Corriere della Sera, 22 agosto 2023
Loch Ness, 90 anni dopo tutti (ancora) a caccia del mostro
LONDRA «Un pesce grande come una balena», un «mostro marino». Era il 1933 quando la signora Aldie MacKay entrò nel Drumnadrochit Hotel gridando di aver avvistato tra le acque del lago di Ness una creatura di dimensioni enormi. Nasceva la leggenda: da allora «Nessie» popola sogni, favole e storie, fumetti e lungometraggi. A 90 anni di distanza il lago scozzese si prepara ad accogliere centinaia di appassionati per la più grande convention mai organizzata.
Escursioni in barca con gli strumenti più moderni, conferenze, interventi di scienziati e appassionati di storia folkloristica: un fine settimana, il prossimo, dedicato alla creatura sulla quale è costruito il successo turistico di una zona ricca di bellezza naturale (circa un milione di visitatori l’anno). L’occasione è la riapertura del centro per i visitatori, proprio nell’edificio originale dell’albergo Drumnadrochit: verranno utilizzati droni muniti di telecamere per produrre immagini termiche di ciò che avviene sotto la superficie calma del lago e un idrofono per catturare i suoni delle sue profondità.
«Spetta a noi ispirare la prossima generazione di appassionati», ha spiegato Alan McKenna dell’organizzazione Loch Ness Exploration. Sarà lui a rivolgersi ogni mattina a chi parteciperà all’esplorazione del lago spiegando cosa cercare ed analizzando i dati alla ricerca di indizi anomali. «Le attività che abbiamo organizzato rappresentano l’opportunità di registrare, osservare e studiare eventi naturali e anche fenomeni che sono più complicati da spiegare», ha detto. Nell’arco degli anni è circolata qualche fotografia che sembra raffigurare un animale inusuale nel lago delle Highlands: un pesce? Un rettile marino di origini preistoriche? Nessuna prova concreta è mai stata rinvenuta, anche se i primi riferimenti all’esistenza di un mostro risalgono già al sesto secolo dopo Cristo. Nel 19esimo secolo ci fu un ulteriore avvistamento, un essere «simile a un tronco o una barca capovolta che si contorceva e agitava nell’acqua», stando al medico David Mackenzie, di Balnain. Pochi anni dopo cominciarono ad occuparsi del mostro anche i giornali, primo fra tutti l’Inverness Courier. Nacque un mito che non è mai tramontato.