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 2023  agosto 21 Lunedì calendario

IL GIALLO INFINITO DEL MOSTRO DI FIRENZE – È SPUNTATO IL RULLINO FOTOGRAFICO DI NADINE MAURIOT E JEAN MICHEL KRAVEICHVILI, LA COPPIA DI FRANCESI UCCISI L’8 SETTEMBRE 1985, ULTIMO DELITTO ATTRIBUITO AL MOSTRO – E SONO STATI RITROVATI ANCHE QUADERNI E VESTITI DI PIA RONTINI, CHE FU ASSASSINATA INSIEME AL FIDANZATO IL 29 LUGLIO 1984 – GLI OGGETTI SARANNO ANALIZZATI DAGLI INVESTIGATORI ALLA RICERCA DI TRACCE E DNA – DOPO 55 ANNI SI CERCANO CERTEZZE ANCHE SULLA PISTOLA “SIGNA”…

Estratto dell’articolo di Andrea Vivaldi per www.repubblica.it Il rullino di una macchina fotografica contenente 17 fotografie, poi vestititi e quaderni. Degli oggetti personali di alcune vittime del Mostro di Firenze rispuntano alla luce a distanza di decenni dagli omicidi. Il rullino fotografico apparteneva a Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, francesi, uccisi l’8 settembre 1985 in una tenda nella zona degli Scopeti, a San Casciano Val di Pesa. Fu l’ultimo delitto attribuito al Mostro di Firenze.

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Dei quaderni e vestiti sono stati invece ritrovati alcuni giorni fa in un baule, dimenticato per anni, che un tempo apparteneva alla famiglia Rontini. La polizia scientifica, coordinata dalla Procura di Firenze, ha sequestrato rinvenuti all’inizio di questa settimana. Pia Rontini venne assassinata insieme a Claudio Stefanacci a Vicchio di Mugello in località Boschettaestura, il 29 luglio 1984.

I reperti adesso, compreso il baule, verranno esaminati dalla scientifica, coordinata dal magistrato Beatrice Giunti e dal sostituto procuratore Ornella Galeotti, che oggi portano avanti le indagini. Saranno utilizzate le tecniche e dispositivi più moderni, che non si possedevano negli anni Ottanta. Ma non sarà facile recuperare delle tracce.

Dal primo delitto attribuito al Mostro di Firenze sono passati infatti 55 anni. Era la notte del 21 agosto 1968 e dentro una Alfa Romeo Giulietta bianca, accostata in una strada vicino al cimitero di Signa (appena fuori Firenze), vennero assassinati due amanti: Antonio Lo Bianco e Barbara Locci. […]

2 – SIGNA, LA PISTOLA DEL MOSTRO UCCIDE. UN ENIGMA OSCURO LUNGO 55 ANNI. ORA DNA E FOTOGRAFIE PER SPERARE Estratto dell’articolo di www.lanazione.it

L’esordio del mostro di Firenze, la prima volta che la pistola del serial killer ha sparato prima di passare di mano, o un sofisticato depistaggio? A cinquantacinque anni di distanza, il delitto di Signa resta un enigma a cui è attorcigliata la più misteriosa delle storie noir.

Eppure, per l’omicidio di Barbara Locci e il suo amante, Antonio Lo Bianco, avvenuto nella campagna di Castelletti, a Signa, nella notte del 21 agosto 1968, ci sono un condannato e un testimone. Ma questo non basta a diradare la nebbia.

Perché Stefano Mele, il manovale arrestato dopo una controversa confessione difficilmente da solo avrebbe potuto compiere quel delitto. E la pistola, poi, chi gliela avrebbe procurata? Però, chi sparò in quella notte di 55 anni fa, sembrava sapere che a bordo della Giulietta del Lo Bianco, non c’erano solo i due amanti intenti ad amoreggiare sul sedile anteriore.

Ma pure il figlio di lei, Natalino, sei anni: l’assassino si avvicinò alla coppia da dietro, stando attento a tenere il bambino fuori dalla linea di tiro. Sarà poi il piccolo a dare l’allarme, dopo aver raggiunto una casa distante un paio di chilometri.

Poteva arrivare da solo, al buio e tra i ciottoli, al campanello dell’unico lumicino acceso? Punti interrogativi, tanti. Il buio, comunque, rimase nella testa di Natalino, che in quella notte perse la mamma ma di fatto anche il babbo, che finì in galera accollandosi in silenzio ogni colpa.

Nell’agosto del 1968 sparò una calibro 22. Quattordici anni dopo, era il 1982, dopo altre quattro coppie ammazzate, ecco che una misteriosa pista investigativa, annacquata tra il ricordo di un maresciallo e un fantomatico anonimo, fece collegare i duplici omicidio del 1974 (Rabatta), 1981 (Mosciano e Calenzano) e quello appena avvenuto a Baccaiano, alla pistola di Signa, probabilmente una Beretta.

Nacque così la pista sarda, sette anni di indagini a vuoto tra gli amanti della Locci. Era la pista giusta o qualcuno voleva mettere fuori strada gli inquirenti? Chissà. Quando per il mostro si arrivò davvero a un processo, quello a Pacciani, si dirà che la pistola degli otto duplici omicidi era sempre la stessa, ma era passata di mano. Dai sardi ai compagni di merende.

Oggi ci sono le sentenze che condannano i complici del Vampa, Giancarlo Lotti e Mario Vanni, ma c’è anche la necessità di scavare ancora. Ci sono delitti senza colpevole (Lotti e Vanni avrebbero accompagnato Pacciani a partire dal 1982) e ricostruzioni fallaci.

Le figlie di Nadine Mauriot, ultima vittima della calibro 22 (Scopeti, settembre 1985) vogliono vedere le diciassette fotografie che la madre e il fidanzato Jean Michel Kraveichvili avevano scattato nella loro vacanza terminata in una tenda intrisa di sangue. […]