Corriere della Sera, 23 agosto 2023
Le vacanze di Giorgia Meloni e Matteo Salvini
Roma Lei mostra un approccio decisamente più istituzionale: selfie fatti zero, foto scattate da altri tantissime, tra cui quella postata sui social dal cognato-ministro Francesco Lollobrigida che la vede in posa davanti a un piatto di granchi blu col ghigno tra l’ironico e il perfido di chi si appresta a sposare la causa bellica contro il crostaceo colorato con lo stesso simpatico piglio con cui Alberto Sordi provvedeva a far capitolare la resistenza dei maccheroni (come a dire, «Granchio blu, m’hai provocato e io ti distruggo adesso. Granchio blu, io me te magno!»). L’album delle foto estive di lui, invece, rappresenta in pieno la cifra stilistica dell’arcitaliano che ha chiuso per sempre con il mojito nel bicchiere di plastica e «con la cassa dritta» celebrata dai Kolors nel tormentone dell’estate, Italodisco, orpelli di un passato abbandonato in favore delle vacanze in coppia con la fidanzata Francesca: selfie tanti e buoni propositi calibrati sul nuovo stile di vita, come quello immortalato da un video sul tapis roulant in cui ma sì, proviamoci, «vediamo se riusciamo a perdere venti grammi almeno a Ferragosto e dintorni!».
Lei e lui sono Giorgia Meloni e Matteo Salvini, imprigionati nelle istantanee dell’unica estate di semi tregua che il diabolico calendario della politica concede al rapporto di due (quasi) coetanei che forse si mal sopportano o forse no, comunque sono condannati a stare insieme nella stessa coalizione e nello stesso governo, fino a nuovo ordine. L’estate scorsa si contendevano i voti degli indecisi che comunque avevano scelto la destra, e ha stravinto lei; l’estate prossima faranno i conti con gli equilibri che verranno fuori dalle Europee e scatteranno fotografie in cui a sorridere di gioia, giocoforza, sarà soltanto uno dei due.
Scartati per ragioni di opportunità politica lo spinosissimo presente della lussuosa Versilia griffata Twiga (lei) e il passato carico di brutti ricordi della movida romagnola tendenza Papeete (lui), Meloni e Salvini hanno scelto entrambi la Puglia. E forse per evitare di dar fiato alle malelingue che avrebbero ricamato chissà quanto e chissà che cosa sul loro essere così vicini senza nemmeno farsi un saluto, l’altro giorno hanno scelto di incontrarsi, in gran segreto. L’album delle foto delle vacanze parlava per loro, come la faccia del Noodles che all’amico ritrovato, in C’era una volta in America, confessava di aver passato andando a letto presto il tempo trascorso senza vedersi.
La presidente del Consiglio accanto al premier albanese Edi Rama nella mini-trasferta in Albania, sorridente perché non aveva ancora saputo dell’ormai celeberrima figuraccia degli italiani scappati da un ristorante di Berat senza pagare il conto; sempre lei, sempre sorridente, immortalata dal padre dei due bambini che le hanno chiesto una foto a bordo della nave Valona-Brindisi; ancora lei, di nuovo in Puglia, col prelibatissimo – dicono i ristoratori e dice anche il ministro Lollobrigida – piatto di granchi blu. Il vicepresidente del Consiglio e ministro dei Trasporti, invece, è l’innamorato pazzo della compagna Francesca Verdini, con ritmi e tempi della giornata di vacanza che marcano una distanza siderale dalla terribile estate del 2019 tutta cocktail e disco music in cui aveva finito per consegnare a Giuseppe Conte le chiavi di un nuovo governo senza la Lega: al momento «brivido», dove c’era il cubo del Papeete, adesso c’è una partita a burraco con Francesca («All’inizio sorrido, poi lei vince sempre e io mi arrabbio»); nel momento «tenerezza», dove prima c’erano i fendenti contro Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, adesso ci sono le coccole alla cagnolina Liquirizia («Tre mesi da coccolare») e decine di selfie con la fidanzata, sfondo mare, sfondo ulivi, sfondo trullo, sfondo Polignano a Mare; nella parte della giornata consacrata alle prospettive, dove prima c’erano i «pieni poteri» per prendersi il governo, adesso ci sono le «centoquaranta chilocalorie bruciate in soli trenta minuti» nell’ansimante camminata veloce post-ferragostana e quella decisione, rimasta sottotraccia, di lasciare sotto-naftalina le vecchie t-shirt e di promuovere le camice di lino.
A entrambi manca per ora la foto che non manca quasi mai, nelle bacheche social dell’italiano in vacanza: quella sui libri da leggere, già letti o in rampa di lancio sul comodino. Salvini ha già optato per il contestatissimo libro del generale Vannacci, che ha aperto una crepa profonda dentro la maggioranza. E chissà che non sia questa foto mancante, con tutto quello che comporta sul posizionamento politico delle due destre in vista delle elezioni Europee, l’occasione di riprendere a litigare. Prima o poi.