Oggi, 25 agosto 2023
Biografia di Edda Ciano
Il padre Benito Mussolini la definì «la figlia della miseria». Nacque il 1° settembre 1910. All’udire le urla della moglie Rachele Guidi durante il travaglio, e alla vista del sangue, colui che sarebbe diventato il capo del fascismo non resse l’emozione e svenne. Edda, la primogenita, fu partorita su un saccone riempito con i cartocci delle pannocchie di mais, in una camera dove di notte i genitori davano la caccia alle pulci, come il Duce avrebbe raccontato all’amante Claretta Petacci molti anni dopo. Sulla tomba, nel cimitero di Livorno, si legge «contessa Edda Ciano di Cortellazzo e di Buccari» e soltanto più sotto, alla quinta riga, «nata Mussolini». È sepolto lì anche il marito Galeazzo. Lei lo chiamava Gallo, per l’inesausta prestanza nelle conquiste femminili; lui, meno fantasioso, Deda.
Nel destino dei due uomini più importanti della sua vita, Edda Ciano Mussolini vide compiersi in meno di 16 mesi un dramma simmetrico, quasi shakespeariano: il primo fucilato l’11 gennaio 1944 per ordine del secondo nella città di Romeo e Giulietta; il secondo ucciso dopo aver fatto condannare a morte il primo nel Processo di Verona. Figlia e padre, moglie e marito, genero e suocero uniti per sempre da «amore, odio e perdono», come recita il sottotitolo del saggio Sangue di famiglia (Edizioni Medicea Firenze), scritto da Maurizio Sessa, giornalista che per quasi la metà dei suoi 65 anni ha lavorato alla Nazione e ora ricostruisce in 654 pagine «una vicenda troppo romanzesca per essere romanzata».
Fu proprio a causa del sangue che Galeazzo Ciano, all’epoca critico teatrale del Nuovo Paese, ebbe l’onore di comparire per la prima volta sul Corriere della Sera in un trafiletto di appena 13 righe, privo di titolo, il 13 maggio 1924, a pagina 6. Il giorno prima aveva sfidato «alla spada» Leonida Repaci, il futuro fondatore del premio Viareggio che scriveva per L’Unità, con il quale aveva avuto «una vivace discussione sull’arte drammatica». Lo scontro fu interrotto dai medici dopo che Ciano aveva ferito Repaci. «I duellanti non si sono riconciliati», annotò il quotidiano.
Tra il 1915 e il 1922, prima della Marcia su Roma, anche Mussolini sostenne cinque duelli, uscendone sempre vincitore.
«La figlia Edda aveva lo stesso carattere indomito. Si dispiaceva di essere nata femmina. Parlava di sé come di un “maschiaccio”. Amava Sandokan, l’eroe di Emilio Salgari. S’identificava con il padre. Una foto, scattata a Luino nel 1916 o 1917, li ritrae insieme, con Rachele nel mezzo. La bimba tiene le gambe accavallate come lui, in posa speculare».
L’atteggiamento adorante fu reciproco.
«Capitava che Mussolini rincasasse insanguinato, reduce da qualche sfida, o con il profumo delle concubine ancora addosso. A volte sollevava le palpebre della piccina, che stava dormendo, per contemplarne gli occhi. Spesso papà Benito suonava il violino stando curvo sopra la culla, per addormentarla. Appena cresciuta, Edda cominciò a tenergli testa. Avrà avuto 5 anni quando rifilò uno schiaffone al genitore che, come un bimbo capriccioso, si rifiutava d’ingurgitare un cucchiaio di sciroppo. Lui le ordinò: “Mettiti all’angolo! Ci resterai per un’ora!”. E cronometrò i 60minuti con una sveglia».
Un’anticonformista molto precoce, questa figlia.
«A 6 anni Edda voleva scappare di casa unendosi a una carovana di zingari. Di lei Mussolini ebbe a dire: “Sono riuscito a sottomettere l’Italia, ma non riuscirò mai a sottomettere mia figlia”. Quando divampavano le furiose litigate con donna Rachele, imponeva a Edda di assistervi in veste di giudice. Fu una delle prime a indossare i pantaloni e il bikini. Era nota per i suoi audaci décolleté. Fumava parecchio. Aveva una passione smodata per gli alcolici. Guidava l’auto in modo sconsiderato. Giocava d’azzardo, soprattutto a poker. A pagare i debiti accumulati al tavolo verde provvedevano Il Popolo d’Italia, fondato dal padre, oppure il marito».
Come conobbe Galeazzo Ciano?
