il Fatto Quotidiano, 18 agosto 2023
I verbali del caso Giletti
Urbano Cairo chiese a Massimo Giletti in un tête-à-tête avvenuto ‘intorno al 20 marzo’ a Roma di incontrare Silvio Berlusconi per far capire al Cavaliere che non ce l’aveva con lui. Non solo. A febbraio Cairo disse a Giletti che Paolo Berlusconi lo aveva chiamato per lamentarsi della trasmissione in cui il favoreggiatore dei boss Giuseppe Graviano, Salvatore Baiardo, raccontò in tv del suo incontro con Paolo B. nel 2011 a Milano.
Lo ha raccontato Giletti ai pm di Firenze Luca Turco, Luca Tescaroli e Lorenzo Gestri. I pm indagano sulle stragi del 1993 ipotizzando che abbiano avuto un ruolo di mandanti esterni Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, indagine già in passato archiviata su richiesta dei pm fiorentini più volte e che ora prosegue solo su Dell’Utri. La richiesta di Cairo era successiva alle trasmissioni su mafia e politica con ospite Baiardo che parlava anche dei (presunti) rapporti di Dell’Utri e Berlusconi con Graviano. Giletti declinò l’invito e, solo tre settimane dopo quell’incontro con Cairo, Non è l’arena è stata chiusa, dopo 6 anni. Nonostante a luglio 2022 Cairo parlasse di un rinnovo quinquennale, nonostante a marzo 2023 l’ad de La7 Marco Ghigliani scrivesse a Gianmarco Mazzi, amico ed ex agente di Giletti, di un possibile rinnovo biennale.
Cairo smentisce Giletti. L’editore è stato sentito in procura il 28 giugno come Giletti nella veste di persona informata dei fatti con l’obbligo di dire la verità. Cairo ha però escluso di aver chiesto al conduttore di incontrare Berlusconi. Per capire, i pm risentono Giletti il 18 luglio. Il conduttore tiene il punto e offre dettagli. L’incontro sarebbe avvenuto a Roma, alle 18 di un giorno ‘intorno al 20 marzo’. I pm sentono allora un carabiniere della scorta di Giletti e una sua collaboratrice per cercare riscontri al racconto di Giletti. Il Carabiniere ricorda l’incontro con Cairo e la capoprogetto della trasmissione, Emanuela Imparato, conferma ai pm il 26 luglio che a metà marzo nella sede della redazione Giletti le confidò: “Cairo mi ha detto se vado a un incontro con Berlusconi”. Imparato quindi conferma la datazione a metà marzo della richiesta di Cairo e aggiunge che Giletti le disse di non aver voglia di incontrare Berlusconi. Come nasce questo segmento dell’inchiesta su B. e Dell’Utri?
Il 18 aprile, cinque giorni dopo la cancellazione del programma, la Procura di Firenze, intercetta come terzo non indagato il telefono del conduttore e ascolta i suoi ragionamenti con l’ex dirigente RAI Giovanni Minoli sul perché.
Minoli ipotizza che Cairo abbia avuto paura della trasmissione e che ci sia stata un’accelerazione nei rapporti tra Cairo e la famiglia Berlusconi. Giletti è d’accordo e rammenta ciò che Cairo gli disse a marzo: “forse è il caso che incontri Berlusconi perché quello pensa che ce l’hai con lui”. Giletti dice che gli aveva risposto ‘no grazie’ e concorda con Minoli che i costi della trasmissione sono una scusa. La vera ragione della cancellazione è un’altra.
I pm di Firenze convocano il conduttore il 21 aprile per farsi raccontare tutto. A Giletti viene posta anche una strana domanda su eventuali interlocuzioni con Giorgia Meloni. Nei due verbali precedenti (19 dicembre e 23 febbraio) Giletti aveva raccontato ai pm di quella foto, chissà se vera o farlocca, mostratagli da lontano da Baiardo, il quale sosteneva che ritrarrebbe Silvio Berlusconi con il boss Giuseppe Graviano e il generale Francesco Delfino sul lago d’Orta, un paio di anni prima dell’arresto del boss latitante e della discesa in campo di Berlusconi. Di quella storia, chiedono i pm, Giletti ha parlato con il presidente del consiglio in carica? Il conduttore replica “No. Anche se avrei voluto e sarebbe stato forse giusto, non ho avuto contatti”.
