Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  agosto 20 Domenica calendario

SPLASH! - DIETRO "IL TUFFO" C'È UN SIGNIFICATO EROTICO? SECONDO L’ARCHEOLOGO TONIO HOLSCHER SÌ - PER MOLTO TEMPO SI È CREDUTO CHE L'AFFRESCO "LA TOMBA DEL DIVIN TUFFATORE", DATATO 480 A.C., FOSSE LA METAFORA DELL’ANIMA IN VIAGGIO VERSO L’OLTRETOMBA. MA PER LO STUDIOSO TEDESCO, L'IMMAGINE HA A CHE FARE CON LE PRATICHE D’INIZIAZIONE DI RAGAZZI E RAGAZZE. SECONDO HOLSCHER, SI LEGANO INSIEME "ISPIRAZIONE DIONISIACA, EROTISMO E ATLETICA FISICITÀ" -

Il corpo nudo si libra nell’aria: braccia tese in avanti, mani congiunte, testa leggermente sollevata, sguardo diretto verso il basso, gambe allungate, il piccolo membro in evidenza. Elegante nei gesti e bello nel corpo esteso in volo, questo giovane si sta tuffando di testa. Sotto l’attende l’acqua verde dalla forma rotonda, forse per esprimere la vastità del mare in cui tra poco sarà immerso. Sulla destra l’alta piattaforma da cui si è gettato, simile a una scala disegnata da un bambino; sulla sinistra una pianta si protende verso la superficie dell’Oceano come per accarezzare il tuffatore e accompagnarne il suo gesto flettendosi. [...]

Tra le attività svolte in acqua, o meglio sopra l’acqua, con il solo uso del corpo, il tuffo è la più incantevole e abbacinante. Tonio Hölscher, professore emerito di Archeologia classica all’Università di Heidelberg, ha dedicato un libro, Il tuffatore di Paestum , a questa immagine enigmatica che ci giunge da un’epoca lontana per raccontarci cosa sia stata per i Greci l’arte del tuffo, per una civiltà che ha vissuto in modo fortemente intrecciato il rapporto tra terra e mare. Sono loro, i Greci antichi, che ci hanno trasmesso l’idea che in questa azione, oggi specialità olimpica, si esprima il completo «abbandono ai sensi, all’aria che avvolge il corpo proteso e poi all’acqua che toglie il respiro e assorbe ogni percezione » (Hölscher).

Se esiste l’erotismo del nuoto, di cui Charles Sprawson ci ha fornito una descrizione dettagliata e originale in L’ombra del massaggiatore nero , il professor Hölscher con il suo piccolo libro ci permette di comprendere il significato che aveva nel passato il tuffo. L’interpretazione prevalsa dopo la scoperta dell’affresco datato 480 a.C. vede nello slancio del giovane efebo la metafora dell’anima in viaggio verso l’oltretomba, una lettura che indirizza nella morte e nell’aldilà la decifrazione simbolica delle diverse pitture di questa sepoltura. Per lo studioso tedesco si tratta piuttosto di «un postulato parziale e riduttivo, consolidato soprattutto con il cristianesimo », cosa convincente, se si pensa che questa religione è stata per secoli la vera avversaria dell’antico culto dell’acqua, in cui vedeva un segno demoniaco.

Mentre il tuffatore di Paestum, come quello che s’intravede nella Tomba della caccia e della pesca a Tarquinia, mostra oltre alla gioia fisica del gesto del lancio nel vuoto, il più che probabile legame tra le due attività del tuffo e del nuoto e le pratiche d’iniziazione di ragazzi e ragazze. I Greci, come ci hanno insegnato Friedrich Nietzsche, Aby Warburg e Erich R. Dodds, possedevano oltre a un’istanza razionalista un esuberante vitalismo, che si esprime nella prova stessa del tuffo. Nella tomba di Paestum, secondo Hölscher, si legano insieme «ispirazione dionisiaca, erotismo e atletica fisicità».

Con un salto di parecchi secoli, solo nell’Ottocento il nuoto torna ad essere una passione praticata in cui eccellono gli inglesi, mentre sono gli svedesi a svettare nell’arte dei tuffi, considerata in Inghilterra tuttalpiù un sistema per entrare in acqua. Nell’Olimpiade di Parigi del 1900 gli atleti del Nord vincono tutti i premi e mostrano questa nuova attività atletica lanciandosi dall’altezza di venti metri.

Come racconta Sprawson, dopo aver compiuto uno scatto, il loro corpo s’allontana di circa dieci metri dalla torretta, «mantenendo, almeno fino a due metri dall’acqua, la testa proiettata all’indietro, la schiena fortemente flessa, le braccia aperte a formare una linea orizzontale con le spalle come le ali spalancate di un uccello». Al culmine di questo volo il corpo sembra fermarsi a mezz’aria in un movimento che ricorda quello delle rondini. [...]