il Fatto Quotidiano, 29 agosto 2023
Tutti gli stupri e i delitti a Caviano
Ci sono sei casi di pedofilia acclarati, e culminati in condanne, scoperti tra il 2016 e il 2018 a Caivano. Di questi, cinque avvennero nello stesso palazzo del parco Iacp, nei pressi del Parco Verde, dove viveva e fu uccisa, lanciata nel vuoto da una finestra, il 24 giugno 2014, la piccola Fortuna Loffredo. Aveva appena 6 anni, per la sua morte è stato condannato Raimondo Caputo, convivente della mamma di una amichetta di Fortuna, Marianna Fabozzi, a sua volta condannata per concorso in violenza sessuale sulla più piccola delle sue tre bambine, anche loro violentate da Caputo. Ci fu un’indagine anche sulla morte di suo figlio, Antonio Giglio, precipitato in circostanze simili a quelle di Fortuna, ma il processo si è concluso con le assoluzioni.
Sul corpicino di Fortuna i medici incaricati di assistere all’autopsia trovarono tracce di rara violenza sessuale. “Con le cimici piazzate in un appartamento per indagare sull’omicidio di Fortuna, ascoltammo un altro caso di pedofilia, di un padre che abusava della figlia”, ricorda il procuratore capo di Napoli Nord di allora, Francesco Greco. Il magistrato in pensione si riferisce a Salvatore Mucci, l’inquilino di Parco Verde che per primo soccorse Fortuna dopo il volo di otto piani. Mucci fu intercettato perché si ritenne che non aveva detto tutto sulle circostanze del ritrovamento della bambina. E così gli investigatori ascoltarono praticamente in diretta i rumori dell’orrore. Fu arrestato nel dicembre 2014, per aver abusato della figlia di 12 anni, e poi condannato. Sul fenomeno della pedofilia diffusa a Caivano, Greco riferì in commissione parlamentare antimafia, spiegando fatti e contesti. “Un fenomeno diffusissimo”, spiega il magistrato al Fatto, sottolineando “l’interesse dei clan di camorra a mantenere il quartiere del Parco Verde nell’assoluto degrado urbanistico e ambientale, così da favorire ulteriore criminalità e le condizioni per reclutare manovalanza”. Greco, che in commissione antimafia definì il Parco Verde “una enclave della criminalità”, nelle sue indagini si ritrovò ad affrontare storie che coinvolgevano “bambine private della loro infanzia, già sessualizzate in giovanissima età”. Oggi ricorda di aver avviato un’indagine sul fenomeno, sintomo di degrado, delle occupazioni abusive nei palazzi dell’area. Carte trasmesse alla Corte dei conti e culminate dopo qualche anno in una condanna erariale di un milione per sei ex funzionari comunali.
Intanto continua a soffiare una brutta aria per le famiglie delle bambine di Caivano di 11 e 13 anni vittime degli stupri di gruppo da parte di un gruppo di almeno 6 persone – i maggiorenni indagati sono due, hanno 19 e 18 anni – e già trasferite in una comunità protetta su decisione dei Tribunale dei minori. “Aiutateci ad andare via, per dare un futuro ai nostri figli”, questa la sintesi dell’appello al governo veicolato attraverso l’avvocato Angelo Pisani, che invoca per i suoi assistiti “la stessa strada di Mimma (la mamma di Fortuna, ndr) che ora vive altrove, lontano da questo inferno. Lo Stato che aiuta i pentiti di camorra a maggior ragione dovrebbe farlo per aiutare i bambini che in queste periferie rischiano addirittura la vita”.
Al Fatto risulta che entrambe le famiglie hanno chiesto di andare a vivere altrove. Per scappare da un clima di omertà, dalle minacce, dalla paura di ritorsioni. La fuga di notizie, in assenza di misure cautelari, ha compromesso le indagini e messo a rischio l’incolumità di diverse famiglie e di decine di persone. All’omelia della domenica, il parroco don Maurizio Patriciello ha contato solo una dozzina di fedeli. Il terrore si è impossessato di tanta gente perbene. Dai boss, dai capi delle piazze di spaccio dalle quali provengono un paio di ragazzini del branco, sarebbe partito l’ordine di non solidarizzare con il dramma delle bambine. La semplice presenza alla funzione del parroco anticamorra potrebbe essere interpretata come un gesto ostile alle famiglie dei signori della droga. Il procuratore di Avellino, Domenico Airoma, fu uno dei pm che indagò sull’omicidio di Fortuna. Al Fatto dice: “Sarò a Caivano per partecipare a una messa di don Maurizio, voglio stare vicino a lui e alla sua comunità”. E commenta: “Ricordo bene l’omertà che attraversò le nostre indagini, solo grazie a una amichetta di Fortuna riuscimmo a giungere alla verità. Dal contesto del Parco Verde, dagli adulti c’è da aspettarsi veramente poco”. Come dire che i sei casi sono solo quelli scoperti.