la Repubblica, 25 agosto 2023
La mala educazione sessuale
Se avete un figlio tredicenne è possibile che – chiuso in camera sua in questi pomeriggi senza scuola – stia dando un’occhiata al suo harem. Quello mentale lo ha esplorato, a occhi chiusi, qualunque tredicenne in qualunque epoca, ma qui si tratta di un invito più specifico e più concreto. Che arriva nelle prime schermate di un videogioco pornografico, gratuito e senza limiti di anagrafe: «Devi amarle tutte!».
Disegnato in stile manga, l’alter ego del tredicenne o chi per lui si ritrova circondato da corpi di donne nude che lo attendono, sfiorandosi i seni e masturbandosi. Le alternative di paesaggio e di avventura sono molteplici. Nel questionario preliminare, dopo avere invitato l’utente a chiudere a chiave la porta, lo si avverte: «Vedrai un sacco di scene di sesso hardcore e violenza visiva. Sei in grado di gestirlo?». Viene richiesto anche in quanti minuti si intende raggiungere l’orgasmo solitario; e se disturba che gli «scenari sessuali espliciti» abbiano per protagonisti «membri della stessa famiglia».
L’educazione erotica del maschio adolescente passa anche da qui: non da un generico contenuto pornografico, ma da un labirinto fitto di strade e di vicoli ciechi, che i genitori non nativi digitali – per quanto allenati dai grandi hub di pornografia in rete – non sospettano. Le statistiche sul tema informano che oltre la metà dei tredicenni è già entrato in contatto con materiale pornografico via internet: ma mamma e papà suppongono che basti attivare filtri e che in seguito occorre rassegnarsi all’estensione digitale dei vhs nostalgicamente rimpianti.
«I genitori non possono limitarsi a ignorare o a un sorrisetto. Devono uscire dall’imbarazzo e parlare», dice lo psicoterapeuta Alberto Rossetti. Il panorama è decisamente articolato, se non caotico, e infido. La blanda educazione all’affettività proposta a scuola è fatta di intenzioni buone e di esiti inefficaci: tanto più perché contingentata da legittimi pudori e da ansie di contestazione genitoriale. Così, l’educazione del giovanissimo maschio (e anche della giovanissima femmina) è fai da te in tutte le accezioni, ma con una sproporzione scivolosissima tra maturità, esperienza reale e campionario di coiti, pratiche estreme, azzardi visivi proposti dal grande educatore sessuale del secolo in corso: la Rete.
Pensare che il web stia allevando una generazione di potenziali stupratori è ridicolo, e l’abolizione della pornografia è una petizione di principio demenziale: semmai, come invita a fare nelle pagine di Vergogna. Considerazioni globali sulla violenza sessuale (Carocci) la studiosa Joanna Bourke si può lavorare per una pornografia “migliore”. Come fanno da tempo alcune registe, cercando di riorientare un materiale tutto giocato sull’ottica maschile più convenzionale.
E d’altra parte se Alexzandra Kekesi, la nuova manager a capo di PornHub, ha annunciato di voler “ripulire” il sito, una ragione c’è. Se cerchi scene di stupro sul portale, un avviso severo ti rammenta che c’è un limite. Ma categorie come “hard rough sex”, sesso brutale, offrono senza filtri video di rapporti in cui l’uomo stringe le mani al collo della partner fino quasi a soffocarla.
Mettiamo che sia attivo un filtro o un “parental control”: l’adolescente di turno ha campo largo e parecchie vie per aggirare gli ostacoli. Per scrivere questo articolo ho avuto consulenti teenager: mi indicano portali alternativi e mi rivelano che su Tik-Tok, nonostante una policy rigida sui contenuti, bastano alcune parole in codice per arrivare a simpatiche pornostar che agitano allusive i seni prosperosi. Con un inoffensivo hashtag che rimanda alla bacchetta del mascara, si raggiungono centinaia di video che usano la similitudine per parlare di misure del pene. Eterna ossessione maschile, a cui le ragazze rispondono con ironia: «Il mio mascara wand è di venti centimetri ed è il migliore che io abbia avuto».
Aiuto! Quanto alla pura cosmetica, le labbra ben lucidate sono indicate senza perifrasi come “labbra da pompino”. Su TikTok prevale la dimensione ludica: per questo una ragazza in top nero spiega a gesti buffi ma eloquenti come masturbare un ragazzo al meglio o farsi stimolare i capezzoli; una appariscente signora sveglia due tizi imbambolati presentandosi come loro insegnante di non so che (l’imperituro immaginario da commedia sexy).
YouTube, in apparenza castigato, propina lezioni semiserie su «come prenderla a 90°», contigue agli articoli (accessibilissimi) che propongono metodi naturali per allungare il pene o offrono consigli per eiaculare sul viso della partner «senza essere rifiutati». E se i giornaletti da edicola sono reperti archeologici, non lo sono i manga, compresi quelli vintage, con le loro perturbanti vicende di iniziazione. Illustrate senza risparmiare sui dettagli anatomici – peni grottescamente sovradimensionati e usati come armi da supereroi – e sulla meccanica: rapporti anali, pratiche BDSM (“bondage” e altro) più o meno timide. «Nel mondo dei manga – aggiunge Rossetti – c’è molto altro, una dimensione emotiva che è quella fondamentale. Gli adolescenti scindono spesso in modo radicale sesso e sentimenti, con il rischio, amplificato dalla pornografia, di dimenticare che il partner sessuale è una persona». Non un essere astratto, un automa o un sex toy incarnato. E tanto meno la comparsa incosciente di un porno amatoriale diffuso, che esonda, infiltra Telegram e WhatsApp, un reato e insieme uno spettacolo ributtante di giovanissimi maschi irresponsabili. Fatto per maschi ineducati come loro, e magari con l’età dei padri.