Corriere della Sera, 28 agosto 2023
La carica dei genitori contro le bocciature
Bocciature a scuola e ricorsi al Tar. Ma solo uno su dieci viene accolto dai giudici. Numerose però le cause intentate dai genitori. Le proteste dei presidi: i genitori, in questo modo, rischiano di fare male ai propri figli che non si abituano agli ostacoli e alle difficoltà. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato che investirà della questione un gruppo di esperti.
L’ultimo caso riguarda una scuola in provincia di Venezia: un ragazzo era stato bocciato con 54/100 perché aveva fatto un pessimo esame anche se, per ammissione dei suoi stessi professori, il suo rendimento era stato buono. Il Tar ha disposto che il giudizio venga cambiato e lo studente sia promosso con 60/100, il minimo, pazienza se all’orale si era impappinato. Qualche giorno fa era stata la volta della bambina di prima media a Tivoli, insufficiente in sei materie, promossa su richiesta del Tar del Lazio. Poi c’è il caso dello studente del liceo socio-pedagogico di Jesi: mentre era pendente il ricorso, il ministero ha mandato l’ispezione e il suo 58/100 è stato trasformato in un 60/100.
Sono i casi più clamorosi. Ma anche il Tar di Bolzano, quello della Campania, i giudici siciliani e quelli della Sardegna si sono occupati di scuola, di voti e bocciature: a Venezia le cause pendenti nell’ultimo anno sono state una trentina, una dozzina le ultime decisioni. Alcune sono arrivate anche dopo un anno dalla presentazione del ricorso. La maggior parte comunque dà torto alle famiglie: secondo i calcoli di Michele Bonetti, avvocato che si occupa da anni di diritto scolastico, soltanto un ricorso su dieci viene accolto. Intanto, dopo questi ultimi casi, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato che investirà della questione dei voti, delle bocciature e dei ricorsi un gruppo di esperti per capire se nell’attuale disciplina c’è qualcosa da cambiare.
«Quando ero preside a Milano – racconta Amanda Ferrario, preside dell’Istituto Tosi di Busto Arsizio – avevamo bocciato uno studente che aveva diverse insufficienze, una anche in educazione fisica. I genitori vennero a scuola e mi minacciarono, poi fecero ricorso al Tar che diede ragione alla scuola spiegando che non ci sono materie secondarie. Detto questo penso che i genitori che fanno ricorso rischiano di fare male ai propri figli che non si abituano agli ostacoli e alle difficoltà».
Le cause costano – qualche migliaio di euro almeno – e dunque molti ci pensano bene prima di procedere: «Indicano anche una certa sfiducia nella scuola, è un peccato. I genitori che arrivano al Tar di solito hanno ignorato i segnali che ci sono stati durante l’anno».
«Con il Covid e la Dad è possibile che ci sia stata qualche ulteriore incomprensione – spiega Cristina Costarelli, preside del Liceo Newton di Roma e presidente dell’associazione presidi del Lazio – Il problema con le bocciature è dovuto al fatto che la valutazione ha una doppia natura: è un momento del processo formativo e di crescita e al tempo stesso un atto amministrativo, c’è una parte sostanziale e una formale. Il Tar si occupa di questa seconda natura, ma spesso questi scontri con le famiglie si potrebbero risolvere in modo più proficuo parlandosi e cercando una strada che aiuti veramente lo studente». Al Newton – dove di ricorsi negli ultimi dieci anni non ce ne sono stati – nel piano dell’offerta formativa, è scritto che il voto finale non è la media aritmetica dei voti dei compiti in classe ma va valutato lo studente nel complesso: è un modo di sostenere i professori nel loro giudizio. «Un po’ di preoccupazione gli insegnanti ce l’hanno. Io dico sempre che bisogna coinvolgere la famiglia». Certo con il registro elettronico i genitori sono informati in tempo reale delle performance scolastiche dei figli e risulta strano che cadano dalle nuvole a fine anno.
«Molte cause riguardano gli studenti con il dsa, disturbi specifici dell’apprendimento – spiega ancora l’avvocato Bonetti —. Sono poche quelle che si vincono perché finora la giurisprudenza del Tar è stata molto rigida».
Il punto è come uscire da questa spirale di incomprensione scuola-famiglie, come trovare soluzioni prima di arrivare in tribunale: «Errori formali nei verbali degli scrutini ci possono essere – spiega Michele Monopoli che è stato preside al Carducci e al Beccaria a Milano – ma le scuole devono fare uno sforzo maggiore per connettersi con gli studenti, dare risposte al disagio giovanile. A volte invece prevale una visione conservatrice della valutazione che rischia di essere poco utile e di spingere verso l’eccesso opposto di chi vuole scuole senza voti. Bisogna fare molta attenzione».