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 2023  agosto 19 Sabato calendario

Cento cani sopra una gatta. Cronanca di uno stupro di gruppo

PALERMO «Eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei video porno», ha scritto in chat uno degli arrestati a un amico. A leggere le carte dell’inchiesta sullo stupro di gruppo c’è da rabbrividire. La ricostruzione parte con la paura della vittima, trattata come un oggetto dal branco. Lei quella sera era terrorizzata: «Dove stiamo andando?», chiedeva, stordita dall’alcol e dagli spinelli che le avevano fatto fumare. «Lo sappiamo noi», rispondeva uno degli arrestati mentre la conducevano, sorreggendone il passo traballante, verso il luogo dello stupro di gruppo. Nelle parole riferite dalla diciannovenne agli investigatori, nelle frasi intercettate dai carabinieri e in quelle pronunciate nel video c’è tutto l’orrore della vicenda. Durante il tragitto «ho capito che Angelo (uno degli arrestati, ndr) aveva cattive intenzioni e gli ho detto: “Ma mi vuoi far stare sola con questi, ma sei pazzo?"». «Ero stonata, in piedi ma barcollavo – ha aggiunto nella denuncia – ho sentito dei forti dolori alla parte bassa del ventre e mi lamentavo, loro mi hanno derisa. Ho chiesto ad Angelo di chiamare un’ambulanza, ma lui ha risposto che non lo avrebbe fatto perché non voleva fossero coinvolte le forze dell’ordine».
Il racconto è sempre più drammatico: «Mi sono accasciata per tre volte... Non volevo avere rapporti sessuali non mi muovevo, ho gridato, sono caduta a terra battendo anche la testa, ma non si fermavano e Angelo rideva. Ho iniziato a ripetere “basta, basta”, ma i ragazzi hanno continuato, scambiandosi di posto». Le immagini riprese con il cellulare sono un pugno nello stomaco. Si sentono frasi inequivocabili: «Andiamo, forza che ti piace». La ragazza è in ginocchio, crolla in avanti. L’hanno violentata e filmata, come se fosse un macabro rito di cui conservare memoria. Magari da fare girare in chat come un trofeo. La diciannovenne ha bene in mente la luce del telefonino puntata dritta contro il suo volto. L’indagato riprendeva e nel frattempo scriveva a un amico: «Stiamo facendo un bordello». «Stai attento a questi video non è che spunta che l’avete stuprata», suggeriva l’altro. L’autore rispondeva: «Infatti adesso li sto eliminando tutti, li sto mandando solo a chi dovevo mandare li elimino perché non ne voglio sapere più niente di questa storia».
LA CONFESSIONE
Gli investigatori hanno recuperato le immagini nella memoria del dispositivo. Le cimici piazzate nella caserma dei carabinieri il giorno della convocazione di due dei sette giovani hanno registrato altre frasi che hanno la forza di una confessione: «Le ho fatto male Lei non voleva, faceva “no, basta” I pugni che le davano e pure gli schiaffi, non respirava». La vittima ha riconosciuto subito i primi due indagati. Tra questi c’è l’autore del video che «già in passato aveva provato a usare violenza su di lei» ha raccontato il fidanzato della giovane. «Sono sicuro che la seguiva su Instagram. Ha architettato tutto».