«Matrimonio combinato. Un ruolo decisivo lo ebbe Edvige, sorella del Duce, esperta in materia, la cui figlia Rosetta il 15 febbraio 1928 era convolata a nozze con il conte Pier Giovanni Ricci, grazie ai buoni uffici materni. Il ricevimento si svolse a Villa Torlonia. I Mussolini avevano un debole per i nobili».
Però c’era un legame fra i Mussolini e i Ciano.
«Sì. Il conte Costanzo Ciano era fra i pochi autorizzati a dare del tu al dittatore. I due avevano in comune la mascella volitiva, tanto che a Livorno il padre di Galeazzo era soprannominato Ganascia. Il Duce lo aveva al proprio fianco il 31 ottobre 1926, quando a Bologna, nel quarto anniversario della nomina a presidente del Consiglio, sfuggì al colpo di pistola sparato da Anteo Zamboni, anarchico quindicenne, subito linciato dalla folla. Edda era lì e vide l’attentatore che veniva finito a coltellate dagli squadristi».
Se ne sarà dispiaciuta?
«Chi può saperlo? Di sicuro nutriva una non celata ammirazione per Adolf Hitler e per il nazionalsocialismo, che considerava una forma avanzata del fascismo, più completa e più decisa».
Ciononostante il settimanale americano Time il 24 luglio 1939 le regalò addirittura la copertina.
«Penso che vi sia stato lo zampino di Elsa Maxwell, la giornalista che fece conoscere l’armatore Aristotele Onassis a Maria Callas dopo aver tentato invano per anni di sedurre la cantante, di cui si era invaghita. Edda ed Elsa si conobbero a Venezia a un pranzo con Barbara Hutton, l’ereditiera miliardaria che collezionò sei matrimoni, fra cui quelli con Porfirio Rubirosa e Cary Grant, e altrettanti divorzi. La figlia del Duce chiese a Maxwell come si trovasse nella città lagunare. Al che la più famosa pettegola di Hollywood rispose con un’allusione ai nazisti: “Oggi mi piace meno perché mi urta sentir parlare tanto tedesco”. In quella colazione di sicuro l’americana si prese una cotta per Edda e quindi brigò per farla immortalare da Time».
Edda sarebbe potuta diventare la regina d’Italia.
«Si vociferò del possibile matrimonio con il figlio di Vittorio Emanuele III, il principe Umberto II di Savoia, erede al trono. L’ipotesi fu subito stroncata dal re, che non avrebbe mai tollerato di avere il padre a capo del governo e la figlia come nuora».
Com’è nato questo poderoso saggio?
«Dalla mia scoperta, presso un antiquario di Arezzo, di due lettere inedite di Edda Ciano, scritte nell’estate del 1947 da Capri e indirizzate a Eucardio Momigliano, un avvocato ebreo di Milano che nel 1919 aveva aderito ai Fasci di combattimento ma poi era diventato un acceso antifascista».
La figlia del Duce che si rivolge a un israelita per avere assistenza legale è già di per sé una notizia.
«Anche qui Edda andò controcorrente. Gli chiese un parere sui diritti riguardanti documenti riservati del marito, che aveva affidato a un medico della clinica di Ramiola, nel Parmense. Furono sequestrati dalle SS e scomparvero. Con essi, c’era una reliquia a lei molto cara: un notes su cui il padre teneva un diario dal fronte durante la Grande Guerra. Quel quadernetto, conservato nel taschino della divisa, nel 1917 aveva salvato la vita a Mussolini, vittima dello scoppio di un lanciabombe: fermò una scheggia all’altezza del cuore».
Che casa di cura era quella di Ramiola?
«Per malattie nervose. Anche in Svizzera, dove Edda riparò con Marzio, il più piccolo dei tre figli, fu curata per disturbi mentali. Lo si deduce dal numero 18 del giornale Il Pubblico, uscito a Roma il 14 giugno 1945, che in prima pagina titolò “Sull’orlo della follia” e fece parlare uno psichiatra del manicomio elvetico: “Ella non sa di essere rosa dal tarlo”».
Com’era il rapporto fra Edda e Galeazzo Ciano?
«Da studentessa, al Convitto del Poggio Imperiale, a Firenze, si era dichiarata favorevole al divorzio, lasciando allibito uno dei docenti. I due furono una coppia aperta, oggi si direbbe fluida. Lui frequentava prostitute d’alto bordo mentre era ambasciatore d’Italia in Cina. Lei, incline ai flirt, giunse vergine al matrimonio. La loro prima notte di nozze all’hotel Quisisana di Capri fu tempestosa».
Che accadde?
