il Fatto Quotidiano, 27 agosto 2023
Giorgia spende più degli altri
Nei primi sei mesi di governo, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha speso più dei suoi ultimi predecessori in missioni e viaggi istituzionali in Italia e all’estero. A certificarlo sono i report sugli “Importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici”, resi noti dalla Presidenza del Consiglio fino al mese di aprile, gli ultimi dati disponibili. La leader di Fratelli d’Italia è la premier che negli ultimi anni ha speso mediamente di più per ogni missione nei primi sei mesi di governo: più degli esecutivi di Draghi, Conte-2, Renzi e Gentiloni. Il record riguarda soprattutto le spese legate a pernottamenti e pasti. Buona parte di questi costi sono spesso necessari (a partire dall’utilizzo del volo di Stato) e, in molti casi, obbligatori perché per i movimenti istituzionali della premier devono essere garantite tutte le norme di sicurezza necessarie. A far variare i costi è soprattutto la delegazione istituzionale: Meloni si fa notare per le delegazioni più corpose, con un record di quelli esterni al suo team di Palazzo Chigi.
Le spese sono formate da tre componenti: il costo del trasferimento (aerei, automobili, treni), il pernottamento e i pasti, infine l’indennità di missione. La voce che pesa di più nei viaggi è quella legata a vitto e alloggio e su questo Meloni segna un record rispetto agli altri premier: dei circa 302 mila euro spesi per le sue 26 missioni, circa 194 mila riguardano pernottamento e pasti (pari al 64% della spesa totale). Poco più bassa la percentuale del Conte-2 con 254 mila euro su 410 mila (62%), cifra più alta in valore assoluto ma più bassa in rapporto al numero di missioni (56, il doppio di Meloni). Draghi è al 59% con 50 mila su 86, mentre scendono le spese per vitto e alloggio nei governi Conte-1 (40%), Renzi (39,2%) e Gentiloni (31%).
Il costo medio delle missioni di Meloni è pari a 11 mila 600 euro. Il suo predecessore Draghi, nello stesso periodo, aveva speso 85 mila euro per 11 missioni con una media di 7 mila e 800 euro a viaggio, mentre nei primi sei mesi del governo giallorosso, Giuseppe Conte aveva speso 410 mila euro, però per il doppio delle missioni (56) con una media di 7 mila e 300 euro l’una. Più bassi invece i costi dei governi Gentiloni e Renzi che, in media, si concentrarono poco sulle missioni internazionali nei primi 180 giorni di governo e più su quelle italiane (dunque meno costose): l’attuale commissario europeo a Palazzo Chigi aveva fatto 34 viaggi per un costo di 196 mila euro (mediamente 5 mila 700 euro), mentre il senatore di Firenze ne aveva fatti 57, per un costo totale di 140 mila euro, 3 mila di media.
L’unica eccezione è quella del governo Conte-1 che nello stesso periodo di tempo ha speso 318 mila euro, con una media di 12 mila a missione. I due casi però sono difficilmente paragonabili: nei primi sei mesi, il premier gialloverde partecipò a un G7 in Canada, fece due visite negli Usa, tre Consigli europei, un viaggio a Mosca, due visite in Africa e una in India. Il costo delle missioni del Conte-1 si era notevolmente alzato a metà novembre, superando i 700 mila euro: un’impennata dovuta alla conferenza internazionale sulla Libia che si tenne a Palermo e che portò a ospitare 4 delegazioni libiche. Per quanto riguarda i viaggi “costosi”, nel primo semestre di governo, Meloni ha partecipato alla Cop27 in Egitto, al G20 in Indonesia e a una missione unica tra India ed Emirati. La spesa media, in sintesi, è quasi uguale, ma il “primo” Conte è andato in posti più lontani e con missioni più prolungate. A pesare sul costo dei viaggi sono soprattutto le delegazioni che in questi mesi hanno accompagnato la premier. La media delle persone che Meloni ha portato con sé è la più alta, escludendo Draghi: 478 persone per 26 viaggi con una media di 19 persone a missione. Più bassa la media del Conte-2 e di Gentiloni (si fermano a 17 persone per missione) mentre il Conte-1 toccò quota 19, come la premier. Draghi invece arriva a 21 persone, ma c’è un motivo che lo rende poco paragonabile agli altri premier: l’ex banchiere centrale ha svolto solo 11 missioni, concentrate tra maggio, giugno e luglio del 2021. Questo perché l’inizio del suo governo fu durante la pandemia Covid-19 e i viaggi furono ridotti all’osso. Quella delle delegazioni esterne alla Presidenza del Consiglio è un’anomalia meloniana: nelle sue 26 trasferte, sono state ben 30 le persone arrivate “da fuori”. Il quintuplo di quelle di Conte, mentre era stata una soltanto per Draghi e zero per Gentiloni e Renzi.