La Stampa, 25 agosto 2023
Brics, la famiglia si allarga
Taipei
Il dubbio è come verrà allungato l’acronimo, ma l’espansione dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) è ora una certezza. Argentina, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Etiopia e Iran entreranno nel gruppo dal 1° gennaio 2024. Una vittoria per la Cina, che da tempo spingeva sull’allargamento di una piattaforma chiamata a riunire quel cosiddetto Sud globale di cui Xi Jinping si erge a capofila.
«La Cina è stata e sarà sempre un membro dei Paesi in via di sviluppo», ha detto ieri il leader cinese durante il forum Brics-Africa, dopo aver definito «storica» l’espansione. Una vittoria anche per la Russia, che può mostrare all’occidente di non essere sola nonostante la guerra in Ucraina e i tumulti interni. L’annuncio, dato dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, al termine della tre giorni di Johannesburg, è in parte inaspettato. Molti pensavano che sarebbero state comunicate solo regole di adesione e tabella di marcia. Ma già in plenaria si era capito che le resistenze di India e Brasile erano venute meno.
I nuovi Brics allargati “acquistano” 3mila miliardi di dollari di Pil e arrivano a quota 30mila miliardi, il 36% del Pil globale. Due terzi dei 45 mila miliardi del G7, ma con possibili altri innesti futuri. Già ora, con 3,7 miliardi di abitanti, hanno il 47% della popolazione. I nuovi membri contano il 3,7% globale delle esportazioni e il 3% delle importazioni. Il salto sul commercio è moderato, ma quello sull’energia è esponenziale. Attualmente, i membri dei Brics rappresentano circa il 20% della produzione globale di petrolio. Con l’aggiunta di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iran si balza al 42%.
Proprio l’ingresso dei tre paesi del Medio Oriente, in termini strategici, è quello più rilevante. Xi si è speso sul tema in prima persona, anche durante la sua visita di Stato a Riad dello scorso dicembre. L’ingresso dell’Argentina era voluto dal presidente brasiliano Lula. Con Egitto ed Etiopia, il Sudafrica può rivendicare una maggiore inclusione del continente africano. L’adesione iraniana è quella politicamente più delicata, visti i rapporti in essere con Stati Uniti e occidente. Ma sarà anche quella che consentirà alla Cina di rivendicare con ancora maggiore enfasi quello che racconta come un proprio successo.
Pechino ha officiato nei mesi scorsi il riavvio dei rapporti diplomatici tra Iran e Arabia Saudita, ospitando l’incontro finale. Capitale diplomatico che verrà senz’altro speso, anche per sottolineare come il “multilateralismo inclusivo” promosso dai Brics si opponga alle “piccole cerchie” (come le ha definite Xi) che sarebbero promosse dagli Stati Uniti. Un’etichetta che il Partito comunista affibbia più o meno esplicitamente al G7 e alle varie iniziative americane nel Pacifico.
Parlare di “nuovo ordine” potrebbe però essere prematuro. La Cina esporta di più verso l’Ue che verso i Brics allargati, che pesano il 14% delle spedizioni di Pechino. A conferma di un’infrastruttura commerciale che da sola non può bastare a operare una de-dollarizzazione, tema rimandato ai prossimi vertici se si eccettua l’invito ad aumentare l’uso delle proprie valute nazionali negli scambi. Le differenze tra istanze e necessità dei Paesi membri, acuite dall’allargamento, potrebbero anche creare quella che Lula ha definito «torre di Babele».
La dichiarazione congiunta finale, che utilizza molti concetti della retorica cinese con un parziale smussamento indo-brasiliano, è priva rispetto a quella del 2022 dell’impegno universale a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli Stati. Viene, però, ribadita la necessità di arrivare a una soluzione pacifica di tutti i conflitti in corso attraverso il dialogo. Reiterata più volte la rilevanza del G20, di cui i Brics ospitano peraltro i prossimi tre vertici: India a settembre, Brasile nel 2024 e Sudafrica nel 2025. In Russia, a Kazan, si svolgerà invece il primo
Resta irrisolto il nodo dei rapporti tra Cina e India. Nonostante ci si attendesse un bilaterale tra Xi e Modi (sarebbe stato il primo in oltre tre anni dopo gli scontri al confine conteso), c’è stato solo un «breve scambio informale» documentato dai media indiani. Il rapporto tra i due giganti asiatici è decisivo per il futuro della “famiglia” dei Brics e per capire se il gruppo saprà, o vorrà, anche diventare blocco. Intanto, con l’allargamento, il suo tono di voce è destinato ad alzarsi. E lo farà dalla Russia, visto che il summit del 2024 si svolgerà a Kazan. —