Corriere della Sera, 22 agosto 2023
Sgarbi dà i voti ai ministri
Crosetto? «Dieci». Tradotto fuori dalla ufficialità? «Quattro». Sangiuliano? «Dieci». Che rimane dieci? «No, otto». Giorgetti? «C’è ancora Giorgetti? È stato melonizzato, un po’ sommerso dall’attivismo della premier: sette». Tradotto? «Cinque». Queste le pagelle di Vittorio Sgarbi ai ministri, tra il serio e il faceto, intervistato domenica dal giornalista Stefano Zurlo a Gli incontri del Principe al Grand hotel Principe di Piemonte di Viareggio.
Il sottosegretario alla Cultura ha continuato: Tajani? «Non me lo ricordo, ministro di cosa?». Casellati? «È alle Riforme, non se ne è vista una, una grande discrezione, la riforma deve essere indolore, quindi ottimo: dieci». E Schlein? «Dieci». Tradotto? «Due». Salvini? «Mi pare bravo, se c’è da sistemare una strada o un ponte io lo chiamo». Meloni? «Mi sembra particolarmente brava, determinata e tenace». Della premier Sgarbi ha aggiunto che «sul piano dei principi ha un elettorato molto di destra. Femminista, favorevole al mondo gay, lei è stata portata su posizioni europeiste diverse da quelle per cui il suo elettorato l’ha votata».
Il sottosegretario ha poi affibbiato giudizi anche ai direttori stranieri dei grandi musei. «Adesso se ne vanno. Siamo arrivati noi e se ne vanno loro – ha detto —, perché devo mettere un direttore straniero agli Uffizi? Si è mai visto uno straniero al Louvre? I simboli sono i simboli. È una stagione finita. A Brera sicuramente quello che c’è non ci sarà più, a Firenze quello che c’è non ci sarà più, a Napoli quello che c’è non ci sarà più. Non lasceranno traccia».
I nomi
Giudizi positivi per la premier Meloni, Salvini e Sangiuliano. Male Giorgetti e Crosetto
Successivamente, a seguito delle polemiche, Sgarbi via Facebook ha però corretto il tiro, spiegando di essere stato frainteso. «In merito ad alcune mie espressioni giocose e, oso presumere, spiritose, comincio a rendermi conto che non si può più né scherzare, e forse neppure parlare – ha dichiarato —, io non ho dato pagelle a nessuno. Ho fatto battute: punto. E voglio ribadire, nella sostanza del loro lavoro, tutta la mia considerazione per i direttori “stranieri” di alcuni grandi musei italiani, come gli Uffizi, Capodimonte, Brera. Ho sempre pensato e dichiarato che hanno fatto bene. Ma italiani o non italiani, dopo due mandati, per una legge voluta dall’ex ministro Franceschini, non possono essere riconfermati e non saranno più, quindi, direttori di quei musei».
Non è certo la prima volta che Sgarbi viene criticato per giudizi espressi sopra le righe, come per esempio accaduto a inizio luglio al Maxxi di Roma sulle donne. «Dovrò rinunciare alle battute – sono comunque state ieri le sue parole social – è sempre più difficile parlare in Italia. Il tempo di Pasolini e di Flaiano è finito».