la Repubblica, 29 agosto 2023
Il discorso di Sacha Baron Cohen
Reverendo Sharpton, membri della famiglia King, grazie per avermi invitato qui con voi, oggi. È per me un grandissimo onore. Devo molto a ciò che il dottor King ci ha lasciato e al lavoro del King Center. Quando ero uno studente universitario, a 19 anni, venni ad Atlanta per preparare la mia tesi sul movimento per i diritti civili e soggiornai presso la storica YMCA di Butler Street. Non dimenticherò mai come fui accolto dal personale del King Center e dalla gente di Atlanta. Lì ho imparato come i neri e gli ebrei americani – assieme a persone di tante altre fedi – hanno unito le loro forze, sono andati in prigione insieme, hanno sacrificato le loro vite insieme e insieme hanno ottenuto vittorie storiche per i diritti civili. La loro coraggiosa alleanza è una grande lezione che non possiamo mai dimenticare: quando siamo uniti, possiamo affrettare il giorno in cui – come proclamò il dottor King – tutti “i figli di Dio potranno vivere su questa terra con dignità e onore”.
Coloro che ostacolano l’uguaglianza e la libertà vedono la forza della nostra unità e proprio per questo cercano didividerci. Fanno appello ai peggiori istinti dell’umanità, che spesso ribollono appena sotto la superficie. L’ho sperimentato anche nel mio lavoro.
Nei panni di Borat, il primo giornalista di fake news, intervistai alcuni studenti universitari, tre ragazzi bianchi con il berretto da baseball e la polo. Dopo aver bevuto un po’, cominciarono a raccontarmi in che cosa credevano davvero.
Mi chiesero se nel mio Paese le donne erano schiave. Mi spiegarono come qui, negli Stati Uniti, “gli ebrei” abbiano “il sopravvento”. Quando chiesi loro se in America c’erano gli schiavi, mi risposero: “Magari!”. “Dovremmo avere degli schiavi”, disse uno, “sarebbe un Paese migliore”.
Quei giovani avevano fatto una scelta. Avevano scelto di credere ad alcune delle bugie più vecchie e vili che sono sempre alla base di ogni odio. Per questo mi addolora doverlo ripetere ancora una volta. L’idea che le persone di colore siano inferiori è una bugia. L’idea che gli ebrei siano pericolosi e onnipotenti è una bugia. L’idea che le donne non siano uguali agli uomini è una bugia. L’idea che le persone queer siano una minaccia per i nostri figli è una bugia.In altre occasioni, ho visto delle persone che facevano una scelta diversa.Nei panni di Borat, una volta feci cantare a un intero bar in Arizona “Throw the Jew down the well” (Butta l’ebreo nel pozzo), rivelando l’indifferenza della gente nei confronti dell’antisemitismo. Quando provai a girare la stessa scena in un bar di Nashville, però, le cose andarono in un altro modo. La gente cominciò a fischiare. E alla fine mi buttarono fuori da quel bar.Quelle persone hanno fatto la scelta che ci porta tutti qui oggi: hanno scelto di credere alla verità, e la verità è che siamo tutti meritevoli di rispetto, dignità e uguaglianza, indipendentementeda chi siamo, dal nostro aspetto, da comepreghiamo o da chi amiamo. Possiamo sempre scegliere. Oggi, le scelte che facciamo sono più importanti che mai, perché le forze dell’odio hannouna nuova arma che non era disponibile nel 1963: i social media. Alcune piattaforme dei social media amplificano deliberatamente quei contenuti che scatenano l’indignazione e la paura, compresa la paura dell’“altro”.Questa tecnologia offre un vantaggio agli intolleranti. Sono passati dai raduni del Klan alle chat room, dai cortei ai messaggi in bacheca. È così che diffondono le loro porcherie, reclutano nuovi membri e pianificano i loro attacchi. E tutti abbiamo visto con quali risultati mortali. C’è un’impennata dei crimini d’odio, degli omicidi contro minoranze religiose ed etniche. E, all’altro capo, assistiamo a un attacco alla democrazia stessa: odio e violenza che non dovrebbero trovare posto nelle nostre società pluralistiche.Oggi facciamo una scelta diversa e chiediamo a tutti di unirsi a noi per opporsi all’odio, alle cospirazioni e alle bugie, soprattutto sui social media.A tutti quelli che stanno online, quando qualcuno cerca di dare la colpa dei problemi del mondo a gruppi vulnerabili, dico: non credeteci. Non cliccate sulle cospirazioni. Non mettete il vostro “Like” alle menzogne. Imparate a conoscere i fatti. “L’istruzione”, come disse Nelson Mandela, “è l’arma più potente che abbiamo per cambiare il mondo”. A tutte le aziende che fanno pubblicità sui social media, dico: queste piattaforme non possono sopravvivere senza i vostri dollari. Senza le vostre entrate, gli “influencer” razzisti non possono diffondere la bugia che gli immigrati e le persone di colore stanno cercando di “sostituire” i cristiani bianchi. Aziende: ritirate le vostre pubblicità dalle piattaforme che diffondono razzismo, odio e bigottismo. A tutti gli amministratori delegati dei social media che si sono arricchiti grazie ad algoritmi che contribuiscono ad alimentare la crisi della salute mentale dei nostri figli e la polarizzazione delle nostre società, dico: cambiate il vostro modello di business. Smettete di usare l’odio per aumentare il profitto. Per una volta, usate i miliardi di dollari che avete guadagnato per costruire un prodotto che non sia tossico, ma sicuro.
Infine, a coloro che sono stati eletti... Qui negli Stati Uniti, sono passati quasi trent’anni da quando il Congresso approvò norme significative su Internet, in gran parte perché le società di social media hanno speso centinaia di milioni di dollari per bloccarle. Nel frattempo, da Pittsburgh a Buffalo e ora a Cedar Glen, l’odio nel mondo virtuale uccide nel mondo reale. Quante altre persone devono morire? Membri del Congresso, è ora di ritenere queste società di social media responsabili dei danni che causano. Abbiamo sempre la possibilità di scegliere. Oggi, mentre altri diffondono bugie, noi scegliamo la verità. Mentre altri alimentano cospirazioni, noi scegliamo i fatti. Mentre altri alimentano l’odio e la divisione, noi scegliamo l’empatia e l’unità che ci permettono di progredire insieme, per l’uguaglianza, per la dignità e per la democrazia, soprattutto qui negli Stati Uniti. Un grazie di cuore a tutti.
Traduzione di Luis E. Moriones Testo del discorso tenuto dall’attore e attivista Sacha Baron Cohen in occasione del 60° anniversario della Marcia di Martin Luther King su Washington per i diritti civili.