La Stampa, 26 agosto 2023
Sulle bocche-cesso
Bocche spalancate davanti a uomini che fanno la pipì e il problema sta in partenza, nello sguardo che si porta dietro ogni condizionamento degno di questo nome, ogni visione di questo Paese, ogni maledetto pregiudizio.Chi ha detto che le maxi labbra rosse, con un accenno di denti da pubblicità del sorriso perfetto, sono dettagli di donna? Sì, c’è il rossetto, la linea a cuore, ma sono oggetti di fantasia, design creativo che non ha appartenenza di genere: nello specifico orinatoi che una catena di palestre ha appeso ai propri bagni nel tentativo di usare l’arte per fare scelte al ribasso. Ma se cambia il punto di vista, il gioco cade e siccome il gioco è sempre lo stesso è ora di smontarlo. Ed è pure facile farlo.L’ispirazione arriva dalla linguaccia di Mick Jagger, pensa un po’, un uomo. Una designer olandese ha trasformato il logo in caricatura da ceramica. Lei ha fatto arte, che può piacere o fare orrore però resta un’opera di creatività, le palestre hanno fatto poco esercizio mentale. Aggiungere qualche peso, per favore, se state così leggeri non si sviluppano i muscoli. La bocca sta nel bagno degli uomini, usata dopo ore di allenamento che, si sa, produce quell’effetto beatitudine e desiderio e allora tirarlo fuori davanti a due labbra ingigantite dallo stile pop produce subito una serie di associazioni a catena. Eppure le sale da ginnastica sono frequentate da moltitudini e tutti gli orientamenti sessuali sono presenti, quindi questo non è il solito episodio scandalo a senso unico, non è la donna nuda ricoperta di cioccolata in mezzo al buffet dei ricchi. Questo è un enorme cartone animato con una funzione pratica, è non c’è bisogno di scomodare Duchamp, non serve, anche se lo schema usato è lo stesso: lì era l’artista ad agire e qui tocca al pubblico. Lui decontestualizzava oggetti, qui è arrivato il tempo di decontestualizzare concetti e anche in fretta.Le bocche stanno lì, aperte, sono nei cessi maschili e quindi l’abbinamento classico è immediato: labbra, pene, sesso. Visto da qui, dalla Budapest patria del porno, dove c’è l’Academy di Rocco Siffredi, la catena di ovvietà lascive potrebbe venire ancora più spontanea e invece no. Perché se persino il porno negli anni ha scoperto il filone sostenibile, con il successo di registe donne, l’attenzione a rapporti vagamente più reali e meno acrobatici, figurarsi gli orinatoi. Non sono le bocche di Warhol prese da Marilyn, no di sicuro, però quelle danno comunque un buon esempio per l’approccio sano: Marilyn era la bomba del sesso, etichetta orrenda che l’ha così turbata da entrare nel, lungo, elenco dei motivi per cui si è suicidata, ma le bocche dell’uomo che impersona la pop art, sono un pezzo, si astraggono dal corpo, vivono di vita propria e diventano divertenti, irriverenti. Restano fascinose, chiedono attenzione e non promettono nulla perché non appartengono a nessuno.Bocche laccate alla Bettina Dupont, fotografa francese che vuole disturbare e crea intermittenza tra la più semplice delle risate e le labbra cucite a filo. L’arte contemporanea pullula di bocche e nessuno si è mai sognato di considerarla oscena. Le bocche romantiche di Man Ray tirate quanto un sogno e beffarde più di un risveglio, roba che invece di trovarti davanti alle sue labbra infinite, in un altro mondo, apri gli occhi davanti a quelle in technicolor delle palestre. Le bocche smaltate di Pino Pascali, rosso intenso, serrate, ma non impenetrabili e lì c’è tutta una storia da immaginare mentre la designer olandese ci ha fatto vedere proprio tutto nel suo fumettone sbrigativamente classificato come un invito hard.L’arte ha pure una collezione di cessi, ne abbiamo già citato il padre nobile, poi c’è il water d’oro di Cattelan, con il suo lusso tronfio. Sanitario da boss, da mega hotel pacchiano che non stonerebbe negli stadi della Super League saudita. Quello era volutamente volgare, per protestare contro l’eccesso di ricchezza e qui si parla di palestre accessibili a chiunque, ci starebbe meglio la Soft Toilet di Claes Oldenburg che è gonfiabile e magari una prova di fiato viene buona per i tapis roulant. C’è John Bratby, lui il wc lo dipinge come quotidianità deprimente, stanza puzzolente con i muri scrostati, la tazza di legno e il rotolo di carta igienica appoggiato sopra. Suggerisce subito una certa inquietudine e non è poi detto sia la stessa che provano alcuni clienti di fronte all’orinatoio tutta bocca. Non proprio un elemento d’arredo che deve per forza mettere tutti a proprio agio. Altro dato da inserire nell’immagine prima di decodificarla come invito all’abuso: qualcuno, intimidito, potrebbe avere difficoltà pure a fare plin plin.C’è arte migliore e idee molto più raffinate, ma davanti all’evidente ammiccamento al ribasso è meglio scattare in avanti e ridare un senso degno a un’operazione discutibile. Davanti a una bocca fumetto non è obbligatorio pensare a una donna sottomessa, a meno di avere pochissima fantasia e un’esistenza terribilmente triste. Quelle in cui si immagina sesso trasgressivo in palestra e si passano serate onanistiche a casa. Roba per chi ce l’ha piccolissimo. Il cervello.