile estensione del territorio e l’impossibilità di gestirne e controllarne le frontiere, l’immigrazione clandestina non esiste o è un fenomeno relegato alle popolazioni nomadi delle steppe asiatiche. Il clandestino in Russia non lo vai a fare perché sai che non avrai vita facile... A chi viene accettato è garantito il contratto di lavoro e il contratto per la casa prima ancora dell’ingresso nella terra degli Zar. Se poi non rispetti le leggi e la cultura locale, oltre a finire in carcere per gli eventuali reati commessi, vieni rispedito al mettente senza troppi complimenti... Certo è più facile e conveniente venire in Europa. In Italia se rubi, molesti il prossimo o non paghi il biglietto del treno mica ti rimandano a casa!».
Ancora Vannacci: «Ma secondo lei un militare come me che ha lavorato per 37 anni con gli Stati Uniti è filorusso?». Il tenente colonnello Fabio Filomeni però, suo sostenitore, è esplicito nella difesa della Russia e nella critica alla Nato. «Filomeni è un mio amico e ho condiviso tanto con lui, ma i suoi giudizi sono i suoi e io non li commento. Lo ripeto ancora una volta: io sono un soldato».