il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2023
Berlino ha ritirato il piano con cui si impegnava a spendere il 2% del Pil in Difesa
Il governo tedesco ha ritirato il piano con cui si impegnava a spendere il 2% del Pil in Difesa. Il passo indietro è stato ponderato nelle settimane di pausa del Bundestag. “Garantiremo che l’esercito federale riceva finalmente l’equipaggiamento di cui ha bisogno – aveva detto all’inizio dell’estate il cancelliere Olaf Scholz – spendendo nuovamente, a partire dal prossimo anno, per la prima volta dopo decenni, il 2% del nostro Pil nella Difesa”.
In un’altra conversazione con i giornalisti l’orizzonte temporale era stato spostato al 2025. Poi, la settimana scorsa, il governo ha deciso di bloccare tutto, cancellando l’impegno dalla legge finanziaria e ponendo l’obiettivo del 2% “entro cinque anni”. All’interno della coalizione semaforo è stato sollevato il dubbio che la questione non sia solo economica. All’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, il cancelliere si rivolse alla nazione annunciando lo Zeitenwende (“punto di svolta”): stanziamento di 100 miliardi di euro per accrescere le capacità militari del Paese. Il 60% della popolazione è favorevole alla ristrutturazione della Bundeswehr (esercito tedesco), non per rispondere alle richieste dell’alleanza atlantica, ma per ristabilire il lustro delle forze armate. Dall’intervento in Kosovo, a fine anni Novanta, i militari tedeschi sono stati soprannominati broken army (“esercito rotto”). Secondo gli analisti militari, la Germania con il numero di munizioni in deposito a gennaio del 2022, avrebbe potuto reggere due o tre giorni al ritmo di colpi di artiglieria attualmente impiegati al fronte. Tra i diversi commenti emersi all’inizio della guerra in Ucraina uno in particolare fotografava il morale dell’esercito: un ufficiale della Bundeswehr disse in un’intervista radiofonica “ci hanno sorpreso in mutande”. Il riferimento è alla procedura secondo cui i battaglioni in servizio si devono alternare sugli scarsi equipaggiamenti disponibili: quando nel 2017 Berlino prese il comando Nato nei Baltici i soldati erano sprovvisti di indumenti adeguati al freddo.
Nell’opinione pubblica esiste una profonda fiducia nell’esercito nazionale, ma al tempo stesso permane una diffusa diffidenza nella Nato. Il primo segretario generale dell’Alleanza, Lord Hastings Lionel Ismay, riassunse così gli obiettivi del proprio mandato: “Fuori i russi, dentro gli americani, giù i tedeschi”. La Germania sconfitta non avrebbe dovuto rialzare la testa militarmente, ma solo rispondere alle richieste Usa. Non era passato un decennio dalla fine della Seconda guerra mondiale e Bonn richiama diversi ufficiali della Wehrmacht (forze armate del Reich) per costituire la Bundeswehr. Per tutta la Guerra Fredda la Repubblica Federale ha destinato il 4% del Pil all’esercito. La Germania Ovest era il confine esterno della Nato e qui si concentrano i militari pronti a rispondere o attaccare il blocco sovietico. Nei piani dell’Alleanza sarebbe stato un aereo tedesco armato con testate nucleari statunitensi ad attaccare Mosca. Con la riunificazione del Paese l’esercito è stato gradualmente smantellato. A inizio anni Dieci, Berlino destinava circa l’1,1% del Pil alla difesa. L’investimento per nuovi armamenti è passato dall’80% dei fondi del ministero Difesa a poco più del 10%. Pace e prosperità hanno spinto Schroeder prima e Merkel dopo a basare le relazioni con la Russia sull’interconnessione economica e non sulla deterrenza. Oggi l’obiettivo di Berlino è creare un gruppo che permetta una difesa europea e non dipenda da Washington. Tra i primi contratti siglati dal ministero per l’utilizzo dei fondi dello Zeitenwende ci sono 3,5 miliardi di euro per l’acquisto del sistema di difesa antiaerea israeliano Arrow3. È la più grande commessa mai ricevuta da Tel Aviv per armamenti e la consegna è prevista per fine 2025. L’economia tedesca sta attraversando il peggior periodo degli ultimi 20 anni: caro gas, inflazione, crisi manifatturiera e recessione. Per il cancelliere la questione delle partnership commerciali, Cina in testa, viene prima del riarmo chiesto dalla Nato.a