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 2023  agosto 19 Sabato calendario

Biografia di Roberto Vannacci

Né le critiche, né la rimozione dal comando dell’Istituto geografico militare di Firenze, gli fanno cambiare idea. Il generale Roberto Vannacci, finito nella bufera dopo la pubblicazione del suo libro autoprodotto, «Il mondo al contrario», non lascia trasparire alcuna esitazione: «Non vedo perché debba fare un passo indietro per un libro dove esprimo e manifesto liberamente i miei pensieri. La libertà di parola è garantita dalla Costituzione e tratto questioni di pubblico dominio. Io combatto il pensiero unico», dice riguardo alle critiche per le prese di posizione contro la comunità Lgbtqia+, gli stranieri, gli ambientalisti. E aggiunge anche: «Mi potrà essere mossa la critica che i toni sono dei toni forti, ma il tono forte di un libro è quello che viene scritto probabilmente per suscitare anche un certo interesse da parte del lettore». Roberto Vannacci non fa una piega neppure sulla frase riguardo alla pallavolista Paola Egonu, i cui «tratti somatici non rappresentano l’italianità»: «Non vedo perché debba porgere delle scuse per un’espressione che non è offensiva. Ho detto una cosa che è ovvia».
Il generale è invece più abbottonato rispetto alla decisione dello Stato maggiore dell’Esercito italiano di rimuoverlo dal comando dell’Istituto geografico militare, ma lascia capire che non rinuncerà a dare battaglia: «Riguardo le decisioni che sono state prese, da un punto di vista del mio servizio, non replicherò in quanto ritengo che siano decisioni gerarchiche e per le quali risponderò nelle sedi e secondo i tempi che saranno giudicati opportuni e che mi verranno indicati dalla mia catena di comando». Un ricorso non sembra improbabile.
Sul provvedimento
Riguardo le decisioni che sono state prese sul mio servizio replicherò nelle sedi e in tempi giudicati opportuni dalla mia catena di comando
Del resto, questo generale, da 37 anni in prima linea nell’esercito italiano, è abituato a non tirarsi indietro nelle battaglie, in una carriera spesa tra incursioni ad altissimo rischio, ruoli di comando nei grandi scenari di guerra, fino alla più recente responsabilità di addetto alla Difesa nelle delicate relazioni con la Russia. È la storia di un militare pluridecorato, che già a 24 anni partecipa in Somalia a una missione per «neutralizzare» i miliziani del signore della guerra Mohammed Farah Aidid, mentre a 26 è impegnato in Rwanda durante i giorni del genocidio. Presto scala le gerarchie dell’esercito e viene messo a capo di missioni importanti, ex Jugoslavia, Libia, Afghanistan. Poi l’Iraq (dove invece a capo della Folgore, si occupa di formare i miliziani locali alla contro insurrezione in funzione anti Isis). Operazioni per le quali riceve riconoscimenti dallo Stato italiano, ma persino dagli Stati Uniti, con la Bronze Medal Star e la Legione al Merito.
L’accusa di razzismo
Le frasi su Paola Egonu? Non vedo perché debba porgere delle scuse per un’espressione che non è offensiva. Ho detto una cosa che è ovvia
Una carriera operativa di altissimo livello, che due mesi fa – ora che ha 55 anni – lo vede trasferito a Firenze in un ruolo dalle caratteristiche assai diverse. «Comandare l’Istituto geografico militare è un gran riconoscimento dal punto di vista istituzionale, non è una punizione. Ma è pur sempre un lavoro dietro una scrivania per chi è abituato a stare sul campo – raccontano dall’interno dell’istituzione fiorentina —. Per chi è stato “operativo” tutta la vita può essere difficile adattarsi a un incarico così diverso».
La libertà invocata
Non devo fare un passo indietro per un libro
in cui esprimo liberamente i miei pensieri. È una libertà costituzionale
Che il libro sfogo del generale sia il termometro di un’insofferenza per una carriera che volge al termine? I generali, tra i 55 e i 60 anni, di solito vanno in pensione, e nei loro ultimi anni al massimo possono ambire alle scrivanie dello Stato maggiore o della Nato a Bruxelles, non dirigono più le truppe sul campo. Ma sulle promozioni di Vannacci potrebbero aver pesato due esposti che lui stesso presentò alla procura militare contro i vertici dell’esercito, per le possibili omissioni sulla tutela della salute dei soldati a contatto con l’uranio impoverito in Iraq. In uno dei due esposti, datato 13 marzo 2019 – 57 pagine oltre agli allegati – il generale scrive di soldati «esposti massicciamente in tutta l’area, senza che alcun provvedimento di prevenzione e mitigazione dei rischi fosse stato attuato sino alla data del 08/05/2018».
I toni per i lettori
Mi potrà anche essere mossa la critica che i toni usati sono forti,
ma il tono forte serve
a suscitare un certo interesse nel lettore
«L’Istituto geografico militare può sempre essere un trampolino di lancio per le poltrone più importanti, ma non è detto che lo sia – dicono ancora dall’interno, dove spiegano anche che le affermazioni del libro sono “frasi da parà” —. Di sicuro, dopo la vicenda esplosa con il libro, lo Stato maggiore o la Nato Vannacci se li è giocati per sempre».