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 2023  agosto 20 Domenica calendario

Riaperte le cause contro Michael Jackson per abusi sessuali

Michael Jackson è morto nel 2009, ma le cause per abusi sessuali che lo riguardano possono riaprirsi: lo ha concesso una Corte d’appello californiana, a cui due ex-bambini che si protestano da sempre vittime del cantante si sono rivolti, ancora una volta, per avere giustizia. Sotto accusa non c’è Jackson, questa volta, ma due aziende legate ai suoi eredi: Mjj Productions e Mjj Ventures. I due uomini, Wade Robson e Jimmy Safechuck – oggi rispettivamente di 40 e 45 anni e con lavori nel mondo dello spettacolo – accusano i dipendenti di essere stati complici delle violenze e di non averli protetti.
Robson e Safechuck sono tra i più espliciti accusatori di Michael Jackson, e da molti anni: le loro testimonianze compaiono già nel documentario Neverland, prodotto nel 2019 dalla Hbo.
Wade Robson è oggi coreografo e regista: le accuse che muove a Jackson datano tra il 1990 e il 1997, cioè quando lui ragazzino aveva tra i 7 e i 14 anni. L’incontro con «Jacko» a un concorso di danza, quando aveva appena 5 anni: dopo quel giorno, Robson fu spesso ingaggiato per ballare nei video della superstar e fece persino un album con la sua casa di produzione. Tutto ciò derivava anche da rapporti stretti, amicali, che il cantante intesseva con la famiglia di Wade; a Neverland, dove i Robson andavano in vacanza, Wade racconta di avere dormito con il cantante e di essersi toccato i genitali. Nei 7 anni seguenti la loro relazione sarebbe diventata sessuale e avrebbe incluso sesso orale, masturbazione reciproca e contatti intimi. «Tutto ciò – si legge nella causa – avveniva sotto gli occhi dei dipendenti delle società» di Michael Jackson, i quali facevano anche il possibile perché il bambino e la star rimanessero insieme.
L’altro querelante, Jimmy Safechuck, ex attore e manager, è altrettanto crudo. Parla di «una rete aziendale che procurava bambini da abusare e facilitava gli incontri in modo organizzato». L’incontro con la star sul set di una pubblicità della Pepsi, nel 1986. Pochi mesi dopo, Michael Jackson insegnava al bambino come masturbarsi. I loro incontri, tutti sessuali, si sarebbero ripetuti nei successivi 4 anni «centinaia di volte»
Complicità
«Gli abusi avvenivano davanti ai dipendenti, che lasciavano apposta la star sola coi piccoli»
Prima di quelle dei due ragazzini, arrivate nel 2013 e nel 2014, c’erano state altre accuse al cantante, mai però sfociate in condanne: nel 1994 un procuratore di Los Angeles non arrivò a istruire un processo a partire dalle testimonianze di tre ragazzini perché la famiglia di uno di loro giunse a un accordo stragiudiziale (da 23 milioni di dollari). Il ragazzino si sarebbe poi suicidato nel 2009, pochi mesi dopo la morte del cantante. Nel 2003 un tribunale di Santa Barbara accusò Jackson di numerosi casi di molestia, e di aver fatto ubriacare dei bambini, ma la giuria lo assolse due anni dopo.
Le cause di Robson e Safechuck contro le due società di Jackson datano al decennio seguente: 2013 e 2014. Segue garbuglio giudiziario. Prima l’archiviazione, nel 2017, perché erano stati superati i termini di prescrizione. Poi la riapertura nel 2020: una nuova legge statale aveva concesso ai casi di abusi sessuali su minori un periodo aggiuntivo. Poi nuova archiviazione: un giudice stabilì che le due società e i loro dipendenti non erano legalmente obbligati a proteggere da Jackson gli allora ragazzini. Venerdì il nuovo verdetto, questa volta alla Corte d’appello del secondo distretto della California: «Le società non sono esentate dal dovere di proteggere quei bambini solo per il fatto che sono di proprietà dell’autore dell’abuso». I due ex-bambini, per sempre vittime, tornano a sperare.