Giletti spiega ai pm di aver parlato con un altro esponente delle istituzioni: Antonino Di Matteo. Il magistrato gli avrebbe suggerito di raccontare tutto. I pm lodano Giletti perché si è comportato come un cittadino modello rispondendo alle loro domande ma il conduttore si sfoga: “non pensavo finisse così. Ho fatto il mio dovere ma ho perso il posto e il lavoro per i miei ragazzi”.
I verbali non sono più coperti dal segreto perché depositati dai pm per l’udienza del Tribunale del Riesame relativa alla richiesta di arresto (respinta dal Gip) contro Baiardo. La sostanza della versione di Giletti è questa: “A metà marzo mi è stato chiesto dal presidente Cairo di incontrare Berlusconi. Non mi è stato mai detto il motivo ma ho fatto delle deduzioni sulle quali non ho conferme. Penso che magari qualcuno avrà detto: ‘questo Giletti rompe i c.. con Baiardo’. Già Baiardo aveva tirato fuori quella cosa dell’incontro con Paolo Berlusconi”. Poi Giletti il 18 luglio, visto che Cairo nega qualsiasi pressione, rincara la dose e spiega ai pm che, dopo la puntata del 5 febbraio, nella quale Baiardo parlò dell’incontro con Paolo Berlusconi, avvenuto nel 2011 presso la sede del Giornale, proprio Paolo Berlusconi avrebbe chiamato Cairo. Giletti dice ai pm in sostanza: “Cairo mi disse che Paolo B. era molto seccato per la messa in onda del programma in un momento così delicato”. Poi, sempre secondo Giletti, Cairo a metà marzo gli avrebbe detto: “sai Berlusconi (Silvio) ti vorrebbe incontrare perché qualcuno magari può pensare che tu ce l’abbia con lui’”. Giletti ai pm spiega che l’editore non fece ‘forzature’. Cairo non disse ‘devi andare’ ma solo: ‘forse è meglio che lo incontri’. Giletti racconta di aver replicato: ‘preferisco non incontrarlo’ e Cairo avrebbe incassato con una frase tipo: ‘fai bene, glielo dirò, se ritieni così’”.
A giugno i pm sentono Cairo che in sostanza ribalta la questione. Sarebbe stato Giletti a chiedere più volte a Cairo di metterlo in contatto con Berlusconi, perché poteva essere utile farlo venire in trasmissione. Cairo esclude di aver recapitato a Giletti una richiesta di Berlusconi. “Gli ho detto solo che avrei provato a organizzare una cena per verificare se Berlusconi fosse interessato a partecipare alla sua trasmissione, ma non se ne fece nulla”. Ed era gennaio 2023, non metà marzo. Giletti viene riconvocato dai pm il 18 luglio e dice ai pm che la sua richiesta a Cairo di invitare in tv Berlusconi è vera ma era precedente e non c’entra nulla con la diversa questione dell’incontro romano di marzo quando fu Cairo a chiedere a lui di incontrare Berlusconi.
Le versioni divergono anche sul resto. Per Giletti “a marzo eravamo d’accordo che il contratto sarebbe stato rinnovato per due anni”. La chiusura arriva mentre stava preparando due puntate sui rapporti fra mafia e politica. La prima il 16 aprile sull’ex sottosegretario Antonio D’Alì. La seconda, probabilmente per il 23 aprile, sui temi riguardanti Berlusconi e Dell’Utri. Giletti racconta ai pm che aveva chiesto “la collaborazione di Marco Lillo” per affrontare il tema. Precisa che sicuramente avrebbe trattato Dell’Utri mentre su Berlusconi c’era da fare una riflessione per le condizioni di salute.
Ufficialmente i vertici dell’azienda non erano informati ma ne aveva parlato in redazione e lì “possono esserci delle spie che riferiscono al direttore della rete”. Comunque, una settimana prima della messa in onda avrebbe comunicato ufficialmente i contenuti al direttore Andrea Salerno, come sempre.
