Corriere della Sera, 23 agosto 2023
Trump: «Andrò a farmi arrestare»
Oggi a Milwaukee, nel primo dibattito tv della maratona presidenziale 2024, il governatore della Florida Ron DeSantis e gli altri candidati repubblicani combatteranno, oltre che tra loro, contro due fantasmi: il primo, gigantesco, è quello del grande assente, Donald Trump. Che sarà, comunque, oggetto di accese discussioni con le sue incriminazioni. Soprattutto la quarta, quella della Georgia, che lo costringerà a consegnarsi all’autorità giudiziaria di Atlanta già domani. I suoi avvocati hanno negoziato un rilascio immediato su cauzione (è la prima volta che ne verrà pagata una dall’ex presidente) di 200 mila dollari. Altri quattro dei 18 coimputati hanno già negoziato la cauzione e due di loro (l’avvocato John Eastman e Scott Hall, un funzionario accusato di accesso illegale alle machine elettorali della contea Coffee) si sono già consegnati ieri.
Il rilascio di Trump è anche condizionato al suo impegno a non comunicare con coimputati e testimoni del processo e a non intimidire o minacciare nessuno di loro anche con post sulle reti sociali «e a non ostacolare in alcun modo la Giustizia». L’impegno è stato sottoscritto dai tre avvocati di Trump ma non verrà rispettato dall’ex presidente che ha già trasformato le incriminazioni in carburante della sua campagna elettorale. E se il caso della Georgia, con la procuratrice afroamericana Fani Willis eletta nelle liste del partito democratico, è quello penalmente più rischioso, è anche quello più sfruttabile politicamente. Trump lo sta già facendo: ha chiesto al Parlamento della Georgia di avviare l’impeachment della Willis e su Truth ha scritto: «Vado a farmi arrestare da una procuratrice della sinistra radicale». E stavolta la procedura dovrebbe avvenire in un carcere anziché in tribunale.
L’altro fantasma del dibattito di stasera, per ora sullo sfondo ma insidioso per i candidati, DeSantis per primo, è l’ombra del dark horse: un cavallo che potrebbe scendere in pista se quelli già in corsa si riveleranno inadeguati. Glenn Youngkin, divenuto governatore della Virginia battendo un leader democratico di rango, Terry McAuliffe, viene spinto da tempo ad annunciare la sua candidatura da molti conservatori decisi a sbarrare la strada a Trump e delusi dai suoi sfidanti. Miliardari come Ronald Lauder a Thomas Peterffy che avevano puntato su DeSantis, ora sostengono Youngkin che, però, per ora è concentrato sul voto per la rielezione in Virginia, il 7 novembre. Solo dopo deciderà se puntare alla Casa Bianca. Il Washington Post ha svelato che Rupert Murdoch, padrone di Fox News, la tv conservatrice più ascoltata, di giornali autorevoli (Wall Street Journal) e di testate popolari (New York Post), da tempo preme su Youngkin che ha incontrato più volte di persona.
Strano rapporto quello fra Murdoch e Trump: l’editore disprezza l’ex presidente, ma lo sostiene perché il pubblico della Fox è in gran parte composto da suoi fan. Trump detesta Murdoch ma se ne serve: The Donald ottiene il megafono più potente della destra, Rupert gonfia gli ascolti che portano pubblicità. Ma, come fece già nel 2016, anche stavolta il 92enne editore è a caccia di un anti Trump. A novembre, quando stravinse le elezioni in Florida, i giornali di Murdoch ribattezzarono DeSantis, «DeFuture». Da allora un diluvio di interviste accomodanti. Ma la sua stella si è già appannata: misure ideologiche estreme, scontri con le imprese, zero empatia e un calo di consensi subito registrato dai sondaggi. Murdoch ora guarda altrove mentre i suoi media trattano Ron in modo più rude.
Il post su Truth
Giovedì andrò ad Atlanta, Georgia, per essere arrestato da una procuratrice distrettuale radicale di sinistra, Fani Willis, e solo per una «perfetta» telefonata. È una caccia alle streghe
Il dibattito di stasera (ospitato dalla Fox e al quale Trump non va perché non gli conviene, ma anche per fare un dispetto a Murdoch) è, quindi, per DeSantis una sorta di ultimo appello: se non batte Mike Pence, Vivek Ramaswamy e gli altri e non esce dall’ombra di Trump, la sua stella sarà già al tramonto. Ne nascerà in tv un’altra? Possibile ma improbabile.
Spunterà dall’oscurità il cavallo Youngkin? Forse, ma anche per lui battere Trump sarebbe difficilissimo: «È alto, bello, ricco, colto, politicamente saggio, è molto popolare: in tempo normali, il candidato ideale» dice Myra Adams, una ex consigliera di Bush e McCain. «Ma questi sono tempi insani».
Traduzione: Youngkin deve prima vincere in Virginia il 7 novembre. Dopo, avrà poco tempo per prepararsi all’esordio in Iowa (15 gennaio). In più, Steve Bannon, stratega della vittoria trumpiana nel 2016, ha già invitato gli elettori MAGA della Virginia a non voltare per Youngkin. Bloccare un possibile concorrente di Trump anche a costo di consegnare la Virginia ai democratici. Tempi insani per i conservatori Usa.