Corriere della Sera, 23 agosto 2023
Scholz e i suoi ministri alla prova della marijuana
«Signor cancelliere, ha mai fumato uno spinello?» domanda l’intervistatore della tv Sat.1/ProSieben a Olaf Scholz, l’uomo alla guida del governo che ha appena approvato la legalizzazione della cannabis nel più popoloso Paese d’Europa.
Il via libera dell’esecutivo è arrivato una settimana fa, ora la palla passa al Bundestag. Ma presto – probabilmente all’inizio del 2024 – anche in Germania il consumo ricreativo della cannabis non costituirà più un reato. Non significa che sarà del tutto liberalizzato: di paletti ce n’è più d’uno, perché «fumare è comunque pericoloso», sottolinea il ministro della Salute Karl Lauterbach. E dunque via libera al possesso della sostanza, ma con un limite di 25 grammi a testa; e alla coltivazione, ma al massimo di tre piantine a persona.
Legalizzati anche i «cannabis club», gruppi di 500 persone al massimo ai quali sarà permesso coltivare le piantine (ma non a fini commerciali) e distribuire ai membri fino a 25 grammi a testa ogni giorno, e 50 ciascun mese. Ancora più rigidi i limiti per chi ha meno di 21 anni: potranno riceverne 30 grammi al mese, e con un contenuto di Thc – il tetraidrocannabinolo, il principio attivo della cannabis – che non superi il 10 per cento.
La riforma, per ora, scontenta sia chi consuma sia chi avversa la sostanza. L’opposizione accusa il governo di voler legalizzare una «droga pericolosa» nonostante il parere di molti medici; mentre i primi membri dei nascituri «club» sostengono che le maglie della proposta di legge sono fin troppo strette.
Intanto la stampa ne approfitta per andare a ripescare vecchie dichiarazioni dei ministri o, meglio ancora, per chiedergli direttamente se abbiano mai fatto uso della sostanza in questione.
Insomma, Scholz si è mai concesso un tiro? «No, non ho mai fumato erba», ha risposto il cancelliere e leader socialdemocratico nell’intervista andata in onda domenica sera. Parole che hanno sollevato più di un dubbio, tra cui quelli della Frankfurter Allgemeine Zeitung, secondo la quale «è difficile credere che un vecchio rivoluzionario cresciuto nei Jusos (l’organizzazione giovanile della Spd, ndr) non abbia mai provato un po’ di hashish».
Non che gli altri membri dell’esecutivo siano stati più loquaci. Tra un «è una questione privata» e un secco «no comment», pochi hanno risposto sinceramente. Anzitutto lo stesso Lauterbach, il quale in passato ha candidamente ammesso alla Bild: «L’ho provata, perché un buon medico prova tutto. Ma fu la prima e l’ultima volta». Come lui la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, che rimase però delusa e decise «non fa per me». Mentre Cem Özdemir, titolare dell’Agricoltura, da buon pollice verde ha raccontato di avere persino coltivato qualche piantina sul suo balcone: «Mettiamola così: non sono del tutto estraneo al fumo dell’erba».
Per l’occasione, vengono rispolverate anche le parole dei leader stranieri. Barack Obama, ad esempio, scrisse in una vecchia autobiografia di aver fatto «uso frequente» di cannabis da giovane. E come dimenticare la replica alla fatidica domanda – «l’ha provata oppure no?» – che diede Bill Clinton durante la campagna elettorale del 1992: «Sì, un paio di volte, ma non m’è piaciuta. E comunque non l’ho inalata». Al che Johnny Carson, leggendario conduttore del Tonight Show, lo bruciò con una battuta: «Questo è il problema dei democratici. Anche quando fanno qualcosa di sbagliato, non riescono a farlo bene».