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 2023  agosto 19 Sabato calendario

L’inganno asiatico

Hilary, venti che soffiano a 233 km l’ora, in arrivo in California meridionale, il primo della storia, diventa il simbolo di quello che potrebbe attenderci sul fronte dei mercati e dell’economia in autunno: il primomeltdown in arrivo dalla Cina.
Afflitta da una crisi immobiliare devastante, da una crescita in contrazione rispetto alle attese e oberata da un debito pubblico pari al 288% del Pil (quello italiano è al 134%), la Cina ci ha dato negli ultimi giorni notizie allarmanti di cui America, Europa – e Italia – dovranno tenere conto. Al quadro economico e finanziario dobbiamo aggiungere le notizie poco rassicuranti in arrivo dai fronti politici/militari. Da quello ucraino, dove ormai la guerra sembra destinata a continuare nel prossimo inverno. E da quello asiatico e di Taiwan – con la Cina che ha giudicato “una grave provocazione” il primo vertice convocato ieri a Camp David dal presidente Biden con il primo ministro giapponese Fumio Kishida e con il presidente coreano Yoon Suk. Per questo l’ipotesi di uno stormy weatherglobale davanti a noi si fa ancora più preoccupante.
Ma partiamo dalle notizie economiche e finanziarie in arrivo dalla Cina, che più hanno lasciato il segno sui mercati in questa settimana di Ferragosto. Giovedì China Evergrande ha chiesto la procedura fallimentare in Usa dopo due anni di mancate scadenze sul debito di 340 miliardi di dollari. L’aggravante? Aveva già venduto a ignari compratori cinesi oltre 700.000 appartamenti che difficilmente saranno mai completati. Ieri c’è poi stato uno sviluppo più serio: una relazione diretta fra un altro disastro immobiliare, Country Garden, e il settore finanziario. L’azienda immobiliare cinese, quasi otto miliardi di dollari di perdite solo quest’anno e quasi un milione di appartamenti non terminati in centinaia di città cinesi, era in parte finanziata da Zhongrong International Trust Offices, una fiduciaria di Pechino con 108 miliardi di dollari di risparmio in gestione. Zhongrong è una delleshadow bank che finanzia il settore immobiliare con capitali di terzi che remunera con promesse di rendimenti fra il 7 e l’8%. Fa parte di un comparto che vale complessivamente 2.900 miliardi di dollari. Per via della crisi Country Garden Zhongrong ha mancato in questi giorni pagamenti su quattro prodotti di investimento per circa 14 milioni di dollari. Non stupiamoci dunque se ieri a Hong Kong l’indice Hang Seng ha perso il 2,1% entrando ufficialmente nel mercato dell’Orso con perdite 21% rispetto ai massimi di gennaio (nell’Orso si entra con perdite superiori al 20%).
Quella cinese è una dinamica che dovrebbe ricordarvi qualcosa: la profonda crisi finanziaria che partì dalsubprime immobiliare a Wall Street, contagiò la Borsa fino ad affossare Lehman, con la conseguente crisi globale che ha portato in Usa, Europa e Italia uno dei più gravi periodi recessivi degli ultimi settant’anni.
Si dirà che la Cina è meno vicina di quello che sembra. Che ieri gli indici europei e americani hanno sì avuto perdite, ma restano su posizioni rassicuranti grazie a un’economia che continua a crescere, soprattutto in America. Tutto vero, ma quali sono i rischi di un rallentamento americano? O europeo? L’economia cinese da sola, con tassi di crescita molto inferiori rispetto alle previsioni ufficiali, contribuisce per il 40% della crescita globale, l’America per il 22% e l’Europa solo per il 9%. Non solo, la Cina è il primo consumatore di materie prime al mondo e l’impatto del suo rallentamento e ora della crisi immobiliare/finanziaria si sentirà ben oltre i suoi confini. Come dicevo, se è vero che per ora l’economia americana tiene grazie a consumi ancora stabili, a un tasso di disoccupazione ai minimi storici e alla coda degli stimoli fiscali post Covid, è bene ricordare che i verbali della Fed rilasciati questa settimana mostrano che già a luglio c’era qualche preoccupazione.
Per combattere l’inflazione, i tassi sono arrivati ai massimi in vent’anni. Il pagamento mensile medio per un mutuo americano ha raggiunto la soglia di 2.600 dollari al mese, giudicato insostenibile, e i risparmi privati accumulati durante il Covid sono di fatto spariti. In questo contesto l’Italia dà segnali di nervosismo sul piano della tenuta finanziaria con una conferma delle accise sui carburanti e con l’introduzione di una tassa aggiuntiva sui profitti bancari che non appartiene ad alcun manuale dell’economia moderna. Qui occorre ricordare un passaggio chiave nei verbali della Fed di mercoledì: “È importante che il comitato monetario della Fed equilibri i rischi di una non intenzionale stretta eccessiva con il costo di una stretta insufficiente”, condiviso dalla maggioranza dei governatori. È in queste parole che si riassume il dilemma della Fed e delle autorità centrali europee: combattere l’inflazione avendo come obiettivo un atterraggio morbido dell’economia nel corso del prossimo anno. Oggi, con la crisi cinese e con le crisi politico militari che si aggirano minacciose, quell’obiettivo si fa più difficile. L’importante è esserne coscienti e augurarsi che le congiunture politico-economiche negative possano essere meno dirompenti di quel ci sembrano questa settimana.
L’uragano Hilary può farci sperare: sembra che quando toccherà le coste californiane sarà degradato da uragano violento e tempesta tropicale. Resterà il primo. Ma il suo impatto sarà meno devastante delle attese.