Corriere della Sera, 23 agosto 2023
I tagli del Tesoro ai ministeri
Nuove risorse per la sanità, per i contratti del pubblico impiego, per la scuola, le pensioni, le infrastrutture, la difesa. E naturalmente per il taglio delle tasse, che va confermato e accentuato. Si avvicina la Legge di Bilancio del 2024, anno delle elezioni europee, e le richieste dei partiti di maggioranza e dei loro ministri si moltiplicano, nonostante la consapevolezza dei pochi fondi disponibili nel bilancio pubblico. Il titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è così dovuto intervenire di nuovo, dal palco del Meeting, per invitare tutti alla calma. L’ultima volta lo aveva fatto appena due settimane fa, l’8 agosto in Consiglio dei ministri.
La nuova sforbiciata
Ai suoi colleghi aveva chiarito che sarebbe stato impossibile dare ascolto a richieste di fondi al di fuori dei programmi concordati. E tanto per rafforzare il concetto ha chiesto ai ministri, che non l’hanno presa bene, una nuova sforbiciata ai loro bilanci. Altri 300 milioni di euro da trovare per l’anno prossimo, che si sommano al miliardo e 200 milioni già tagliati con l’ultima manovra. Un miliardo e mezzo, che diventano 2 nel 2025, che servirà anche per rispettare l’obiettivo di spending review del Pnrr, come sottolinea Giorgetti, ma soprattutto per recuperare altre risorse per la prossima manovra. Che sarà concentrata, disse allora e ripete oggi il ministro, su pochi obiettivi fondamentali.
Giorgia Meloni ha iniziato a definirli con Matteo Salvini e Antonio Tajani proprio in questi giorni. La riforma fiscale, la conferma del taglio del cuneo per i lavoratori dipendenti, l’adeguamento delle pensioni, il Ponte sullo Stretto. Le priorità indicate anche ieri da Salvini, il cui finanziamento è già molto oltre la portata dei fondi che ci sono. La nota di aggiornamento al Def, il 20 settembre, svelerà lo spazio di manovra e l’entità dello sforzo che sarà necessario fare per raggiungere almeno quelli che possono considerarsi obiettivi minimi.
Decimali di deficit
Gli osservatori concordano sul fatto che, allo stato, il governo debba trovare altri 20 miliardi di euro con tagli di spesa e nuove entrate. Il ministero dell’Economia non nasconde le difficoltà, ma ha anche qualche carta da giocare. Una statistica, perché si conta che il Pil 2023 gonfiato dall’inflazione abbia un impatto più forte nel rapporto con il deficit e soprattutto con il debito, che potrebbero registrare andamenti migliori delle previsioni, creando un margine di manovra in più per il ‘24. Il ministro, poi, proverà il 15 settembre anche a saggiare i colleghi dell’Ecofin sull’ipotesi di un deficit programmatico un po’ più elevato per l’anno prossimo. La partita, il patto di Stabilità riesumato, torna a giocarsi sui decimali. Comunque bisognerà contare sulla tassa sugli extraprofitti delle banche, sul gettito dell’adempimento collaborativo e del concordato biennale in campo fiscale, sulla spending review, sulle accise, la cancellazione di bonus e detrazioni.
Lavoro e Sanità
Un quadro che, almeno sulla carta, non lascia spazio alle insistenze dei ministri per provare ad avere più risorse. Marina Calderone, titolare del Lavoro, ha inviato a Giorgetti le sue proposte. Verranno esaminate, ma i tecnici di via XX settembre sembrano più interessati a capire quanto ancora si potrà risparmiare con la revisione dei sostegni al reddito e con la maggior efficienza del sistema garantito dalla nuova piattaforma telematica. Orazio Schillaci, titolare della Salute, vorrebbe 3 o 4 miliardi in più sul Fondo sanitario, per adeguare gli stipendi e rafforzare il personale. È sostenuto con forza da Fratelli d’Italia e pure dall’opposizione, ma all’Economia, non è un mistero, tra le mille ipotesi che si stanno esplorando in questi giorni, si ipotizza anche una sforbiciata al Fondo, che nel 2024 crescerebbe di due miliardi, già finanziati.