Corriere della Sera, 24 agosto 2023
Gli oppositori colpiti
Sembra proprio che mettersi contro Vladimir Putin non faccia bene alla salute. O almeno, diciamo, c’è una singolare ricorrenza di coincidenze tra due fatti, l’essere in disaccordo con il Capo supremo e l’avere problemi fisici che, spesso e volentieri, portano alla morte. In molti casi, poi, è innegabile che la persona misteriosamente deceduta era venuta in contatto, almeno negli ultimi giorni, con agenti sotto copertura dei servizi segreti russi.
Prendiamo Aleksandr Litvinenko, il primo e più celebre caso di avvelenamento con sostanze radioattive (specificamente: polonio), nel 2006. L’ex agente passato con gli occidentali fece il clamoroso errore di incontrarsi in un albergo di Londra con due ex colleghi che gli offrirono una tazza di tè corretto. Morì poco dopo in ospedale, nonostante i tentativi disperati per salvarlo. Da quando è iniziata l’operazione militare speciale in Ucraina (come la chiama ufficialmente il Cremlino, che non ammette altre definizioni) ci sono stati almeno 39 decessi abbastanza misteriosi. Manager in disaccordo, oligarchi che avevano tentato di «sganciarsi» rifugiandosi all’estero, magari senza farsi troppo notare.
Negli ultimissimi tempi, da quando il generale Surovikin è scomparso dalla circolazione dopo essere stato visto proprio assieme a Prigozhin (proprio ieri è arrivata la notizia ufficiale della sua sostituzione), altri due alti ufficiali sono deceduti. Il 57enne generale Gennadij Zhidko, che era stato rimosso dal comando dell’operazione in Ucraina dopo le prime disastrose fasi, è scomparso «a seguito di una lunga malattia», secondo il comunicato ufficiale. Malattia che, evidentemente, tanto lunga non deve essere stata. Anche il generale Gennadij Lopyrev se n’è andato per malattia. Ma lui era in carcere dal 2016, quando faceva parte della guardia personale di Putin. Non si è mai capito che cosa avesse fatto esattamente.
Naturalmente il caso che è maggiormente sotto la lente dell’opinione pubblica internazionale è quello del dissidente numero uno, Aleksej Navalny. Prima qualcuno ha tentato di toglierlo di mezzo con metodi sbrigativi. Poi, fallito l’attentato, gli sono piovuti sulla testa procedimenti penali a raffica. Per cui oramai è dietro le sbarre e non può più nuocere. Poi, si sa, le prigioni russe sono anche pericolose; per cui incidenti, magari letali, possono sempre accadere. Organizzazioni che si occupano di indagini indipendenti (compreso lo stesso Fondo anticorruzione di Navalny) hanno sostenuto, con filmati e registrazioni abbastanza convincenti, che dietro l’attentato che lui subì in Siberia il 20 agosto del 2020 c’erano gli agenti del Gru, il servizio segreto militare.
Le modalità
Molte morti sono avvenute senza filtri:
a Nemtsov spararono vicino al Cremlino
Mentre il blogger era fuori dall’albergo, gli specialisti contaminarono la sua biancheria intima con il Novichok, un agente nervino. Navalny sarebbe morto in volo, mentre l’aereo partito da Tomsk era in rotta verso Mosca. Ma le cose andarono storte per gli attentatori. Intanto perché il pilota reagì immediatamente non appena Aleksej si sentì male ed effettuò un atterraggio di emergenza a Omsk. Lì, poi, i sanitari capirono subito di cosa si trattasse e iniettarono della atropina che gli salvò la vita. Sempre col Novichok agenti del Gru avevano cercato di assassinare due anni prima in Inghilterra l’ex agente Sergej Skripal che aveva iniziato a dare fastidio. Anche in quel caso l’operazione fu condotta malissimo e Skripal sopravvisse assieme alla figlia, pure lei contaminata.
In tante altre occasioni le morti sono avvenute in maniera assai più diretta e meno sofisticata. Cadute dal balcone. O colpi di rivoltella. Anna Politkovskaya, la giornalista di Novaya Gazeta che pure aveva subito un tentativo di avvelenamento anni prima, fu freddata da un killer sotto casa nel 2006. E da un assassino prezzolato venne uccisa nel 2009 Natalia Estemirova, che si occupava di diritti umani. Stessa fine per altre due persone scomode, l’avvocato Stanislav Markelov e la giornalista Anastasia Baburova. E per Boris Nemtsov, esponente di punta dell’opposizione: gli spararono vicino al Cremlino nel 2015.
Era invece morto proprio in un misterioso incidente aereo (sul suo elicottero) nel 2002 il generale Aleksandr Lebed, stimatissimo militare, che avrebbe potuto correre contro Putin alle presidenziali del 2004.