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 2023  agosto 23 Mercoledì calendario

La Cina è furiosa perché le acque di Fukushima sono finite nell’oceano


Incubo Fukushima, dodici anni dopo. Tokyo ha autorizzato lo sversamento nell’oceano dell’acqua usata per il raffreddamento del materiale nucleare della centrale. La Cina protesta: irresponsabili.
Alla fine, dodici anni dopo l’incidente che ha fatto tremare il mondo, il Giappone si trova di nuovo al centro dell’attenzione – e della preoccupazione – globale. Tokyo ha autorizzato, a partire da domani, lo sversamento nell’oceano dell’acqua utilizzata per il raffreddamento di quel che è avanzato del materiale nucleare della centrale di Fukushima, travolta dal terremoto-tsunami dell’11 marzo 2011 e da allora in fase di smantellamento.
L’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha vidimato la decisione perché, dice, è «la meno dannosa» delle opzioni. Si tratta, in definitiva, di disperdere attraverso un tubo realizzato sul fondo marino e lungo un chilometro l’acqua trattata per «curarne» la contaminazione radioattiva – si calcola una media di 500 mila litri al giorno – per svuotare gradualmente le cisterne che si sono moltiplicate intorno al sito di Dai-ichi fino a costituire una foresta di metallo. In teoria, le procedure di «ripulitura» dell’acqua dovrebbero averne abbattuto la carica radioattiva, trizio a parte perché questo elemento è troppo costoso (e complicato) da eliminare. Dunque, assicurano le autorità nipponiche, «non c’è alcun pericolo per l’ambiente».
Ma le reazioni internazionali a questa decisione, più volte prospettata in passato, hanno subito raggiunto la temperatura di fusione. La posizione più netta è quella cinese. Il viceministro degli Esteri Sun Weidong ha convocato l’ambasciatore giapponese a Pechino per manifestargli la decisa «protesta» del suo Paese per un atto del tutto «egoista e irresponsabile». Sun ha sottolineato, nell’incontro con l’ambasciatore Hideo Tarumi, che se il Giappone «insiste nel seguire la propria strada, il governo cinese adotterà le misure necessarie per salvaguardare con fermezza l’ambiente marino, la sicurezza alimentare e la salute pubblica».
Netta anche la presa di posizione di Greenpeace e delle stesse ong giapponesi che sono scese subito nelle strade a protestare. L’associazione ambientalista segnala che «il 3 agosto 2023 risultavano stoccati nei serbatoi 1.343.227 metri cubi di acque reflue radioattive, ma a causa del fallimento della tecnologia di trattamento Alps (Advanced Liquid Processing System), circa il 70% di queste acque dovrà essere nuovamente trattato. Diversi scienziati hanno avvertito che i rischi radiologici derivanti dal rilascio di acqua contaminata non sono stati del tutto valutati e che gli impatti biologici degli elementi radioattivi che saranno scaricati in mare (trizio, carbonio-14, stronzio-90 e iodio-129) sono stati ignorati». Le proteste non rimarranno sulla carta. La Cina ha già rispedito in Giappone un carico di pesce destinato ai suoi mercati mentre Hong Kong ha annunciato un boicottaggio selettivo di merci da dieci prefetture. In Italia la Coldiretti assicura come non ci siano preoccupazioni per i consumatori: i controlli sono puntuali e severi e comunque i circa 123 mila chili di pesce acquistati in Giappone in un anno rappresentano meno dello 0,02% sul totale dei prodotti ittici importati.
Come reagirà Tokyo? Il progetto era stato convalidato a luglio dall’Aiea. L’operazione, della durata di 50 anni, non dovrebbe avere conseguenze sull’ambiente o sulla salute umana, dice il Giappone. La procedura prevede il rilascio nell’Oceano Pacifico, dopo il trattamento, di oltre 1,3 milioni di tonnellate di acqua stoccata nel sito della centrale di Fukushima.
L’impianto produce più di centomila litri di acqua contaminata al giorno, proveniente dalla pioggia, dalle acque sotterranee e dalle iniezioni necessarie per raffreddare continuamente i nuclei dei reattori che si sono fusi nel 2011. L’acqua viene raccolta, filtrata e immagazzinata nel sito, ma la capacità disponibile sarà presto esaurita: 1,34 milioni di tonnellate, l’equivalente di quasi 540 piscine olimpioniche, sono state accumulate in più di mille serbatoi giganti.