il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2023
Biografia di Elisa Bonaparte
«Era una donna forte. Aveva un carattere, un attivismo prodigioso e conosceva gli affari del suo gabinetto tanto bene quanto avrebbe potuto conoscerli il più abile dei diplomatici. Corrispondeva direttamente con i ministri, spesso resisteva loro e qualche volta mi costringeva a mescolarmi alle discussioni». Così Napoleone parla della meno nota (e meno avvenente) delle sue sorelle, Elisa. Futura principessa di Lucca e Piombino, duchessa di Massa e principessa di Carrara, granduchessa di Toscana.
LA FAMIGLIA
Colei a cui il destino riserva tanti titoli altisonanti nasce ad Ajaccio il 3 gennaio 1777 da Carlo Bonaparte e Letizia Ramolino. Il suo nome, allora, è Maria Anna. Sono già arrivati Giuseppe, Napoleone e Luciano; sarà poi la volta di Luigi, Paolina, Carolina e Girolamo. La famiglia, di origine italiana, è unita da spirito di clan assai isolano. E quello dei Bonaparte sarà sempre “un destino collettivo”, un “nodo gordiano” di affetti e potere. Al momento, tuttavia, essi non sono ricchi né potenti. Carlo, avvocato, si batte per ottenere il riconoscimento di origini nobili che consentiranno alla prole di essere educata in scuole francesi, a spese del re. Riuscirà nell’intento, per morire prematuramente. La Corsica è stata ceduta dalla Repubblica di Genova alla Francia nel 1768 – un anno prima della nascita di Napoleone – ma le ambizioni indipendentiste non sono diminuite.
A capo delle forze ribelli sta Pasquale Paoli, “il Padre della Patria”. La futura Elisa (il soprannome le verrà dato da Luciano, a cui sarà molto legata) cresce determinata, dura, mascolina d’aspetto, di modi e di carattere. Viene mandata a studiare in Francia nel celebre istituto di Saint-Cyr, ma la Rivoluzione la costringe a tornare a casa. Nel 1793 i Bonaparte lasciano l’isola natia, perché hanno deciso di scommettere sulla Francia, inimicandosi Paoli. Mentre la tribù si insedia a Tolone, il Terrore imposto da Robespierre fa strame. Termidoro libera il paese dal tiranno che voleva erigere la virtù a sistema, si insedia quindi il corrotto e gaudente Direttorio, le fortune di Napoleone crescono. Nel marzo 1796 questi diventa capo dell’Armata d’Italia e i suoi trionfi sono inarrestabili. La famiglia lo raggiunge in Italia.
LA MONDANITÀ
Per paura di rimanere zitella, l’androgina Elisa ha nel frattempo sposato Felice Baciocchi. Corso anche lui, insignificante e senza soldi. Al fratello, che era contrario, non resta che prenderne atto, dando una ricca dote alla sorellina e cariche militari al cognato. Passa qualche tempo e, con il colpo di Stato di Brumaio (novembre 1799), Napoleone diviene Primo console, padrone di una Francia esausta che in soli quattro anni pacifica, rinnova, modernizza, prepara alle sfide dell’avvenire. Intanto la tribù è giunta a Parigi e conduce un brillante train-de-vie.
I tempi grami sono dimenticati. Fredda, ambiziosa e spregiudicata, Elisa fa vita mondana, prende lezioni di teatro dall’attore Talma, frequenta intellettuali, fa la protettrice delle arti, intriga, inizia una storia con Louis de Fontanes, che dirige la rivista Mercure de France. La sua dimora, l’hotel de Maurepas, è il cuore della vita intellettuale. Le viene persino l’idea “femminista” di creare un’accademia intellettuale di donne.
Nel 18 maggio 1804 Napoleone viene proclamato imperatore; fratelli e sorelle divengono les rois et les reines d’Empire, montandosi la testa. Elisa è la prima a ricevere un regno: nel marzo 1805 viene nominata principessa ereditaria di Piombino. Seguirà, via via, tutta la Toscana. Il “sistema multicefalo” che ha in mente Bonaparte prende intanto forma: detto le Grand Empire, comprende molti stati europei. Sui troni vengono sistemati i familiari, che al momento sono (in apparenza) obbedienti e grati, anche se non resteranno tali dopo la sua caduta. Alcuni di loro si rivelano subito degli incapaci. Non è il caso di Elisa, cui il potere si addice. Vera workaholic, compie riforme in ogni campo, impone la separazione fra Stato e Chiesa, si dedica a infrastrutture e urbanistica. Si occupa del settore legislativo, industriale, economico, agricolo, commerciale, educativo, con grande attenzione alle fanciulle. Offre feste, tesse relazioni. Rilancia i marmi di Carrara, diffondendo le effigi e il merchandising dell’intera famiglia Bonaparte. Rende alcuni luoghi della Toscana località balneari alla moda. Nell’aprile 1809 si stabilisce a Firenze, che vuole trasformare in “una novella Atene”. «Elisa è il migliore dei miei ministri!» esclama Napoleone, che tuttavia ogni tanto la richiama all’ordine.
LA FINE
L’intera costruzione crolla con la fine dell’impero. Elisa non è in grado di resistere agli inglesi e fugge di notte da Lucca nel 1814. Girovaga per l’Italia, poi ottiene il permesso di stabilirsi a Trieste, va quindi a vivere vicino Gorizia, a Villa Vicentina, per morirvi il 7 agosto 1820. Ha rotto con il fratello cui deve tutto, per cui non assisterà alle ultime, drammatiche fasi dell’epopea napoleonica. «Mi sono sacrificato per degli sciocchi!», esclamerà lui dal cupo esilio di Sant’Elena. Ma la riconoscenza, si sa, è solo quella del giorno prima.