Corriere della Sera, 22 agosto 2023
Tutti vogliono i cimeli di Escobar
È lotta aperta nella famiglia di Pablo Escobar, defunto re della droga colombiana. Ma non è una faida di clan per questioni di droga. No, di mezzo ci sono i «souvenir» appartenuti al trafficante ucciso nel dicembre del 1993 in un conflitto a fuoco.
Il nipote del boss, Nicolas, 53 anni, ha rivelato al Daily Telegraph di aver ricevuto minacce di morte da suo padre, Roberto, detto anche El Osito. Motivo della contesa? Chi ha diritto di possedere oggetti di valore appartenuti al boss e conservati fino al 10 luglio in una sorta di museo a Medellin, città simbolo. L’edificio è stato smantellato su ordine delle autorità in quanto non sarebbe stato in regola ma anche perché dicono che il sindaco fosse stufo di uno show permanente dedicato al criminale. Un personaggio temuto, odiato da quanti hanno sofferto per la sua mano, amato da chi lo considerava un paladino. Comunque un super bandito al centro della scena da vivo e da morto.
L’eredità Escobar è ampia, nell’elenco compaiono una moto Harley Davidson, un’arma appartenuta ad Al Capone, un jet ski, abiti costosi, quadri, fotografie personali, vecchie auto, «cimeli» – si fa per dire – legati all’esistenza tumultuosa di un uomo che ha segnato la storia del Paese e creato un vero impero dalle ramificazioni senza confini.
Una volta «cancellato» l’edificio, tutto quello che era all’interno è rimasto nelle mani di Roberto, il fratello di Pablo. E lui ha subito messo in chiaro chi dovesse gestire il potenziale «tesoretto». Nicolas, in pessimi rapporti con il padre, ha reagito sostenendo di essere il nipote prediletto del gangster ed ha portato avanti le sue ragioni. La lite è così diventata più intensa. Con avvertimenti pesanti, in stile cartello, affidati ai familiari. «Se vado a casa di mio padre – è la versione di Nicolas affidata ai media – rischio di essere ucciso perché lui ha dato ordine ai suoi uomini di farlo. Lo ha detto in modo chiaro a mia sorella». Anzi, sempre in base al racconto, vi sarebbero stati già segnali allarmanti, con sicari ingaggiati per portare a termine il «contratto». Per questo avrebbe ottenuto protezione da parte della polizia mentre ha adottato misure di sicurezza attorno alla propria abitazione. Dunque non cede, ma non molla neppure lo zio.
La sfida di Roberto è inevitabile. Intanto perché si ritiene la persona più vicina a Pablo, inoltre è abituato alla contesa. Già nel 2019 ha dato battaglia legale sull’uso dell’indirizzo Internet dedicato al fratello. Una difesa in vista di uno sfruttamento commerciale del marchio. Vertenza conclusasi con un suo successo accompagnato poi da una polemica contro Elon Musk, accusato di aver rubato l’idea di vendere online un lanciafiamme.
La lite degli Escobar conferma come la caduta del capo possa a volte innescare ambizioni e rivalità nei ranghi dell’organizzazione. Nascono contrasti sugli affari illeciti e leciti, c’è sempre qualcuno che pensa di avere ereditato il mantello della leadership. I figli de El Chapo Guzman sono entrati in guerra con un’ala del network, dai sospetti e gli sgarri sono passati alle sparatorie. La moglie, l’ex reginetta di bellezza Emma Coronel Aispuro, aveva progettato il lancio di una linea di moda nel segno del marito rinchiuso nel carcere ADX a Florence, Colorado. Per adesso, dopo la condannata da parte di un tribunale statunitense nel 2021, deve scontare il periodo di detenzione nella prigione di San Pedro, in California, penitenziario meno duro di altri. Trattamento, spiegano, dovuto alla buona condotta della messicana. Il rilascio di Emma è previsto per settembre, chissà che una volta libera non si lanci davvero nella moda. Leggi e parenti permettendo.