1. IL GRANDE SCROCCO, 24 agosto 2023
LA TOGA IN VACANZA PAGA POCO O NIENTE – NON C'È SOLO IL RESORT ALL’ISOLA DI PIANOSA A 7 EURO AL GIORNO. “IL GIORNALE” SCOPRE CHE I MAGISTRATI HANNO LA FORTUNA DI PASSARE LE FERIE A PREZZI STRACCIATI O GRATIS ANCHE A IS ARENAS, DAVANTI AL MARE CRISTALLINO DELLA SARDEGNA, O NELLE CASERME IN ALTA BADIA O SULL'ALPE DI SIUSI – L’INCHIESTA SUL BUSINESS DELLE COOPERATIVE CHE GESTISCONO LA COLONIA AGRICOLA DI DETENUTI A PIANOSA, TRA FAVORI E GARE D'APPALTO TRUCCATE... -
Estratto dell'articolo di Luca Fazzo per “il Giornale” […] Il Pianosa resort, il gruppo di alloggi di proprietà dell’amministrazione penitenziaria nell’isola tirrenica dove per anni toghe più o meno a rischio hanno passato a prezzi ridicoli le loro vacanze estive, non è l’unica struttura pubblica messa a disposizione di giudici e pubblici ministeri per le loro esigenze private.
Strutture al mare, strutture ai monti, persino abitazioni private vengono assegnate - sotto le motivazioni più disparate - a appartenenti all’ordine giudiziario secondo una graduatoria non scritta fatta di prestigio professionale e capacità relazionali.
Struttura gemella a quella di Pianosa è quella di Is Arenas, nel Comune di Arbus, sulla costa sudoccidentale della Sardegna. Anche il resort di Is Arenas sorge a ridosso di una struttura carceraria che - a differenza di Pianosa, dove esiste solo una colonia agricola per detenuti a custodia attenuata – è ancora pienamente operativa, con un’ottantina di prigionieri.
A poca distanza dal carcere ci sono gli alloggi che vengono assegnati ogni anno per il periodo estivo dall’Eap, l’ente previdenziale per la polizia penitenziaria. Strutture semplici ma confortevoli, affacciate su un mare maldiviano, dove sostanzialmente non si paga l’affitto. Il sito dell’Eap dice che chi va a Is Arenas «partecipa alla contribuzione volontaria a favore dell'Ente».
Comprensibile se a usufruire della vacanza low cost fossero davvero solo agenti di custodia e altri dipendenti delle carceri, un po’ meno se – come spiegano fonti dell’Eap - allo stesso bando di concorso possono partecipare, come per Pianosa, anche altri stipendiati del ministero della Giustizia, compresi «per motivi di sicurezza» i magistrati.
[…] Nel patrimonio immobiliare del Dap, la direzione delle carceri, c’è anche una quantità di appartamenti urbani. Sono quasi sempre collocati a ridosso delle prigioni, in zone degradate o periferiche, e ad abitarci sono in genere funzionari o agenti in servizio nelle carceri adiacenti. Ma una quota di questi appartamenti è a ridosso di carceri posti nei centri storici delle città, in zone di pregio: il caso più significativo è quello di Regina Coeli, la casa di reclusione storica della Capitale, affacciata sul Tevere.
A chiedere e a ottenere di abitare in alcuni di questi appartamenti a prezzi fuori mercato sono stati in passato numerosi magistrati. Nel 2018, quando arrivò a dirigere il Dap, il pm Francesco Basentini si fece portare l’elenco completo degli affitti e delle morosità, ne rimase dolorosamente colpito al punto di avviare un progetto integrale di riforma della gestione del patrimonio immobiliare. Poi Basentini dovette lasciare il Dap, e il progetto non si sa che fine abbia fatto.
[…] esistono anche casi di scrocco collettivo. […] Se la polizia penitenziaria non ha a disposizione grandi alloggi sulle montagne, a colmare la lacuna provvedono le caserme sia dei carabinieri sia della polizia, dove i magistrati - sempre sotto l’egida dei motivi di sicurezza - possono chiedere di essere ospitati per le settimane bianche. Stesso discorso per le strutture dell’esercito.
Tra le location più ambite ci sono a Merano lo Stifterhof della Ps e il Soggiorno montano dell’Arma; a Corvara, in Alta Badia, c’è il Villaggio Tempesti, il famoso centro addestrativo delle truppe alpine, recentemente ristrutturato a cura della provincia di Bolzano.
La più famosa di tutti è probabilmente Villa Ausserer a Siusi, ufficialmente chiamata «base logistica» ma così richiesta per vacanze-status da finire al centro di un contenzioso tra il ministero della Difesa e il Comune di Castelrotto, che ne aveva disposto la chiusura considerandola un «esercizio ricettivo a carattere extra-alberghiero».