«A cena, Edda tentò di rinviare l’appuntamento con i doveri coniugali, ordinando piatti su piatti, fino a che il cameriere non la avvertì che alle 22.30 la cucina avrebbe chiuso. A quel punto si sentì perduta. In camera si asserragliò nel bagno e minacciò di buttarsi dai faraglioni se il marito l’avesse sfiorata».
Con la madre ebbe rapporti tumultuosi.
«Donna Rachele fu la più accanita accusatrice di Galeazzo Ciano, imputato di tradimento già prima che egli votasse l’ordine del giorno con cui il 25 luglio 1943 fu deposto Mussolini. Lo testimoniò Eugen Dollmann, l’ufficiale delle SS che fungeva da interprete nei colloqui tra Hitler e Mussolini. Per la tragica fine del figlio, Carolina Pini Ciano, madre di Galeazzo, incolpò apertamente la consuocera. Il marito di Edda fu il capro espiatorio, immolato con Emilio De Bono, un vecchietto inerme di 77 anni, e altri tre comprimari. Invece i Dino Grandi e i Giuseppe Bottai la sfangarono. Quella del Processo di Verona fu una sentenza di morte grottesca, già scritta prima che venisse pronunciata».
Come fa a sostenerlo?
«Subito dopo la fucilazione alla schiena, la Repubblica sociale italiana emise un francobollo che effigiava Ciano in divisa fascista, cancellato da una X rossa, con la scritta nera “Traditore giustiziato”. Un bollo non si stampa dalla sera alla mattina».
Edda quando vide suo marito per l’ultima volta?
«Non lo vide. A Natale del 1943 si recò nel carcere degli Scalzi a Verona, dov’era detenuto, ma le impedirono d’incontrarlo. Il 10 gennaio, alla vigilia dell’esecuzione, scrisse una lettera al padre Benito. Lo chiamò Duce e si firmò Edda Ciano: si era tolta il cognome Mussolini. Della madre dirà: “Lei ha difeso il suo uomo, io ho difeso il mio”». @font-face {font-family:"Cambria Math”; panose-1:2 4 5 3 5 4 6 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:roman; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536870145 1107305727 0 0 415 0;}@font-face {font-family:Calibri; panose-1:2 15 5 2 2 2 4 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:swiss; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536859905 -1073732485 9 0 511 0;}@font-face {font-family:"Sabon Next LT”; panose-1:2 0 5 0 0 0 0 0 0 0; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:auto; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-1592449281 -805306357 65536 0 415 0;}@font-face {font-family:"Carrois Gothic”; panose-1:2 11 6 4 2 2 2 2 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:swiss; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-2147483537 268435458 0 0 1 0;}@font-face {font-family:"Base Mono Narrow OT Reg”; panose-1:2 11 6 4 2 2 2 2 2 4; mso-font-alt:Calibri; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:modern; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:3 0 0 0 1 0;}@font-face {font-family:SolferinoText-Light; panose-1:2 11 6 4 2 2 2 2 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:auto; mso-font-pitch:auto; mso-font-signature:3 0 0 0 1 0;}@font-face {font-family:SolferinoText-LightItalic; panose-1:2 11 6 4 2 2 2 2 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:swiss; mso-font-pitch:auto; mso-font-signature:3 0 0 0 1 0;}@font-face {font-family:SolferinoText-Bold; panose-1:2 11 6 4 2 2 2 2 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:auto; mso-font-pitch:auto; mso-font-signature:3 0 0 0 1 0;}p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-unhide:no; mso-style-parent:"”; margin-top:0cm; margin-right:70.9pt; margin-bottom:0cm; margin-left:70.9pt; text-align:justify; mso-pagination:widow-orphan; font-size:13.0pt; font-family:"Base Mono Narrow OT Reg”; mso-fareast-font-family:Calibri; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-bidi-font-family:"Sabon Next LT”; mso-ligatures:standardcontextual; mso-fareast-language:EN-US;}.MsoChpDefault {mso-style-type:export-only; mso-default-props:yes; font-size:13.0pt; mso-ansi-font-size:13.0pt; mso-bidi-font-size:13.0pt; font-family:"Carrois Gothic”,sans-serif; mso-ascii-font-family:"Carrois Gothic”; mso-fareast-font-family:Calibri; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-hansi-font-family:"Carrois Gothic”; mso-bidi-font-family:"Sabon Next LT”; mso-font-kerning:1.0pt; mso-ligatures:standardcontextual; mso-fareast-language:EN-US;}.MsoPapDefault {mso-style-type:export-only; margin-top:0cm; margin-right:70.9pt; margin-bottom:0cm; margin-left:70.9pt; margin-bottom:.0001pt; text-align:justify;}div.WordSection1 {page:WordSection1;}