la Repubblica, 21 agosto 2023
Cina, nuovo calo dei tassi per far ripartire i consumi
— Tassi di interesse più bassi e più credito alle imprese e alle famiglie nel tentativo di stimolare la crescita e i consumi. È questa la ricetta che le autorità cinesi stanno propinando all’economia nel quasi disperato tentativo di farla uscire dalla deflazione in cui sta piombando. Ma molti osservatori internazionali pensano che non sia sufficiente.
Venerdì scorso si è svolta una riunione alla quale hanno preso parte il governatore della Pboc (la banca centrale cinese) Pan Gongsheng, il vice direttore della National Financial Regulatory Administration Xiao Yuanqi, il vice presidente della China Securities Regulatory Commission Li Chao e altri funzionari dei dipartimenti finanziari, per discutere le prossime misure da prendere. E ieri è stato emesso un comunicato dalla Pboc in cui si dice che «il sostegno finanziario all’economia reale deve essere sufficientemente forte» e che le principali banche dovrebbero aumentare i prestiti. La banca centrale ha ribadito che «ottimizzerà le politiche di credito per il settore immobiliare e sosterrà con forza le piccole imprese, l’innovazione tecnologica e il settore manifatturiero».
Questi pronunciamenti dovrebbero produrre già oggi, secondo il
Financial Times, un secco taglio di 15 punti base ai tassi primari a uno e cinque anni, attualmente fissati al 3,5% e 4,2%. Sono i tassi in base ai quali vengono determinati i mutui per le famiglie e in questo modo si cerca di rendere più facile per i cittadini comprare almeno una parte dell’enorme numero di appartamenti costruiti ma rimasti invenduti. E si spronano le banche a prestare soldi alle imprese, un’attività che a luglio ha conosciuto un forte rallentamento.
La banca centrale nel suo comunicato fa anche un riferimento specifico ai rischi del debito a livello locale, un’area grigia fatta di veicoli finanziari sponsorizzati dalle amministrazioni pubbliche che hanno preso a prestito enormi masse di denaro per costruire case e infrastrutture. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato l’esposizione locale cinese in 9 trilioni di dollari e ora c’è il serio rischio che questa massa debitoria non possa essere rimborsata e che le perdite si possano trasmettere non solo alle banche ma anche alle società di gestione del risparmio che hanno raccolto soldi presso gli investitori e prestato ai veicoli. I primi segnali di questo contagio tutto interno al mercato cinese è arrivato settimana scorsa con lo sviluppatore immobiliare Country Garden e la società di trust Zhongrong che hanno mancato il pagamento delle cedole su alcuni bond emessi. E poi è arrivata la richiesta di protezione dai creditori Usa da parte di Evergrande, la più grande società immobiliare cinese con 340 miliardi di dollari di attivo, i cui bond erano già in ristrutturazione dal 2021.
Nei prossimi giorni si vedrà se la mossa della Pboc avrà effetti tangibili sulla ripresa dei consumi cinesi, o se si richiederanno stimoli più consistenti.