il Giornale, 26 agosto 2023
Sul bilancio del Giornale
Negli ultimi giorni il bilancio 2022 del Giornale – chiuso con 12,2 milioni di perdite – è stato oggetto di articoli tendenti a sottolineare gli elevati costi del personale. Il comitato di redazione intende allora precisare che il problema economico del Giornale non riguarda il 2022 e non sta nei costi dei giornalisti, bensì viene da lontano e riguarda i ricavi dell’azienda, vale a dire vendite e pubblicità. Questo aggregato, 5 anni fa, nel 2017, era pari a 32,8 milioni, realizzati con una redazione di 88 giornalisti e costi complessivi del personale di 15,3 milioni. Da allora questa redazione è stata tagliata fino alle attuali 51 unità, mentre il costo annuo di tutto il personale dell’azienda (83 dipendenti) è sceso oggi a circa 8,5 milioni. Tale redazione produce oggi lo stesso volume di pagine e contenuti del 2017, ma nello stesso tempo i ricavi si sono ridotti a 18,4 milioni. Ciò significa che, a fronte di tagli indiscriminati e tre anni di cassa integrazione con riduzione degli stipendi nell’ordine del 20%, mentre la redazione continuava a fare il suo lavoro, l’azienda non metteva in atto alcuna strategia né editoriale, né distributiva volta almeno a contenere il calo del fatturato, come noi stessi abbiamo più e più volte sollecitato, anche con idee e proposte rimaste sempre inascoltate. Per quanto riguarda nello specifico il bilancio 2022 e i 12,2 milioni di perdite, anche qui ogni addebito relativo ai costi del personale risulta infondato. Il rosso del conto economico è peggiorato rispetto agli 8,1 milioni di perdite del 2021 non certo a causa dei costi di chi lavora qui. A pesare sono stati come sempre i ricavi dalle vendite, a cui si sono aggiunti oneri una tantum per incentivi alle uscite per circa 1 milione, oltre a sanzioni contributive per 1,8 milioni e svalutazioni varie per circa 1,2 milioni: la sola somma di queste tre voci straordinarie equivale alla differenza tra il risultato 2022 e quello del 2021. Mentre la voce salari e stipendi è ancora scesa: da 8,2 a 7,7 milioni. Infatti, come si legge sul bilancio stesso: «Il costo del personale risulta in linea rispetto all’esercizio precedente. La riduzione del costo a seguito delle politiche di ristrutturazione è stata infatti compensata dall’impatto degli incentivi all’esodo, conseguentemente si prevede un netto calo del costo del personale nell’esercizio 2023». Che è al momento stimato, come detto, a quota 8,5 milioni. Aggiungiamo che il bilancio 2022 è stato chiuso con la regia dei nuovi azionisti che – in attesa del passaggio di proprietà, imminente ma concordato fin dal dicembre scorso – sono già entrati nella stanza dei bottoni per esaminare a fondo i numeri. Non essendo nati ieri, sappiamo riconoscere una situazione tipica in ogni transazione societaria, nella quale il legittimo interesse di chi entra è fare tutta la possibile pulizia di bilancio sull’ultimo rendiconto della passata gestione, per poi chiudere al meglio l’esercizio 2023, loro primo bilancio da neo azionisti di maggioranza assoluta. Ed è quello che spiega le svalutazioni e gli oneri straordinari spesati nei conti dell’esercizio 2022. Ci auguriamo dunque che la nuova proprietà, che abbiamo chiesto di incontrare da tempo, abbia finalmente le idee per cercare di invertire vecchie tendenze, e magari anche la curiosità di ascoltarci: conosciamo questa macchina meglio di chiunque altro e sappiamo dove sono le potenzialità inespresse. Conosciamo anche i nostri limiti e le difficoltà che abbiamo davanti. Ma non consentiremo di trattare il rilancio editoriale di una testata come questa, che nel 2024 compirà 50 anni anche grazie al nostro impegno quotidiano, con le solite aride logiche dei tagli, utili solo a deteriorare la qualità del prodotto. Il comitato di redazione