Per Giletti la chiusura è stata anomala. Tirando le somme la cronologia per lui sarebbe questa: a fine gennaio si riparla di mafia e politica. Il 5 febbraio Baiardo parla in tv dell’incontro con Paolo Berlusconi del 2011 e Cairo gli riferisce che il fratello del Cavaliere ha chiamato ed è irritato. Intanto Cairo si interessa al dossier. Chiama il giornalista Enrico Deaglio dopo averlo visto litigare in tv con Baiardo e a fine gennaio lo incontra a Milano per farsi spiegare il suo punto di vista su Baiardo e il resto.
Il 18 febbraio c’è la cena al ristorante Pierluigi a Roma. Ci sono Cairo, l’ad de La7 Marco Ghigliani, Giletti e il suo amico ex agente e sottosegretaro alla cultura di FdI, Gianmarco Mazzi. Cairo pone il tema dei costi eccessivi e non si parla di Baiardo, Graviano e Berlusconi. Intorno al 20 marzo Cairo vede Giletti a Roma e gli chiede di incontrare Berlusconi. Lui rifiuta e lavora in silenzio a una puntata da trasmettere il 23 aprile sull’inchiesta della DIA relativa a Dell’Utri e Berlusconi. Ne parla in redazione. Chissà se qualche ‘spia’ riferisce ai piani alti. Di certo l’11 aprile Cairo convoca Mazzi alle 18 a Milano per dirgli che chiude con Giletti e che la trasmissione del 16 aprile non va in onda. Il 13 aprile arriva la mail ufficiale di Cairo a Giletti e la notizia esce sui media.
Dal canto suo Cairo ai pm dice che non sapeva nulla della puntata in preparazione su D’Alì per il 16 aprile né di quella su Dell’Utri e Berlusconi. Per Cairo la ragione della cancellazione sono i costi troppo alti rispetto agli introiti pubblicitari e agli ascolti in calo, un problema che aveva chiarito a Mazzi e Giletti. Nessuna richiesta da nessuno. Solo una scelta aziendale.
Il 19 giugno viene sentito anche Gianmarco Mazzi. L’ex agente di Giletti, ora parlamentare di FdI e sottosegretario alla cultura, come semplice amico di Giletti ha seguito le trattative. Racconta ai pm che non si aspettava la cancellazione comunicatagli da Cairo l’11 aprile anche perché il 28 luglio del 2022, a un incontro con Cairo e Giletti, presente il direttore de La7 Andrea Salerno all’hotel De Russie a Roma, Cairo disse che considerava Giletti un punto di forza de La7 come Floris e Gruber e manifestò l’intenzione di rinnovargli il contratto per cinque anni, non due. Cairo a verbale dirà che era solo una ‘boutade’ per appianare i contrasti di Giletti con Salerno. Strano modo di comportarsi.
Anche Giletti però ha fatto delle mosse quanto meno ardite: il 12 aprile, la mattina dopo la comunicazione di Cairo a Mazzi della cancellazione della trasmissione, Giletti scrive all’autore di questo articolo su WhatsApp: “Poi ci dobbiamo vedere per pianificare”, riferendosi alla puntata su Dell’Utri. Ancora il 13 mattina parla con un suo collaboratore calabrese, Paolo Orofino, insistendo a lavorare sul tema mafia-Berlusconi come se non credesse alla cancellazione già comunicata da Cairo a Mazzi.
Il 22 giugno i pm sentono l’ad de la 7 Marco Ghigliani. Per Ghigliani la trasmissione aveva un saldo negativo tra costi e ricavi di 3-4 milioni annui e perdite complessive dal 2017 per circa 20 milioni. Un salasso. Secondo l’ad de La 7, era stato chiarito a Giletti e Mazzi che il taglio dei costi era una condizione necessaria ma quelli non avevano inteso ragioni e Cairo aveva chiuso tutto.
I pm però gli fanno presente che a marzo proprio lui aveva scritto a Mazzi di un rinnovo per due anni. Ghigliani sostiene che si era espresso male nel messaggio e che intendeva dire che il contratto sarebbe stato rinnovato solo per due anni e solo se avessero ridotto i costi. Poi consegna ai pm la chat integrale. A Mazzi che gli chiede se avesse parlato con Cairo della durata del contratto (5 o 2 anni) il 9 marzo 2023, cioé solo un mese prima della cancellazione, Ghigliani scrive: “Noi confermeremmo per due anni in linea con il precedente”. Non proprio l’addio a una trasmissione in perdita.