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 2023  agosto 21 Lunedì calendario

CI SARÀ UN MOTIVO SE IN AMERICA CI SONO 17 AGENZIE DI INTELLIGENCE – LA RIFORMA DEI SERVIZI BY MANTOVANO PREVEDE L’UNIFICAZIONE IN UN’UNICA STRUTTURA DEGLI 007, SUPERANDO LA DIVISIONE TRA AISI (INTERNI) E AISE (ESTERI). MA IN TUTTO IL MONDO SI VA IN DIREZIONE OPPOSTA: SE SI ESCLUDE LA SPAGNA, TUTTE LE GRANDI DEMOCRAZIE OCCIDENTALI HANNO VARIE STRUTTURE CON COMPITI DIFFERENZIATI. QUANDO SI PARLA DI SERVIZI, MEGLIO SOVRAPPORRE LE COMPETENZE CHE AVERE “BUCHI” DI ATTENZIONE E VIGILANZA… -

«Proclami in vista non ce ne sono perché la materia è delicata assai. E poi l’idea, al momento, è appunto poco più che ‘un’ipotesi di lavoro’, dicono a Palazzo Chigi». Ma, ‘l’ipotesi’, deve avere già una sua consistenza, se è vero che «i seminari a porte chiuse organizzati nella sede del Dis, a Piazza Dante, si sono susseguiti da gennaio a luglio, e hanno visto la partecipazione dei massimi esperti del settore (?), e poi i vertici dell’intelligence attuali e passati, da Gianni Letta a Franco Gabrielli». Insomma, un segreto di Pulcinella in casa del Dis, meno Servizio più o meno segreto tra tutti, dovendo coordinare i due veri Servizi operativi Interni (Aisi), ed Esteri (Aise).

Consultazioni condotte ‘in gran riserbo per rafforzare la struttura dei servizi’. Che può anche dire che così come funzionano ora non vanno al meglio, il sottinteso da parte di Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla Presidenza con la delega ai servizi. «Definire una bozza di riforma entro l’anno», è la facile previsione del Foglio.

La cosa farà rumore, c’è da prevedere, perché l’idea […]  è […] «Unificare l’intelligence in un’unica struttura, superando l’attuale divisione dei ruoli tra Aisi e Aise, impegnate rispettivamente per i servizi interni ed esteri, col Dis, il ‘Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, a svolgere una funzione di coordinamento».

E’ l’architettura, introdotta dalla legge 124 del 2007, ritenuta ‘datata’ dai fautori del nuovo con sospetti di antico. In sedici anni è cambiato il mondo, e quello dell’intelligence forse più degli altri. La questione letta dei critici interni con qualche forzatura argomentativa.

«Un attacco hacker pianificato a Mosca che manda in tilt una Asl abruzzese debba essere qualificato come una minaccia estera o interna. E l’antiterrorismo, poi? Un potenziale attentatore residente a Pavia, che mantiene costanti contatti con una cellula jihadista di base a Bruxelles, e sulla cui attività bisogna indagare coinvolgendo sia la polizia locale sia agenzie di sicurezza di paesi alleati, è un caso su cui deve impegnarsi l’Aisi o l’Aise?».

La risposta starebbe nel coordinamento e collaborazione e tra i due apparati, «sotto la supervisione vigile del Dis». «Ma nella pratica, troppo spesso l’autonomia di ciascuna agenzia sconfina nella gelosia delle fonti […]. Quanto al Dis, molti degli addetti ai lavori ritengono le sue prerogative e le sue risorse (il suo personale), non siano sempre adeguate a sovrintendere a questa complessa, delicata trafila». Passaggio molto ipocrita per non dire di una struttura sostanzialmente prefettizia e di controllo contabile senza credibilità reale sulla materia intelligence. Salvo meritevoli eccezioni.

[…] Meloni vorrebbe intervenire, ma le idee trapelate sembrano confuse. Un rapporto con i due Servizi operativi e col presunto coordinatore che la premier avrebbe curato con scrupolo e senza forzature, vedi la conferma di Elisabetta Belloni al Dis, sia Mario Parente all’Aisi, sia Giovanni Caravelli all’Aise. Con problemi prima politici e solo dopo di vera intelligence. Prassi e grammatica istituzionale a cui il Quirinale tiene molto, vogliono che in materia di intelligence non si proceda a colpi di maggioranza.

Ma un governo di destra che vuole centralizzare i servizi segreti, roba da svolta autoritaria, a rievocare il passato non sempre glorioso dei Servizi italiani, tra sospetti eversivi e ruberie, paragoni con gli Anni di piombo, la strategia della tensione, e il Grande vecchio.

[…]  Ci sarà un motivo pure un motivo perché le strutture di intelligence Usa, dalla notissima Cia a scendere, sono addirittura 16 e, con una diciassettesima a rappresentarle formalmente tutte, la superpotenza mondiale, neppure si sogna di unificare tante diverse specificità estremamente mirate. Ognuna con compiti estremamente mirati ed assieme circoscritti. Anche a rischio di inevitabili sovrapposizioni mirate piuttosto che ‘buchi’ di attenzione e vigilanza, rispetto agli esempi un po’ forzati sopra citati, sul chi tra Aise e Aisi, mentre la Cybersicurezza di cui servirebbe la massima operatività, è finita al Dis e di cui non si hanno notizie.

[…] Nello schema abbozzato a Palazzo Chigi, assieme ad una maggiore centralizzazione della struttura d’intelligence corrisponderebbe un potenziamento dell’organismo parlamentare di vigilanza, il Copasir. Incerto il ruolo della stessa commissione interparlamentare, l’attuale presidente Lorenzo Guerini […] esprime perplessità sull’accentramento […], mentre il mondo dell’intelligenza planetaria si muove al contrario.

E scopriamo che, a parte la Spagna, le grandi democrazie occidentali vedono una presenza di numerose strutture con compiti differenziati. «Francia, Germania, Regno Unito: tutti hanno due agenzie distinte per interni ed esteri. Gli Stati Uniti, poi, ne hanno ben diciassette».

[…] Problemi non posti di cui, chi opera nel settore invece discute quotidianamente. Ad esempio il quasi vincolo ad usare personale proveniente da altre amministrazioni dello Stato, riducendo drasticamente, risulta a Remocontro, la ricerca di professionalità alte nelle università e nei centri di ricerca. E poi i vertici con titoli di merito e valori certamente alti ma raramente con alle spalle una professionalità acquisita nel mondo dell’intelligence.