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 2023  agosto 28 Lunedì calendario

Intervista a Annie Lennox

Con la sua voce ha scolpito gli anni Ottanta. Annie Lennox è ciò che si definisce una leggenda del rock, una delle cantanti più importanti della musica internazionale. Negli Eurythmics ha realizzato successi indimenticabili come Sweet dreams, Here comes the rain again, There must be an angel. Poi, negli anni Novanta, la carriera solista e la scoperta dell’impegno sociale, i concerti per Amnesty International, per Greenpeace, contro l’Apartheid in Sudafrica.
Tra pochi giorni la cantante scozzese tornerà a esibirsi per uno scopo benefico, la lotta alla poliomielite con il progetto “End polio now” del Rotary Club. L’appuntamento è il 10 settembre a Roma, all’interno del parco archeologico del Colosseo, per il concerto Time for change di cui Lennox sarà la superospite, come ci spiega in collegamento video dalla sua casa di Los Angeles: «Questo è il mio studio. Quella grande scritta “Hollywood” che vede sul muro dietro a me serve a ricordami sempre dove mi trovo», dice ridendo.
La solidarietà la impegna da più di vent’anni.
«Ho sempre avuto consapevolezza del mondo intorno a me e ho sempre sentito che avrei voluto contribuire in qualche modo. La musica è un linguaggio che può unire le persone.
Siamo in un momento di grandi sfide».
Ora la lotta alla polio.
«Molti pensano che la poliomielite sia stata sradicata ma nel mondo ci sono tanti paesi in cui è ancora un problema».
Il vaccino resta la soluzione, cosa pensa dei tanti anti-vax anche nel mondo della musica?
«Credo che ognuno sia l’unico responsabile nell’esprimere la propria opinione. Io sono grata di essere stata vaccinata contro la poliomielite, sono nata nel 1954 e ho visto tanti bambini con le protesi per le gambe. Mi sono vaccinata anche contro il Covid. Contro la polio ilRotary ha finora immunizzato 3 miliardi di bambini nel mondo».
Qual è il momento della sua carriera che ricorda con più piacere?
«Ce ne sono tanti, ma il culmine è stato quando ho cantato con David Bowie al tributo per Freddie Mercury, allo Stadio Wembley, perché è letteralmente imbattibile, un punto davvero alto per la mia esperienza di ascoltatrice».
Il video in rete è da brividi, alla fine quasi vi baciaste.
«Fu intimo ma non l’avevo preparato. Ora le dico una cosa che suonerà un po’ cupa ma avevo scelto un makeup dark, quella sera nell’aria c’era il tema dell’Aids, un problema enorme, allora non c’erano ancora cure efficaci e in tanti paesi si moriva come mosche. Una sensazione di morte che si faceva sempre più vicina, così ho pensato che mi potevo avvicinare a David per cercare di abbracciarlo: lui per contrasto fece questa cosa bella di restare impassibile, dritto come un’entitàforte, potente. Ne venne fuori un momento elettrico, indimenticabile. Quella è davvero una scena vicina alla perfezione».
Le sue due figlie sono entrambe artiste: dà mai loro dei consigli?
«Tali dipinge e abbiamo bellissime conversazioni sull’arte che crea, ma lei è molto indipendente e determinata, non ha bisogno di consigli. Con Lola abbiamo anche cantato insieme ma io sto molto attenta a non spingerla in alcuna direzione, non lo farei mai, voglio solo appoggiarla nelle sue scelte».
Ci sono piani di reunion per gli Eurythmics?
«C’è stata una rimpatriata l’anno scorso per l’ingresso del gruppo nella Rock’n’roll Hall of Fame ma nessun desiderio di tornare come band. Ho piani per un ritorno da solista ma è presto per entrare nel dettaglio, posso dirle che sono in un periodo molto creativo e che l’esperienza del Covid mi ha toccato nel profondo, facendomi capire quanto sia fondamentale essere resilienti in un momento di crisi globale, proprio mentre ci avviciniamo a un punto di non ritorno».
Nel suo ultimo album, “Lepidoptera”, suona brani di piano solo, è la musica che accompagna la sua installazione “Now I let you go”, in mostra al Mass MoCA e in diversi musei.
«È l’idea di un sito archeologico che restituisce oggetti che parlano di me e della mia vita. Quando si invecchia si ha la necessità di riflettere per guardarsi da una diversa prospettiva, per capire che ogni cosa è temporanea, e che questo vale per tutti».
Cosa canterà al Colosseo?
«Proporrò cinque o sei brani, solo voce e pianoforte. Ci saranno le canzoni che amo di più, suonate e cantate nel modo in cui sono nate, ascolterete di sicuro There must be an angeleHere comes the rain again».