Il Tar diede torto al Comune e Villa Ausserer ha potuto continuare a essere gestita dal Comando truppe alpine di Bolzano, ospitando figure di alto profilo (in precedenza, anche il presidente della Repubblica Ciampi) ma anche «personalità di adeguato livello», magistrati compresi.
Nel 2017 il costo giornaliero era di 26 euro: un po’ più dei sette euro di Pianosa, ma comunque abbordabile. È rimasto negli annali un magistrato che arrivato con famiglia in una delle strutture alpine chiese dove si ritirava lo ski-pass.
2. I DETENUTI SULL’ISOLA: UN BUSINESS GESTITO A COLPI DI FAVORI E DI REATI Estratto dell'articolo di Luca Fazzo per “il Giornale”
Un progetto avanzato, il fiore all’occhiello di una gestione dal volto umano della politica carceraria: l’isola di Pianosa, dopo la dismissione del carcere di massima sicurezza voluto dal generale Dalla Chiesa, è il simbolo di una prigione tesa al recupero dei detenuti. Peccato che anche questo sia diventato un business gestito a colpi di favori e di reati, almeno secondo l’informativa dei carabinieri di Livorno di cui il Giornale è in possesso.
È la stessa informativa, datata 5 luglio 2021, in cui viene ricostruito con dovizia di particolari sconcertanti il «luna park» - come viene definito in una intercettazione - in cui si era trasformata l’ex isola-carcere, che oggi ospita una colonia agricola con venti detenuti del carcere di Porto Azzurro assegnati a Pianosa per buona condotta.
Rapporti sessuali con le turiste, love story tra detenuti e agenti di custodia, pesca e caccia di frodo, ruberie di ogni genere: compresa la commissaria della polizia penitenziaria Giulia Perrini che mette a all’asta su Ebay dei volumi rari e preziosi trovati nella biblioteca del carcere.
Il tutto viene a galla dopo che i carabinieri inviano a Pianosa, a comandare il presidio sull’isola, una giovane marescialla estranea ai giri locali. È lei a documentare e fotografare tutto. Comprese le visite a scrocco dei vip - attori, calciatori, presentatori - portati a Pianosa dalla motovedetta della Polizia penitenziaria su decisione del direttore del carcere di Porto Azzurro, Francesco D’Anselmo, che finisce per questo indagato per peculato.
Nel rapporto del 2021, firmato dal maggiore Michele Morelli, vengono ricostruite tutte le manovre per truccare la gara d’appalto per la gestione dei servizi che sull’isola impiegano i detenuti semiliberi provenienti da Porto Azzurro. […]
A gestire i servizi si succedono nel corso degli anni diverse cooperative. A dirigere il minuscolo albergo dell’isola è però sempre Giulia Manca, una dei pochi residenti a Pianosa, che nella relazione dell’Arma appare come uno dei veri dominus dell’isola, anche grazie «al particolare ascendente che la Manca mostra di esercitare sulla persona di Landi Sandra, responsabile dell’area amministrativa del comune di Campo nell’Elba». Grazie a questo ascendente la Manca «riesce a carpire e ricevere informazioni di prima mano sull’andamento della gara d’appalto».
La gara viene varata dal Comune il 3 marzo 2021 e le manovre vengono seguite in diretta dai carabinieri che intercettano sia la Manca che il sindaco, Davide Montauti. C’è già un vincitore designato, la cooperativa Esperia, alla quale la Manca spiega che «in futuro il Comune predisporrà un bando cucendolo addosso a loro senza dare opportunità ad altri di partecipare».
In cambio, la Manca ottiene - grazie al Comune - la garanzia di mantenere il posto chiunque sia il vincitore: la Landi la presenta alle cooperative «come una persona che dovrà essere assunta da chiunque si aggiudichi l’appalto (...) lei fa parte del pacchetto, chi vuole prendere Pianosa deve prendere anche a Giulia se no non c’è pacchetto». «Sono il sindaco ufficiale di Pianosa», si vanta la Manca al telefono. […]
Tra i traffici venuti a galla c’è persino quello per impadronirsi delle visite alle catacombe paleocristiane. Il sindaco «era andato a Roma perché lui voleva farle prendere a me», dice la Manca. Ma scende in campo l’Ente Parco che «intervenne con il Vescovo per lasciare la gestione all’ente stesso, nella persona di Carlo Barellini»: quest’ultimo viene definito dai Cc «soggetto molto discusso per i suoi rapporti con detenuti e agenti».