Corriere della Sera, 20 agosto 2023
I russi colpiscono il teatro di Chernihiv
Un attacco missilistico russo ha colpito teatro e università a Chernihiv: almeno 7 vittime, più di cento i feriti. Tra i morti anche un bambino. L’Onu ha condannato «l’atroce» attacco missilistico e ha chiesto a Mosca di porre fine ai raid su «aree popolate». Il missile sembra non avere colpito a caso. Nel teatro di Chernihiv si stava tenendo infatti una mostra di produttori di droni militari. Zelensky: «Un normale sabato è stato trasformato in un giorno di lutto e dolore».
Droni, droni e ancora droni. La guerra del presente e del futuro si combatte soprattutto a suon di droni. «E chi non sviluppa i suoi droni, non li aggiorna con le nuove tecnologie, non sta al passo con le innovazioni del nemico, sostanzialmente è perduto. Questo mi pare essere il problema di base della nostra controffensiva, che oggi appare in difficoltà: il nostro governo non è stato attento a queste problematiche. I russi hanno imparato dagli errori di partenza, si sono messi a copiare metodicamente le nostre armi, hanno spiato, rubato e poi riprodotto i nostri droni. L’amara realtà è che adesso abbiamo perso il nostro vantaggio iniziale. Non dico affatto che siamo sconfitti, abbiamo tutte le capacità e potenzialità per riprendere quel vantaggio. Ma occorre darci da fare in fretta», si sfoga Oleksei Asanov nella sua fabbrica-laboratorio di droni che lui ha battezzato «Kajan-Flay», traducibile come «pipistrello volante».
Siamo venuti a trovarlo mentre è intento a sviluppare nuovi tipi di applicazioni militari per modelli commerciali di droni comprati sul libero mercato e da lui riadattati su richiesta dell’esercito. Laureato in fisica, ingegnere 29enne presso un’azienda hi-tech nella capitale, all’inizio della guerra lanciata da Putin nel febbraio 2022, Oleksei ha portato prima di tutto la moglie e il figlio in un posto sicuro tra le valli dei Carpazi, quindi con un gruppo di amici d’università e colleghi di lavoro si è messo a sviluppare droni in un capannone alla periferia di Leopoli. «Non c’erano programmi governativi. Eravamo tutti volontari. Ci siamo impegnati a cercare idee su Google, abbiamo trovato in rete i progetti per costruire rudimentali sistemi di lancio delle granate di piccola taglia. E abbiamo studiato allora per renderli più efficaci», ricorda. A fine aprile 2022 avevano già pronto un prototipo, che per lunghi mesi è stato lo spauracchio delle fanterie russe. «Un piccolo drone commerciale copiato e costruito da noi con l’aggiunta dei nostri sistemi di puntamento costa al massimo 400 euro. E può rivelarsi più accurato e letale di un missile Javelin, che vale oltre 70.000 euro. I vantaggi sono immensi: meno spesa, più precisione, più facile da trasportare, pochissimo ingombro», aggiunge. In breve, diventano la società di droni più importante del Paese. Costruiscono allora droni più grandi in grado di trasportare bombe più pesanti, quelle che vanno per la maggiore hanno sino a 5 chili d’esplosivo. In parallelo, sviluppano batterie più potenti e sistemi di lenti più accurati. Il raggio d’azione dei loro droni passa dai 4 o 5 chilometri iniziali a 25. La loro produzione supera il migliaio di modelli al mese. Si specializzano sugli Fpv, che sta per First Person View: i modelli teleguidati tramite un visore tridimensionale che permette di osservare in tempo reale ciò che si trova sul terreno e dunque controllare accuratamente il lancio delle granate. Nell’estate dell’anno scorso fabbrica e laboratorio si spostano nella sede attuale, una grande villa con vari depositi alla periferia della capitale. L’esercito manda i suoi uomini a seguire le lezioni pratiche di guida dei droni e lancio delle bombe, che loro organizzano nel poligono attrezzato a fianco della villa. Oggi ci sono 35 soldati in arrivo dal fronte di Bakhmut, da Zaporizhzhia e da Kherson. Intanto però anche i russi stanno imparando, catturano i droni ucraini, copiano le loro tecniche. «Abbiamo sottovalutato le capacità di ripresa nemiche. È ora di smettere di ripetere che i russi sono dei primitivi inetti. In verità, Putin ha investito milioni di dollari pubblici per sviluppare le loro armi del futuro», aggiunge Oleksei, non senza una evidente nota polemica contro gli attuali vertici politici e militari ucraini. «La verità è che noi agiamo come fossimo una compagnia privata. Il governo ci lascia libertà totale, però non riceviamo alcun contributo da parte dello Stato. Una situazione assurda: dobbiamo persino pagare le tasse sui prodotti che acquistiamo all’estero. La burocrazia pubblica complica invece di facilitare le cose», sostiene. Ma ciò non lo ferma: coi suoi collaboratori adesso sta sviluppando un sistema destinato a disturbare le nuove armi russe, che a suo dire «darà all’Ucraina almeno sei mesi di vantaggio».