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 2023  agosto 20 Domenica calendario

Biografia di Josephine Baker


la pantera nera che stregò parigiJoséphine Baker. Torna la biografia della celebre danzatrice, dall’infanzia povera nel Missouri alla scalata nel mondo del varietà: idolo selvaggio degli anni folli, si impegnò anche nella ResistenzaGiuseppe ScaraffiaGetty Images Una nuvola di piume.  Joséphine Baker nacque nel 1906 a St Louis, in Missouri, e morì nel 1975 a Parigi «Ma non mi ricordo ancora dei miei ricordi!», aveva protestato quella ventenne nera, diventata famosa un anno prima, nel 1925. Incalzata da un giovane giornalista, Marcel Sauvage, che le aveva proposto di scrivere insieme un libro sulla sua vita, aveva replicato: «Io ballo, mi piace ballare, non mi piace nient’altro, ballerei per tutta la vita». Un anno dopo, nel 1927, era uscita la prima versione di un libro delizioso, oggi pubblicato in un sofisticato, variopinto kit, che offre anche un quaderno con in copertina la celebre affiche di Jean Chassaing.
In effetti, malgrado la sua giovinezza, Joséphine aveva già dietro di sé una vita tumultuosa, un’infanzia poverissima nel Missouri, duri anni di lavoro minorile e una difficile scalata nel mondo del varietà. Infatti anche tra le danzatrici nere esisteva un razzismo che metteva all’ultimo posto chi, come lei, aveva la pelle più scura. Quando entrava in scena, le facevano lo sgambetto, ma quella geniale debuttante riusciva a trasformare le cadute in un passo di danza.
Sauvage, all’oscuro del colpo di fulmine tra la Baker e Georges Simenon, allora ancora noto come Sim, lo pseudonimo dei suoi primi romanzi, non si era chiesto perché la ballerina non avesse ricorso a lui. Non sapeva che i due, amanti clandestini all’insaputa della moglie di lui e del compagno di lei, un avventuriero italiano, stavano pensando a un folle progetto: un finto rapimento che avrebbe attirato tutti i giornali. Poi però avevano desistito: «Che bella réclame! Joséphine ed io abbiamo rischiato di caderci… l’inevitabile pubblicità ci ha fatto paura. Un falso scandalo che diventava un vero scandalo».
Il 7 ottobre 1925, lo scrittore in smoking, seduto in platea al Théâtre des Champs-Elysées, non sapeva che, al suo debutto, la ragazza aveva esitato a lungo prima di esibirsi praticamente nuda. Non che fosse timida, ma la nudità le sembrava una diminuzione e solo la tenacia dell’impresario era riuscita a convincerla a danzare coperta solo da esili piume di fenicottero.
I parigini erano abituati ai seni nudi delle Folies Bergères, ma le natiche di quella straordinaria danzatrice li avevano turbati. Simenon, travolto, aveva scritto: «È un sedere tanto agognato da poter essere venerato. L’hanno visto nudo… talmente teso, talmente staccato dal torso con un immenso gesto di sfida, da formare un essere a parte, che vive di vita propria, molto ma molto lontano dal viso della Baker su cui, comicamente, gli occhi si toccavano per lo stupore».
Voluttosa e comica, modernissima e arcaica, Joséphine era diventata in breve tempo una star degli anni folli.
Le donne imitavano i suoi corti capelli laccati sulla testa, le unghie dorate delle sue lunghe mani; una poetessa mondana, Anna de Noailles, l’aveva battezzata «la pantera dagli artigli d’oro». Lei scherzava contenta: «A Parigi amano molto il mio sedere. Lo trovano insieme confortevole e artistico… se si ammalasse, se avvizzisse, non avrei più la minima celebrità. Mi ha molto lusingato sentir dire che è birichino e spiritoso. Da quando lo so, oso appena sedermici sopra!».
Un grande sarto, Poiret, disegnava vestiti per lei, ma doveva sottostare a tutti i suoi capricci e, quando le aveva presentato un conto favoloso come i suoi abiti, la diva si era rivolta alla magistratura per farlo abbassare.
«Ero l’idolo selvaggio di cui Parigi aveva bisogno. Dopo quattro anni di violenza ho impersonato la libertà ritrovata, la scoperta dell’arte nera, del jazz. Ho rappresentato la libertà di tagliarsi i capelli, di andare in giro nuda».
Al lusso, Baker preferiva gli animali, dal serpente che portava come una collana intorno al collo, spaventando la gente, allo ieratico ghepardo che l’accompagnava con il collare assortito ai suoi abiti. Per non parlare del maialino, dello scimpanzè e di tanti altri.
Incurante della gelosia del suo compagno, accumulava rapidi amori tra cui quelli con due architetti, Le Corbusier e Loos, che avevano disegnato per lei una magnifica villa a righe bianche e nere che sarebbe rimasta sulla carta.
Durante la Seconda guerra mondiale, prima di impegnarsi nella Resistenza, aveva fatto l’agente segreto trasportando messaggi segreti scritti con l’inchiostro simpatico sui suoi spartiti.
Combattiva e idealista, aveva continuato a cantare e a recitare a teatro e al cinema. Intanto aveva adottato e raccolto in un castello una nidiata di bambini di tante nazioni diverse. Era morta nel sonno, dopo avere trionfato per l’ultima volta sul palcoscenico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Joséphine Baker
e Marcel Sauvage
La mia vita
Traduzione di Mimosa Martini
EDT, pagg. 236, € 22
Nel dialogo con il giornalista sauvage emerge la libertà ritrovata: gli amori, le esibizioni con gli animali, la nudità