Corriere della Sera, 28 agosto 2023
A Roma l’incontro storico tra i ministri di Libia e Israele
Il palazzo della Galleria De Bono stava su corso Vittorio Emanuele e adesso i buchi delle finestre senza vetri affacciano su shara Istiqlal, via dell’Indipendenza, così l’hanno chiamata i libici. Gli appartamenti restano vuoti, Muammar Gheddafi li aveva confiscati alle famiglie ebree già espulse e ridistribuiti a inquilini che poi ha di nuovo cacciato. Era il centro elegante della comunità nella capitale, ora potrebbe diventare il simbolo dell’avvicinamento diplomatico tra Israele e Libia. Eli Cohen, che era stato a Roma a metà luglio, ci è tornato in segreto la settimana scorsa per vedere Najla Mangoush. È il primo incontro tra i due ministri degli Esteri delle nazioni che ai tempi del dittatore ucciso dai ribelli nel 2011 erano nemiche. Non è il primo approccio: i due fronti che si dividono il Paese nordafricano hanno già cercato sostegno a Gerusalemme negli scorsi mesi. Il premier Abdul Hamid Dbeibah avrebbe incontrato il capo del Mossad ed era stato anticipato da una visita a Tel Aviv dal figlio del generale Khalifa Haftar. Entrambi con la promessa di normalizzare le relazioni, entrambi con il problema per poterla mantenere di dover diventare l’unica autorità nella Libia divisa. In mezzo l’Italia. Cohen ha spiegato che il vertice con la collega araba – squadra Dbeibah, il governo a Tripoli – è stato organizzato grazie alla mediazione e ospitalità di Antonio Tajani. Che commenta: «Assistiamo con piacere se c’è un dialogo tra Paesi che prima non si parlavano». Ed è una riunione «storica» per Noemi Di Segni, presidentessa dell’Unione delle comunità ebraiche italiane: «Semina la speranza di poter superare decenni di oblio e di inaccessibilità, ricordando che grazie all’accoglienza italiana si è riusciti a preservare la cultura specifica degli ebrei libici». Gli israeliani – sono loro ad aver reso pubblica la notizia – fanno sapere che i due ministri hanno parlato di «preservare il patrimonio ebraico in Libia in cambio di aiuti alimentari e tecnologia per l’agricoltura». Ancora più importante diventerebbe coordinare le esportazioni di gas naturale con l’Egitto come altro vertice del triangolo e l’Italia come possibile approdo energetico verso il resto dell’Europa. Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, spera di poter allargare la rete dei rapporti con i Paesi arabi iniziata con gli Accordi di Abramo. Ha bisogno di successi internazionali da portare a casa, dove le proteste contro il suo piano giustizia, considerato anti-democratico dagli oppositori, non si fermano da otto mesi.