Domenicale, 20 agosto 2023
Senso del pane
Quando ero un ragazzino un po’ in ambasce, nel secolo scorso, in Tunisia, mio Paese natale, succedeva talvolta che il pezzo di pane che tenevo in mano, un sandwich per esempio, cadeva per terra. Certo non era la fine del mondo, ma neanche una faccenda da poco. Sollevando il prezioso oggetto lo portavo un po’ tremando alle mie labbra per un tenero bacio.
Così baciamo anche gli oggetti sacri, in particolare i libri sacri, ma anche il pane. Che cosa è un bacio? Un atto d’amore certo, ma anche di rispetto. Il pane era una cosa sacra, un raggio di luce venuto del paradiso, come la manna che al tempo di Mosè scendeva del cielo.
Il pane era il re della tavola, vicino al suo compagno, il sale. Condividere il pane e il sale è un atto di amicizia, di pace sociale, come tra i nativi americani si fuma il calumet della pace per non fare la guerra tra fratelli, il rituale pacificatore del complesso di Caino, da me coniato.
La sera dello Shabbat, il venerdì, si disponevano sulla tavola un lungo pane a treccia e un pane tondo, simboli dei due generi, ricoperti da una tovaglia ricamata, come per delle nozze mistiche, e prima di condividere il prezioso cibo si intonavano canti religiosi per santificare la cerimonia.
E oggi, patatrac! Il pane è diventato quasi un veleno. La metà dell’umanità scopre che soffre di una allergia al glutine, causa di ogni suo disturbo fisico e mentale. La stessa metà o magari l’altra metà si accorge di essere ingrassata, di avere troppo zucchero nel sangue e il diabete. Colpevole di questi mali sarebbe il pane: un’invenzione del diavolo… Per loro fortuna i cinesi non mangiano pane. Forse per questo sono divenuti la prima potenza al mondo: l’immensa fabbrica produttrice di telefonini, auto, forni solari e anche di nuovi virus. Che si tratti di una vendetta della Cina? Dopo la guerra dell’oppio, la guerra del glutine e quella del Covid. Ecco come si annientano le civiltà…
Altro ricordo della mia gioventù: si diceva allora di stare attenti a non mangiare troppe uova per non aumentare il colesterolo, causa di gravissimi malanni, quali infarto, ictus e altre terribili cose. Dunque, mai più di 3 o 4 uova a settimana! Il tempo passa e finalmente ci accorgiamo che gli Inglesi, un popolo molto speciale, mangiavano ogni mattina due uova al bacon, anch’esso pieno di colesterolo. E che questa popolazione non pativa più malattie di noi latini. Così piano piano abbiamo ricominciato a mangiare le uova, cibo particolarmente sano. Diciamo che le uova hanno ritrovato la loro verginità.
Chissà se un giorno riscopriremo le virtù del buon pane, biologico evidentemente, con le sue vitamine, gli oligoelementi e magari altre proprietà sconosciute ancora da scoprire. Una nuova verginità anche per il pane e il piacere di riscoprire il suo gusto unico.
Non dimentichiamo che il pane è la base della nostra civiltà. Il buon frumento con il quale si prepara il pane è una pianta del Medioriente, regione piena di passione e dunque di energia. Lì sono nate le grandi religioni che i Romani, completamente privi di senso teologico e mistico, avevano l’abitudine di importare. Alla fine hanno importato il cristianesimo, proprio una religione del pane.
Mi sono spesso chiesto perché i genitori del povero Gesù bambino, appena nato nella montagnosa Galilea e reduce dalla circoncisione – una cosa molto dolorosa e qualche volta anche pericolosa – gli abbiano imposto il terribile viaggio a Betlemme: più di 200 chilometri di sentieri non esattamente paragonabili alla grandiosa via Aurelia. Come l’hanno fatto questo viaggio? A dorso d’asino, probabilmente. Conoscendo la regione, si è trattato di una grande imprudenza: un viaggio fuori dalla norma.
C’erano, allora come oggi, come sempre, in questa regione del mondo considerata sacra, guerre e banditi. Perché allora correre questi rischi? Il motivo è che il passaggio da Betlemme era necessario per costruire il mito. Il nome di questa cittadina in italiano non dice niente. Però scritto in ebraico, in due parole, le cose cambiano: Beth Lehem significa “casa del pane”. L’incorporazione di questa parola era necessaria per il compimento della sua missione. Avrebbe mai potuto compiersi la moltiplicazione dei pani senza questa tappa a Betlemme?
Soprattutto, alla fine della sua missione, Cristo prende un pane e lo condivide con i suoi apostoli dicendo la storica frase: «Mangiate questo pane, è il mio corpo». Parole incredibili. Il pane come corpo di Gesù e, secondo i cristiani, il pane come corpo di Dio. Incredibile! Con glutine o senza?
Da questa drammatica Cena è nato il rito di fondazione dell’Eucaristia, nel quale il credente mangiando un pezzo di pane, rinnova la sua fede e il suo legame con gli altri fedeli.
Insomma, le radici simboliche del pane sono talmente profonde che la sua scomparsa significherebbe la scomparsa della nostra civiltà. Teoricamente possibile, così come fu possibile la scomparsa dell’Impero Romano.