Domenicale, 27 agosto 2023
La ricerca di Dio
Ci sono domande sempre attuali. Cambiano i generi letterari e le verità (che crediamo di possedere) ma alcune questioni non tramontano. Verso la fine del XIX secolo, mentre i positivisti affermavano che ogni riferimento va ripensato con i dati delle scienze sperimentali, Dostoevskij fa proferire a Ivan Karamazov: «Se Dio non esiste, tutto è permesso». Il sommo scrittore riportò al centro di ogni questione umana il rapporto con il divino; negli stessi anni Nietzsche annunciava la «morte di Dio», mentre taluni allievi di Hegel ne negavano l’esistenza. Tutto questo irruppe nel Novecento, secolo che cercò di emanciparsi da Dio. Lo testimonia il regista Ingmar Bergman che ripensa l’uomo sotto le vesti del crociato Antonius Block, il medesimo che ne Il settimo sigillo gioca la memorabile partita a scacchi con la Morte. Il soggetto del film fu tratto dal dramma Pittura su legno, scritto dallo stesso Bergman anni prima. Quali domande pone Antonius?
Perché, si chiede, «non posso uccidere Dio in me stesso? Perché continua a vivere in me, sia pure in modo vergognoso e umiliante, anche se io lo maledico e voglio strapparlo dal mio cuore? E perché, nonostante tutto, egli continua a essere uno struggente richiamo di cui non riesco a liberarmi?». E ancora: «Vorrei sapere senza fede, senza ipotesi. Voglio la certezza. Voglio che Dio mi tenda la mano e scopra il suo volto nascosto e voglio che mi parli».
Sembra un personaggio di Dostoevskij. Abbiamo trascritto le sue parole giacché sono state ricordate in una nuova opera dal titolo Anima, corpo, relazioni, che è una storia della filosofia in prospettiva antropologica in tre volumi, realizzata da numerosi studiosi (è curata da Massimiliano Marianelli, Letterio Mauro, Marco Moschini e Giuseppe D’Anna).
La ricerca pone al centro la questione antropologica e cerca risposte sull’uomo anche in Pindaro o in Omero, prima di lasciare la parola ai maestri greci, medievali o moderni. Sono ripresentati filosofi e studiosi della psiche ma anche registi: oltre Bergman c’è, tra gli altri, Carl Theodor Dreyer, vicino a Kierkegaard. Poi – nel terzo volume sul mondo contemporaneo – s’incontrano scrittori che vanno oltre la letteratura, quali Borges o Camus. C’è Dostoevskij; non mancano Kafka o Bulgakov.
Si trova molto altro: teologi come Karl Barth (non soltanto Teilhard de Chardin), filosofi analitici, esistenzialisti, fenomenologi, economisti o idee di management. Tutti cercano l’uomo al pari di Diogene che, per trovarlo, girava di giorno con una lanterna accesa. Pindaro, nelle Pitiche, definì questo essere speciale «il sogno di un’ombra».